IX.2) Il Giardino degli Incontri II

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Il mondo attorno a lui era vuoto, e un freddo glaciale rallentava pensieri e movimenti.

Si sentiva criogenizzato, privo di qualsivoglia facoltà psicomotoria; l'unica cosa che percepiva era quella vocina impaurita nella testa.

"Muoviti, Theodor... Non resisterò a lungo!"

L'attesa gli parse interminabile, e più volte pensò di interrompere il sogno, di tornare al confortevole tepore della sua camera. Qualcosa era andato storto, ne era certo: forse non era riuscito a svuotare la mente, e le preoccupazioni che lo angosciavano da sveglio lo avevano seguito anche in quel mondo... O forse, a pensarci bene, il suo subconscio gli stava dicendo d'esser stato un completo idiota, e che sarebbe stato meglio svegliarsi il prima possibile!

"Qualunque cosa accada", gli suggerì la vocina, "non fidarti mai più d'una persona conosciuta in sogno!"

Non era solo il freddo a tormentarlo: quel che Theodor aveva detto sugli abitanti dei suoi sogni continuava a risuonargli nel cervello. Da un momento all'altro, quegli esseri sarebbero potuti sbucare fuori dal nulla...

Con certi pensieri per la testa, quasi gli venne un infarto quando sentì qualcosa afferrargli un braccio d'improvviso. Il faccione severo di Theodor gli si parò davanti, e in quegli occhi color del ghiaccio vide il proprio riflesso terrorizzato.

‹‹P-perché ci ha messo tanto?››

‹‹Non credere che sia stato così facile trovarti!››

La voce del tedesco suonò più acuta del solito, come se anche lui fosse spaventato da quel luogo. ‹‹Entrare nei tuoi sogni non è affatto facile, ragazzo mio... Anzi, in tutta sincerità non pensavo di trovarti qui!››

Michele si guardò attorno con aria titubante.

‹‹Beh, in effetti questo non mi pare proprio un Giardino...››

‹‹Ja, qua siamo dentro un incubo!›› lo interruppe Theodor. ‹‹Sei pronto ad andar via?››

Michele annuì convinto. Non aveva la più pallida idea di cosa l'aspettasse, ma la voglia di lasciare quel posto era più forte di qualsiasi paura.

‹‹Wunderbar... Allora seguimi, e vedi di non allontanarti!››

Theodor distolse lo sguardo da lui, rivolgendolo verso un punto imprecisato sopra la loro testa, e lui fece lo stesso. Lassù, laddove prima v'erano solo buio e desolazione, poteva ora vedere un piccolo puntino luminoso; sembrava diventare man mano più grande, cose se si stesse avvicinando a loro... Riportò per un attimo lo sguardo verso il basso, e si accorse che il suolo sotto i suoi piedi era sparito; erano loro a fluttuare verso l'alto, attratti da quella luce lontana come per un qualche fenomeno magnetico.

In breve furono abbastanza vicini alla luce da poterne distinguere la fonte: Michele distinse un grosso portone di legno massiccio, sospeso nel nulla cosmico. Sembrava molto antico, ricavato da qualche legno pregiato e intarsiato di strani simboli e ghirigori; la luce che emanava dagli spifferi faceva presagire che vi fosse qualcosa oltre, ma non riusciva a capire come ciò fosse possibile. Girandovi intorno con ampie bracciate, come se stesse nuotando, il ragazzo si ritrovò dall'altro lato: anche varcandone la soglia, si sarebbero ritrovati nello stesso identico punto!

‹‹Ehm... Siamo sicuri di essere nel posto giusto?››

Theodor si limitò a guardarlo sdegnato, come se il suo dubitare l'avesse offeso nel profondo. Si mosse poi con due eleganti bracciate, posizionandosi dal lato opposto rispetto a quello dove si trovava Michele, e pose entrambe le mani sui pomelli. Fece per aprire la porta, ma si fermò di colpo, ritraendosi come se si fosse scottato.

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