XIII.1) Nostalgia di casa I

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Da quando se n'era andato, ormai quindici anni prima, la stanza non sembrava cambiata di una virgola.

Salinas aveva acquistato l'appartamento tramite uno dei fondi della confraternita, e aveva fatto in modo di lasciare tutto com'era, nell'attesa del suo ritorno. L'unica differenza, oltre all'ovvia assenza di Wolfgang, era lo smartphone lasciato sul comodino, proprio accanto a lui.

Steso sul letto, Theodor si prese tutto il tempo necessario per riacquistare il controllo del suo corpo fisico. Avvertì le estremità formicolare, come se il sangue si fosse accorto solo in quel momento di dover tornare a fluire; si sentiva debole, malato, e sapeva per esperienza che quella sensazione sarebbe perdurata per qualche giorno. La mente però viaggiava rapida, sommersa dai pensieri, come nel momento in cui aveva lasciato Maria e si era diretto alla Camera Bianca per riottenere il suo corpo.

Tornare nel mondo reale gli era sembrata una scelta ovvia. Michele, ormai, necessitava di protezione anche durante la veglia, e a lui serviva di nuovo quel guscio vuoto e debole, visti i pericoli che avrebbe corso. Non che mettersi nei guai fosse tra i suoi piani, ma la prudenza era l'unica cosa che l'aveva condotto sin lì.

Nell'attesa che le gambe tornassero a rispondere, Theodor prese lo smartphone dal comodino. Se lo rigirò tra le mani più volte, confuso, finché non notò un pezzo di carta infilato nella custodia a portafogli; per fortuna, Salinas gli aveva lasciato le istruzioni, scritte nella sua bella calligrafia obliqua sul retro di un bigliettino da visita.

Le sue dita tremanti ebbero non poca difficoltà nell'usare il touchscreen, e quando infine riuscì a digitare il numero in maniera corretta, il formicolio alle gambe era quasi scomparso del tutto.

‹‹Hijo de puta, sei tornato!››

Nemmeno il tono di Salinas era cambiato di una virgola. Il suo entusiasmo rischiò di spaccargli un timpano, ma lui era di ben altro umore.

‹‹Äh, sì, s-senti...›› balbettò affannato. ‹‹M-mi servirebbe una macchina, ja, e anche alla svelta!››

Dall'altro capo udì degli strani rumori, e la voce dell'uomo d'affari gli arrivò ovattata, come se avesse coperto il microfono per impartire ordini alla segretaria.

‹‹Stephanie, por favor, puoi far attendere quei clienti indiani?›› lo sentì dire, prima che in un sussurro tornasse a rivolgersi a lui. ‹‹Dimmi, sei impazzito o cosa?››

Con non poca fatica, Theodor riuscì a poggiare i piedi sul freddo pavimento.

‹‹Non posso spiegarti ora, ma devo raggiungere il ragazzo!››

Attese qualche secondo, nella speranza che Salinas non gli chiedesse di più. Il tradimento di Maria era una ferita che sanguinava ancora; oltre che doloroso, parlarne sarebbe stato inutile, dato che quell'uomo non si era mai interessato di tali questioni.

‹‹Ma il ragazzo è lì, a Roma!››

Come s'era aspettato, il finanziatore della confraternita non era al corrente degli ultimi aggiornamenti.

‹‹No, è partito poche ore fa...››

Cercò di rimanere paziente, anche se in cuor suo non vedeva l'ora di chiudere quella chiamata.

‹‹Ti spiego tutto in sogno, ja?››

Ci fu ancora qualche attimo di silenzio, poi Salinas tirò un sospiro.

‹‹Stanotte in realtà vorrei fare alcune previsioni di mercato, perché sai, io qui sono l'unico con un lavoro vero... E poi ti ho lasciato i codici per la banca online, puoi fare tutto dallo smartphone!››

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