Capitolo 29 ~ Holy Shit

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Mi scuso per il terribile ritardo con il quale ho pubblicato questo capitolo, ma ultimamente ho le giornate piene di verifiche e interrogazioni, devo leggere un libro per la scuola e voglio passare del tempo con mia sorella.
Sappiate che il capitolo 30 è quasi pronto, manca poco, davvero.
Scusate ancora.

******

Trattenni a stento un urlo.
Mi strinse di più a sè, andando sempre più in fondo nella mia carne. Sentivo un bruciore tremendo su tutta la spina dorsale e dei brividi percorrevano tutte le mie braccia. Le mie gambe sembravano non reggere più il mio stesso peso. Se non mi avesse tenuta in piedi Joe, molto probabilmente sarei collassata a terra.
Non mi ero mai sentita così debole, era come se l'energia del mio corpo fosse stata prosciugata, anche se non ne comprendevo il motivo,
Poi il ragazzo iniziò a trascinarmi verso il basso, fin quando non fui completamente riversa sull'erba verde del bosco. Da quel punto potei notare quanto chiaro fosse il cielo, con sprazzi di verde e bianco per via delle foglie degli alberi.
Era come se fossi stata privata della mia vita, di ciò che mi rendeva combattiva, riducendomi quindi ad osservare il mondo attorno a me, e potei giurare di averlo sentito deridermi almeno una volta, prima di chiudere gli occhi e abbandonarmi al buio.

