Capitolo 5 ♠️ New Meetings

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«Ciao, io sono Christopher.» Occhi Blu sorrise. «Tu?»

«Alexys. Ti sposti? Dovrei andare a lezione.» Aggiunsi un tono palesemente infastidito. Questo era il bastardo che mi aveva sfidata nel bosco e vicino al lago.

«In che classe ti hanno messa?» Chiese.

«Nella quinta C.» Risposi alzando un sopracciglio.

«Anch'io. Che coincidenza, eh?»

«Com'è che non ti ho visto nell'ora precedente?»

Mi stava forse prendendo in giro? Ma io sono più furba.

«Sono arrivato in ritardo.»

«Una cosa da non fare, o almeno così mi è stato detto.» Sorrisi innocentemente, ricordando il biglietto che avevo trovato il giorno prima.

«Infatti è stato un errore.» Rispose lui, aggrottando le sopracciglia.

«Se lo dici tu...» Lo aggirai e corsi via.

Dieci minuti dopo ero persa fra i meandri della scuola, in cerca della classe a cui ero stata assegnata. Riuscii finalmente a trovare la porta giusta in quel labirinto solo dopo aver girato altri tre corridoi. Bussai e, senza aspettare che rispondessero, abbassai la maniglia. Dentro vi erano una ventina di ragazzi, tutti in silenzio, che si girarono a guardare chi aveva interrotto la loro lezione. Di Christopher nemmeno l'ombra. Strano.

Non appena avvistai la professoressa di matematica, mi avvicinai a lei.

«Buongiorno.» La salutai. «Chiedo scusa, sono nuova e non trovavo la classe.»

Lei, indaffarata com'era col registro, si accorse solo in quel momento della mia presenza.

«Oh buongiorno. Non c'è nessun problema, cara.» Rispose lei, togliendosi gli occhiali dal naso. «Dove posso metterti?» Sussurrò poi tra sé e sé, osservando le postazioni dei suoi studenti.

«Può venire vicino a noi.» Disse una voce dietro di me. Non appena mi girai, vidi che si trattava di un ragazzo dai capelli neri e con una maglietta verde militare.

«Perfetto! Vai pure.» Esclamò la prof sorridente.

Così mi diressi verso il banco a me indicato. Era vicino alla finestra, almeno una cosa positiva. Mi sedetti e girai il capo verso il ragazzo, guardandolo con curiosità.

«Perché l'hai fatto?»

Lui alzò le sopracciglia. «Sei carina e sembri simpatica.» Rispose. «Non avrei dovuto farlo?»

Simpatica? Potevo fracassargli la cassa toracica con un calcio se avessi voluto. Molto simpatica.

«No... forse.» Scossi la testa. «Non lo so.» Sussurrai, probabilmente neanche mi sentì.

«Bene ragazzi, a chi non sono uscite le equazioni di quinto grado assegnate per compito?» La voce della prof interruppe la nostra pseudo-conversazione.

«Quinto grado?» Mi girai verso il mio nuovo compagno di banco e parlai a bassa voce. «Ma dove siamo, al pentagono?»

Trattenne un sorriso. «È dove crede di trovarsi la signora Hals.»

Nel frattempo, metà delle persone presenti alzò la mano. Perlomeno non erano tutti dei geni.

«Beh, allora due di voi inizino a correggerle alla lavagna.»

Mentre un paio di ragazzi si alzavano per iniziare a scrivere il testo delle equazioni, lasciai vagabondare il mio sguardo al di là della finestra. Il vetro filtrava la luce del sole, lasciando trapelare i suoi raggi fino a scaldarmi il viso.

HunterWhere stories live. Discover now