Capitolo 24 ~ Monashee Pack

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Il lupo si staccò da me con un ringhio di soddisfazione, mentre io ero a terra, paralizzata dal dolore. Mi faceva rabbia il fatto di non potermi difendere, ma il dolore aumentava ad ogni mio movimento. Incredibilmente, trovai le poche forze utili per rannicchiarmi su me stessa.
Osservai il licantropo trotterellare verso un albero e nascondersi dietro di esso. Il suono delle ossa spezzate giunse alle mie orecchie, poi un ragazzo sbucó da dietro il tronco, con solo un paio di jeans indosso. Mi si avvicinò lentamente, squadrandomi da capo a piedi, si piegó sulle ginocchia e appoggiò gli avambracci su di esse.
-Stai perdendo molto sangue.- Mormoró, con un ghigno beffardo stampato in faccia. Inclinó la testa da un lato. -Fa molto male?- Allungó un braccio verso la ferita e vi premette la mano. Ci volle tutta la mia forza di volontà per non urlare, mi limitai a premere con più forza la testa sul terreno. Passò un infinità di tempo prima che togliesse la mano, e solo allora rilasciai un sospiro tremolante.
-Non mi vuoi proprio dare la soddisfazione di sentirti urlare, eh? Va bene, vorrà dire che soffrirai molto di più quando ti interrogheremo.- Si alzò e si bloccò per qualche secondo, lo sguardo perso nel vuoto, poi tornò a guardarmi. -Sei fortunata, il nostro Alpha è in viaggio e starà via ancora una settimana. Ti auguro un buon funerale. Oh aspetta, non ne avrai nemmeno uno, perché getteremo il tuo cadavere nella Fossa dei Cercatori. Verrai dimanticata presto.- Si bloccò di nuovo, poi aggiunse. -Stanno arrivando tre dei miei colleghi ad aiutarmi.-
-Che... vergogna... hai bisogno... di aiuto per... trasportare una ragazza.- Mormorai, era una faticaccia formulare una frase di senso compiuto.
Questa, seppur disconnessa, ottenne l'effetto desiderato: il ghigno sulle labbra del ragazzo sparì tutto d'un colpo, strinse le mani a pugno fino a far sbiancare le nocche. Però notai che si stava anche trattenendo, in una maniera mostruosa. Non credevo fosse così suscettibile. Beh, in effetti ne conoscevo un altro con lo stesso problema...
Si abbassò ancora, quasi al mio livello, e mormoró -Wow, hai ancora una voce. Tranquilla, tra poco non avrai nemmeno le forze per respirare.- Aveva ragione, il dolore aumentava ad ogni movimento del diaframma.
Da dietro le spalle del ragazzo, intravidi tre figure in controluce. Si avvicinavano velocemente, fermandosi a pochi passi da noi.
-Che è successo qui?- Una voce arrivò tuonante alle mie orecchie.
-L'hai morsa?- Domandò un altro. Un'ombra mi oscuró la vista.
Poi il dolore aumentò bruscamente, strinsi l'erba vicino a me con una mano per non gridare.
-Ah, é già infetta. Ma che ti è saltato in mente?-
-Mi ha tirato un calcio in gola! Che cosa dovevo fare, offrirle delle caramelle??-
-Che cosa le hai fatto?-
-Perché dai per scontato che abbia iniziato io?!-
-Perché ti conosco. Quindi ripeto, che cosa le hai fatto?-
-Lei ha detto di voler parlare con uno che conta nel nostro branco, io le ho semplicemente riso in faccia. È lei quella che ha iniziato.-
-Ti ha tirato un calcio, non un pugnale d'argento! Cerca di contenerti. Non hai più fatto meditazione con il nostro insegnante di yoga?-
-Non ti azzardare mai più a parlarne, o ti uccido!-
-No, è evidente che non ci sei più andato. Finiamola qui e portiamo la ragazza da un medico.-