******

Mi svegliai di soprassalto, in una stanza buia e fredda, annaspando come se fossi sott'acqua, senza un briciolo di ossigeno. Una fitta di dolore investì la parte sinistra del mio collo, feci per alzare una mano e tastare il punto interessato, ma il braccio era troppo pesante, come se fosse inchiodato a terra. Abbassai lo sguardo sull'arto, notando con rabbia una catena enorme tutt'intorno ad esso.
Guardai l'altro, poi le mie gambe. Ero completamente avvolta da quell'ammasso di ferraglia.
"Ma che diavolo...?" Poi d'improvviso ricordai tutto, Gabriel - quel bastardo -, l'Alpha, Jason e Joe.
Mi aveva morsa, ma perché? Non avevo neanche sanguinato molto, la mia maglietta era perfettamente pulita. Solo poco dopo mi resi conto che non indossavo gli stessi abiti di quando ero 'svenuta', avevo una canottiera e dei pantaloni.
"Hanno appena firmato la loro condanna a morte." Quegli idioti mi avevano cambiata, il chè implicava il fatto che mi avessero vista senza vestiti.
Decisi di lasciar cadere l'argomento, non aveva senso diventare una pentola di fagioli prima del tempo. Mi concentrai su come uscire da quella situazione, anche se era un po' difficile con quel freddo, doveva esserci una finestra aperta
e il tessuto della 'mia' maglietta era leggerissimo. "Lo hanno fatto apposta." Guardai in alto, vedendo un piccolo buco nel muro con le sbarre, dal quale filtravano i raggi della luna, illuminando una striscia di oscurità nella stanza.
Iniziavo a tremare dal freddo, c'era qualcosa che non andava, prima non faceva così freddo. Cercai di rannicchiarmi su me stessa, ma le catene me lo impedivano, quindi non potevo neppure accumulare il calore del mio stesso corpo.
Mi sforzai di accendere un fuoco, invano: uscì una fiammella molto piccola, che si spense dopo pochi secondi, non avrebbe fatto alcun effetto. Ero troppo debole, avrei dovuto aspettare un po' prima di riavere le mie forze. Una domanda sorse spontanea nella mia testa. Perché dopo il morso ero perfettamentee in forma, mentre con quello di Joe sembravo morta?
Rimuginai a lungo su quel mistero, fino a quando non andai in dormiveglia, potevo sentire il mio corpo tremare per il vento gelido che arrivava dalla finestra e mi penetrava nelle ossa.
"Fra qualche ora potrò di nuovo fare incantesimi." Pensai, cercando di consolarmi in qualche modo. Passarono molte ore, prima che la luna scomparisse e i primi raggi di sole facessero il loro ingresso nella stanza.
Un fascio di luce colpì in pieno il mio viso, infondendomi un po' del suo calore, anche se mi dava un po' fastidio avere il sole puntato negli occhi. Mi girai dall'altra parte, trovando un po' di sollievo nell'ombra.
Un cigolio, non molto lontano da me, mi fece rialzare immediatamente la guardia. Puntai lo sguardo su una porta che non avevo notato prima, era stata aperta, rivelando un ragazzo alto, dalla postura dritta come un palo e dai capelli chiari.
Si abbassò alla mia altezza, guardandomi negli occhi. Allungò una mano verso il mio collo, tentai di scostarmi ma faticavo a muovermi. Il ragazzo sfiorò la mia pelle martoriata e quando allontanò il braccio, potei vedere le sue dita sporche di rosso, il mio sangue.
Provai a liberarmi, ad usare la magia per spappolargli il cervello, ma continuavo ad essere troppo debole.
-Io sono Joe.- "Ah, ecco."
-Non voglio farti del male.- "Troppo tardi, cretino."
-So che te ne ho già fatto, ma sappi che non volevo farlo, giuro. Ma se disobbedisco loro se la prendono con me e la mia famiglia, ci torturerebbero fino a ché non perdiamo i sensi. È già successo, più volte.-
-Che cosa sei?-
-Sono un lupo mannaro, cosa dovrei essere?-
-Non puoi essere solo quello, non sarei qui adesso e loro non ti ricatterebbero così.- Risposi, debolmente.
-Devo portarti in un'altra stanza.- Esordì lui, ignorando la mia affermazione. Iniziò ad aprire gli anelli delle catene, che circondavano i miei polsi e le caviglie, con una piccola chiave metallica. Tolse tutto ciò che circondava il mio corpo velocemente e mi sollevò da terra, in stile sposa.
-Lasciami.- Tentai di divincolarmi dalla sua presa.
-Ti prego, stai ferma. Mi ordineranno di morderti ancora, e non voglio che accada.- Sussurrò lui. L'incantesimo del fuoco ancora non funzionava, quindi dovetti arrendermi. Improvvisamente mi balenò in mente l'idea di dargli un calcio in faccia.
E così feci.
Mollò subito la presa su di me, facendomi precipitare al suolo. Per attutire la caduta, rotolai di lato e, supina, mi diedi lo slancio con le gambe, ritrovandomi in piedi.
Ebbi le vertigini per qualche momento, rischiando di cadere un paio di volte. Dopo aver recuperato il mio equilibrio, rifilai a Joe un calcio proprio lì, dove non batte il sole. Un suono acuto proruppe dalle sue labbra, mentre di piegava su se stesso. Poi mi avvicinai al suo orecchio, sussurrando: -Mi dispiace, non avrei mai voluto farlo.- Tentò di afferrarmi, la sorpresa era palese sul suo volto. Mi scansai, iniziando a correre verso la fine del corridoio.
Una volta lontana da Joe, mi guardai intorno, per niente sorpresa di vedere due guardie girate a pochi metri da me, fortunatamente mi davano le spalle. Probabilmente erano state incaricate di sorvegliarmi, nonostante fossi stata legata come un salame. Mi abbassai lievemente, stando attenta a non fare alcun tipo di rumore, un piede dopo l'altro, arrivai proprio dietro a quella di destra, avvistando un pugnale d'argento appeso alla sua cintura. Con molta calma, lo estrassi dal fodero. Quando la lama fu completamente esposta, strinsibla presa sul manico, flettendo poi avambraccio e polso in un unico movimento fluido, lanciando così l'arma nel collo della seconda guardia, mentre quella di fronte a me si girava, i suoi sensi ormai allertati.
Il pugno che gli tirai sul naso fece molto più male a me che a lui, ma ebbe l'effetto desiderato: si prese il setto nasale con una mano, mentre quello iniziava a sanguinare.
Tolsi il pugnale dal corpo della prima guardia e con esso trapassai lo stomaco dell'altra. Improvvisamente ci fu un botto, la mia spalla ebbe un fremito in avanti, incontrollato, poi il dolore arrivò lancinante. Portai compulsivamente una mano sul punto dolente, e tastai. Sanguinava, e anche molto.
Qualcuno mi aveva appena sparato.
Voltai il capo di scatto, intravedendo nella penombra una figura in piedi, con un fucile in mano, ancora in posizione d'attacco. Rimasi immobile, indecisa su come agire: se fossi corsa via, mi avrebbe sparato di nuovo, se fossi andata da lui per vendicarmi, avrebbe avutio tutto il tempo per premere ancora il grilletto.
"Adesso hanno proprio rotto le palle!"

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