𝟐𝟗. La sua piccola, dolce Aecha

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Mercoledì 24 Marzo 2021, ore 19:37

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Mercoledì 24 Marzo 2021, ore 19:37

Il ragazzo dai capelli scuri non poteva credere davvero che tutto questo fosse reale, che stesse accadendo a lui. Si stava costringendo a non piangere proprio lì, davanti all'ultima persona davanti la quale si dovesse mostrare la propria paura, la propria debolezza. Quella persona se ne stava seduta con tranquillità sul divanetto in pelle nera, rigirandosi tra le dita quella che Namjoon riconobbe essere una pistola, per quanto il suo sguardo sfocato gli permettesse di vedere. La pistola era ricoperta da alcune macchie di sangue, del suo sangue. Le braccia di Namjoon, legate strette dietro alla sedia su cui stava malamente seduto, tremavano senza sosta. I suoi occhi non mollavano un attimo la figura di Yeosang, timoroso che potesse da un momento all'altro scatenarsi contro di lui, vittima dell'ennesima crisi di ira.

Perché? Perché ce l'aveva con lui? Se lo stava chiedendo da così tanto tempo ormai, ma non riusciva a trovare alcuna risposta sensata. Forse, non esisteva nemmeno una risposta a quelle domande. Stava accadendo e basta. Del resto, da quando una persona malata come lo era Yeosang faceva qualcosa per un vero e proprio motivo?

Gli occhi di ghiaccio del maggiore slittarono sulla figura tremante del ragazzo legato, portandolo a sussultare nervosamente sul posto. Assottigliò gli occhi, schioccando la lingua sul palato e pensando a chissà che cosa, mentre lo guardava serio dalla testa ai piedi.

«Lo sai, la tua amica non ha risposto a nessuno dei miei messaggi.» parlò dopo secondi interminabili. «Devi valere meno di zero per lei-»

«Non è mia amica.» biascicò Namjoon allo stremo delle forze. Era affamato, assonnato, arrabbiato e, soprattutto, spaventato. «È colpa di quella stronza se-» la risata agghiacciante e priva di divertimento fece bloccare le parole del minore sulla punta della lingua. Namjoon sussultò con maggior terrore e tremore quando Yeosang lo raggiunse con poche e veloci falcate. Si abbassò alla sua altezza afferrandogli i capelli con una mano, mentre con l'altra puntava la canna della pistola sotto al suo mento.

«Non ti permettere mai più di insultarla.» sibilò in un sussurro con una voce tanto bassa quanto spaventosa. Il suo tono e il suo sguardo si erano improvvisamente fatti più seri, duri e guardava Namjoon come se avesse offeso qualcosa di estremamente prezioso. «La mia Sooyun non è una stronza, qui l'unico stronzo sei tu.»

«Si può sapere che cosa vuoi da me?!» sbottò senza riuscire più a controllarsi. Che Yeosang avesse qualche rotella fuori posto oramai era ovvio, ma stava lo stesso impazzendo nel cercare di capire perché lo avesse preso se alcune ore prima gli aveva detto che non gli interessava avere urgentemente i soldi come aveva fatto credere sia a lui che a Sooyun. I soldi erano solo una scusante, un mezzo per avvicinare Sooyun a lui. Ma cosa c'entrava Namjoon in tutto questo? Perché prendersela proprio con lui? «Ascolta, non ho idea di cosa tu pensi che io abbia fatto, ma ti assicuro che io ho sempre trattato con rispetto quella ragazza, okay? Non mi permetterei mai di insultare o toccare la tua Sooyun-» parlò a corto di fiato sull'orlo della disperazione.

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