Una mano mi scostó i capelli dal viso, poi mi sentii tirare per una spalla, facendomi rotolare di lato. Supina, l'ombra scomparve, permettendomi di vedere un ragazzo dai capelli a spazzola mettermi un braccio dietro la schiena e l'altro sotto le ginocchia, sollevandomi in aria.
-Appoggia pure la testa sulla mia spalla, non farti nessun tipo di problema.- Sussurró, e così mi accasciai su di lui, concedendomi il lusso di chiudere gli occhi.
***
Un leggero tepore mi avvolgeva, non mi ero mai sentita così calma in vita mia. Dovevano avermi drogata, ancora una volta, e sentivo gli occhi pesanti.
Qualche tempo dopo, sollevai pian piano le palpebre, guardandomi intorno. La stanza era interamente in legno. Mi alzai a sedere sul letto, provocando una fitta di dolore all'altezza del fianco, sollevai la camicia - non la mia - e vidi che una benda bianca circondava il mio addome. In corrispondenza del fianco, una macchia rossa imbrattava il tessuto dal colore candido.
"Mi hanno aiutata, perché?" Tirai verso il basso l'orlo della camicia e mi trascinai fino al bordo del letto, poggiando poi i piedi sul pavimento. Inspirai profondamente, cercando di placare il dolore.
-Finalmente sveglia, la principessa.-
Mi voltai di scatto, verso il ragazzo che aveva parlato, nascosto nella penombra, vicino a una piccola porta. Era lo stesso che mi aveva portata in braccio fino a qui, ricordavo perfettamente il suo volto. Se ne stava appoggiato al muro dietro di lui, con le braccia conserte e le gambe incrociate, e mi fissava.
-Chi sei?- Ero già sull'attenti.
-Potrei farti la stessa domanda.-
-Ma te l'ho chiesto prima io.-
-E quindi?-
-E quindi adesso mi rispondi.-
-No.-
-Sì.-
-Sei tu quella da interrogare qui.-
-Interrogare? Io sono venuta qui per chiedervi aiuto, non devo essere interrogata!-
-Jason ci ha detto che vuoi parlare con una persona importante del branco, quindi dev'essere una cosa importante.-
-Ah, quindi è questo il nome del decerebrato che mi ha morsa.-
Lui soffocó una risata, cammuffandola con un colpo di tosse. -Non è un decerebrato, ha solo qualche problema a gestire la propria rabbia.-
-Già, infatti va dall'insegnante di yoga a fare meditazione.- Sbuffai infastidita. Lui sbiancó, sollevò entrambe le sopracciglia e si agitó irrequieto sul posto.
-Come lo sai?-
Sorrisi sorniona, appoggiandomi con una mano al materasso. -Io so tutto.-
Lui sollevò lievemente il capo, appoggiandolo al muro dietro di sè e scrutando la mia espressione. -Ne sono convinto, al momento, però, dovrai sfruttare il tuo sapere per rispondere alle domande dell'interrogatorio a cui verrai sottoposta.- Assottiglió lo sguardo e non si mosse. Mi stava sfidando a rispondergli per le rime.
-Tsé, mi spiace ma non condivido il mio sapere con nessuno.- Sospirai, fingendo di essere desolata.
-Vedremo.- Sogghignó. -Per il momento hai bisogno di cambiarti, mia cugina di darà dei vestiti puliti.- Si giró per andarsene.
-Non ho bisogno di vestiti puliti! Mi serve solo il vostro aiuto!- Si bloccò sul posto, girando leggermente la testa. Forse potevo lavorarmelo, sforzarmi di mettere da parte l'orgoglio e implorarlo.

-Un mio amico sta morendo, gli è stata iniettata una dose massiccia di Strozzalupo. Ho sentito dire che voi avete una tolleranza particolare verso questa sostanza. Ti prego, ho bisogno del vostro aiuto!- Non me n'ero neanche resa conto, almeno fino a quando non sentii le guance bagnate dalle lacrime. Stavo piangendo. Lui, però, rimase impassibile.

–Noi abbiamo sviluppato la tolleranza nel tempo. Di' addio al tuo amico.-


HunterWhere stories live. Discover now