I.1) Una nuova vita I

886 131 254
                                    

La prima impressione di Theodor fu di essere in un paese fantasma.

Erano appena le otto di sera, eppure Lagopece sembrava disabitata: non c'era una luce a illuminare la via, nessuno a cui chiedere la strada o a domandare cosa ci facesse lì un forestiero. Maria non aveva esagerato, quando gli aveva detto che il suo paese natale era un mortorio.

Inalò a pieni polmoni la gelida aria di montagna, beandosi di quel profumo muffoso e del silenzio che lo circondava.

Quel giorno, lo sapeva, la monotona vita degli abitanti di Lagopece era stata scossa fin dalle fondamenta. La sua visita a casa dei Claps sarebbe stata un'ulteriore ragione per spettegolare, ma lui aveva avuto fortuna: il buio e la pioggia gli avrebbero garantito il più completo anonimato.

Trovare casa di Maria fu più semplice di quel che credeva: un fiocco azzurro, sopravvissuto chissà come al diluvio, era legato al cancelletto d'ingresso.

Corse a ripararsi sotto la tettoia, e senza indugiare picchiò le nocche contro il portone. L'uscio si aprì di alcuni centimetri, e un occhio dalla palpebra pesante lo squadrò da capo a piedi.

‹‹Theodor?››

‹‹Äh... S-sì, sono io.››

‹‹Muoviti, o farai entrare il freddo!›› Non si fece certo pregare.

Un tepore confortante lo avvolse non appena varcò la soglia: il caminetto crepitava allegro, e una vecchina vestita di nero, tanto placida e immobile che pareva far parte del mobilio, si scaldava le ossa vicino al fuoco. Non parve nemmeno accorgersi del suo ingresso.

Sentì alle sue spalle un rumore di chiavistelli, e la madre di Maria comparve al suo fianco, facendogli cenno di passarle la giacca. Era bassa e tarchiata, e ai suoi tempi doveva esser stata bella, prima che l'età e le gravidanze le sformassero i fianchi.

‹‹Perdonami se mio marito è assente.››

Avrebbe preferito che gli si rivolgesse con la terza persona, ma si sforzò comunque di sorridere.

‹‹Ma si figuri, donna Rosa! Per suo marito non deve esser stata, come dire... Una giornata facile, ja?››

Lei si limitò ad abbassare il capo. Posò la giacca su una sedia vicino al camino, sulla quale Theodor, intirizzito e fradicio come un pulcino, si andò a sedere senza tanti complimenti. Cercò di incrociare lo sguardo della padrona di casa, ma non ricevette risposta; si volse quindi verso la vecchina al suo fianco, che, a guardar bene, doveva essere proprio la madre di donna Rosa. L'anziana non si mosse né proferì parola, ma si limitò a squadrarlo da capo a piedi.

Theodor lesse il disgusto in quegli occhi contornati di rughe, e in tutta franchezza non poté biasimarla.

Sapeva di non essere un bell'uomo. Era basso e avvizzito come un vecchio arbusto, coi lineamenti grezzi e una barba ispida che nascondeva il volto fino agli zigomi, facendolo sembrare ben più anziano dei suoi quarant'anni. Aveva però quei grandi occhi azzurri, tanto chiari da sembrare pezzi di ghiaccio, come se un dio benevolo avesse provato a rimediare alle brutture di quel volto incastonandogli due zaffiri nelle cavità orbitarie.

Pochi riuscivano a sostenere il suo sguardo, e in esso aveva imparato a convogliare il suo potere; la povera vecchina ne avrebbe presto avuto un assaggio.

Nella vergogna dipinta dietro quello sguardo, uno come lui riusciva a leggere come da un libro aperto: sentì tutta la sua paura, e avvertì il peso dell'apatia che fino ad allora aveva sorretto la sua esistenza. Nonostante l'esperienza portatale in dote dall'età, la donna si sentiva inutile, impreparata ad affrontare gli eventi cui aveva assistito quel giorno.

Quegli occhi stanchi si contrassero per il terrore, quando infine lei avvertì la presenza del forestiero nella testa. Era stata solo questione di un attimo, ma quel che Theodor aveva visto era più che sufficiente.

‹‹Mi perdoni, ma non abbiamo molto tempo›› sussurrò alla signora Rosa, alzandosi con uno scatto deciso.

‹‹Dov'è Maria?››

Lei lo squadrò da capo a piedi, immobile, così simile a sua madre. L'attizzatoio che stringeva in mano, però, la rendeva molto più minacciosa.

‹‹Nella sua camera, in fondo al corridoio a sinistra. Ma è meglio non disturbarla, lei e il bambino hanno bisogno di...››

‹‹Signora Claps, so che sua figlia le ha raccontato tutto. Se sono qui stasera è solo per il bene di suo nipote...

... E di sua figlia, ovvio!›› si affrettò ad aggiungere, vedendo che lei era rimasta titubante.

La signora Rosa emise un lungo sospiro, chinandosi in avanti per ravvivare le fiamme. Theodor aveva già varcato la porta che dava sul corridoio, quando la sua voce lo raggiunse di nuovo.

‹‹Cerca solo di non svegliare mio marito. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che quel vecchio bifolco ricominci a dar di matto!››

Figlio di un SognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora