XV.1) L'ora del risveglio I

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L'urlo che venne dal tempio svegliò l'intero villaggio.

Accorse in gran numero per vedere cosa fosse successo, le ancelle trovarono la giovane Ahk'Ashëla riversa a terra, in uno stato catatonico: tremava come una foglia, e un rivolo di sangue le colava dal naso.

Ci vollero diversi minuti per farla riprendere, e quando ci riuscirono, anche il Gran Sacerdote era riuscito a raggiungerle. Aveva trovato il tempo per mettersi la pelliccia sulle spalle, ma non certo per recuperare le buone maniere: spinse via le ancelle in malo modo, sbarrò la porta e in men che non si dica piombò sulla ragazza come un avvoltoio.

‹‹Cos'è successo?››

Lei tenne lo sguardo fisso su un punto imprecisato del pavimento; la sua voce suonò lontana, come fosse ancora persa nel dedalo dei suoi sogni.

‹‹L-La madre, l-lei ha...››

‹‹Cosa? Che ha fatto?›› le sputacchiò contro Yshag, afferrandola per le spalle.

Nel trovarselo così vicino, la giovane alzò per un secondo lo sguardo verso il Gran Sacerdote. Le fiaccole accese ad illuminare la notte proiettavano ombre sinistre su quel volto, che già la terrorizzava. Sbarrò gli occhi, e solo in quel momento parve rendersi conto di dove si trovava.

‹‹L'ha p-portato v-via...››

Non fece nemmeno in tempo a terminare la frase, che un altro urlo le squarciò la gola. Sbarrò gli occhi e si afferrò la testa tra le mani, per evitare che il cervello le esplodesse.

Iris continuava a chiamarla, e sapeva che non avrebbe potuto rifiutare a lungo. Il gesto di Maria aveva sconvolto tutti i piani, e c'era da aspettarsi che l'ira del Re dei Dannati superasse  ogni limite... Un sorriso le fiorì agli angoli delle labbra, manifesto di una gioia che il dolore fisico non poteva offuscare.

‹‹Quello stupido, stupido animale!››

La voce di Yshag la riportò al presente. Strofinò il dorso della mano sul naso, e ammirò il suo stesso sangue con una punta di soddisfazione, quasi che lei stessa avesse combattuto al fianco del Miracolo e di sua madre.

Quel povero sventurato non sarebbe andato incontro al suo destino, almeno non nell'immediato: anche se con colpevole ritardo, Maria Claps sembrava essersi ravveduta. Quei pensieri le infondevano una speranza che credeva perduta, come un canto portato dal vento che seppellì qualsiasi altra cosa, persino le urla e gli improperi del Gran Sacerdote.

Infine, era emerso qualcuno in grado di competere con la Gatta. Qualcuno che avrebbe potuto sfidarla, esiliarla, restituirle il diritto di avere sogni tutti suoi.

Avrebbe ostacolato Iris, se solo avesse potuto: avrebbe fatto qualsiasi cosa per dare manforte, per salvare quel ragazzo nelle cui sfortune s'era immedesimata, come se la fine dei suoi tormenti potesse portare un cambiamento anche nella sua vita...

‹‹Prepara la pozione, mio signore›› sussurrò con le poche forze che aveva, e tanto bastò perché lui la lasciasse sola.

‹‹Prepara la pozione, mio signore›› sussurrò con le poche forze che aveva, e tanto bastò perché lui la lasciasse sola

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