EXTRA - La lettera di Nate Cross

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Sto per compiere un gesto sconsiderato.

Mentre la penna scivola sulla carta ruvida e io cerco di ripararmi dal freddo della cella, tento di mettere in ordine i pensieri. Non che siano stati così chiari, nell'ultimo periodo.

Parlo direttamente a te, Rylee. Non so se questa lettera arriverà mai fra le tue mani, le stesse che in quell'aula di tribunale tremavano e tu cercavi di agire con freddezza e compostezza, nonostante la situazione. Ti guardavo, sai? Lo facevo solo quando il tuo sguardo non incrociava il mio. Non volevo correre il rischio di vedere quello che avevo combinato: la tua espressione di ghiaccio mi avrebbe fatto provare più rimorso di quello che tuttora mi tormenta.

Sono passati quattro anni.

Ho pensato a lungo a delle ipotetiche scuse che, in qualche modo, ti sarebbero arrivate. Per posta o tramite voci di corridoio, ti avrebbero raggiunta lo stesso, perché la perdita di Dom ti perseguita, ti parla nel buio di una notte di incubi e non tace mai, così come io non riesco a zittire il mio cervello, che ogni giorno trova il pretesto per ripetermi la cazzata che ho fatto.

Poi, però, ho capito che le scuse non saranno mai abbastanza, o che non esisteranno. Ci ho provato, te lo posso giurare. Ogni ora trascorsa dietro a queste sbarre era un'ora di riflessione a riguardo, ogni singolo minuto ero perseguitato dallo sguardo vacuo che mi avevi rivolto davanti al giudice.

Non sono un assassino e volevo trovare la maniera di dirtelo. Lascia che ti racconti cosa accadeva in quello spreco di tempo che era la mia vita fino a quattro anni fa. Facevo parte di un gruppo di gente poco raccomandabile, ero attorniato da tantissime persone che si aggiravano per tutto lo stato di New York e del Massachusetts. Era un giro che ti faceva il lavaggio del cervello e bastarono pochi istanti per ritrovarmi circondato da spaccio di droga, problemi di soldi e corruzione, armi e omicidi. Credici o no, avevo sempre il terrore di sporcarmi le mani del sangue di qualche innocente. Sembra ironico che sia successo davvero.

Come entrai a farne parte? Semplice. Tutta colpa della mia sorellastra. Fu lei, con il suo atteggiamento persuasivo e convincente, a ingannarmi. In un battito di ciglia mi guardai allo specchio ed ero la persona che non avrei mai sognato di diventare: indebitato fino al collo per la droga e munito di una pistola.

Non voglio che questa passi come una giustificazione, ma ritenevo che avessi bisogno della verità dei fatti raccontata da una persona direttamente coinvolta, e chi se non me?

Sono incapace di trovare le parole giuste per dirti che mi dispiace; che, se continuo così, vivrò una lunga vita di demoni e tormenti. Vorrei farti contare le volte in cui ho riempito fogli di "Scusami", in stampatello e in corsivo, in inchiostro nero e blu. Pezzi di carta accartocciati che sono accumulati ai piedi del mio letto, se così può essere definito questo ammasso di metallo.

Il mio nome non ti perseguiterà più, Rylee. Sentirai di parlare di Nate Cross ancora una volta soltanto, l'assassino che quella notte ti portò via il mondo, se non una vera e propria parte di vita. Mi nomineranno solo per dire che sono morto e non sarò più un tuo problema.

Domani mi ritroveranno senza più un'anima. In un modo o nell'altro, ripulirò il mondo dalla mia presenza, che era lì solo per macchiarlo e rovinarlo da quando sono stato così debole da venire manipolato da quella mia famigliare, con la quale non ho in comune nemmeno il cognome. Condividiamo solo parte del sangue, un sangue così meschino da mescolarsi a quello delle vittime che abbiamo fatto, volenti o nolenti.

So che questo non riporterà Dom indietro. Ne sono tristemente consapevole.

Ma stai avendo la tua vendetta.

Fai finta che sia stata tu a uccidermi, perché quello sguardo, in tribunale, ebbe quella forza.

Scusami.

Scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami, scusami.

Una volta per la vita che ho spezzato, ventotto volte per gli anni che ho stroncato per errore.

Nate

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