XII.2) Il Re dei Dannati II

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Se non lo avesse conosciuto abbastanza, Maria avrebbe quasi pensato che Azrāʿīl fosse arrabbiato con lei.

‹‹Quanto ancora volevi farmi attendere?››

La sua voce riecheggiò nella vastità dell'abisso, tanto poderosa che le schiere di demoni intorno a loro ammutolirono all'istante, e molti si dileguarono nelle tenebre.

Si fece largo tra quelle anime in pena, scostandole con più garbo di quanto sarebbe stato necessario, sinché giunse faccia a faccia con il padre di suo figlio.

‹‹Perdonami, mio signore, mi hanno trattenuta ai piani alti.››

Sul volto di Azrāʿīl si fece largo un ampio sorriso, due fila di perfetti denti bianchi che risaltarono sulla sua pelle color dell'ebano.

Si sentì rincuorata nel vederlo così, bello come un dio, invece che con il suo vero aspetto. Era in quella forma che l'aveva conquistata anni prima, mostrandosi come il principe africano che era stato agli albori della civiltà umana, prima di venir maledetto e confinato in quell'inferno...

‹‹Per caso quel Theodor ti ha chiesto di me?›› miagolò una voce alla sua sinistra.

Maria trasalì, notando la ragazza al fianco del suo amato.

Coperta da un vestito nero che la faceva mimetizzare con l'ambiente circostante, Iris la Gatta teneva fissi su di lei i suoi occhi arancioni. Sembrava divertita dal fatto d'esser passata inosservata, perché Maria in quel momento aveva occhi solo per Azrāʿīl.

‹‹No, non ha chiesto di te... Ma sei stata incauta a mostrarti a Michele in quel modo!››

Prima che la ragazza potesse ribattere, fu il suo padrone a prendere la parola.

‹‹Sono stato io a ordinarlo. Non ha più senso nascondersi, non ora che Michele ci ha condotti al Giardino degli Incontri... Quel Theodor ci è stato utile, ma ora nostro figlio ha bisogno di una vera guida, o non sarà mai pronto per tempo!››

Per quanto accecata dall'amore, Maria colse l'impazienza nella sua voce. Non poteva certo biasimarlo: i millenni trascorsi in esilio, a vedere il lontano mondo degli uomini cambiare, avevano reso l'anima di Azrāʿīl irrequieta.

Conosceva le sue sofferenze più di chiunque altro, e si era dedicata con tutte le sue forze ad alleviare il suo dolore. Proprio perché lo capiva così a fondo, però, quella fretta le sembrava pericolosa.

‹‹Se posso permettermi, dubito che Michele si lascerà guidare da lei!››

Come s'era aspettata, Iris non la prese bene.

‹‹Credi che non sappia quel che faccio?››

Maria rimase per un attimo interdetta. Avrebbe dovuto ponderare con grande attenzione le parole: quell'alleata così potente godeva di una considerazione ben maggiore di quel buffone di Zuqiqu, e andava trattata con ogni riguardo. Azrāʿīl sapeva essere magnanimo, ma il suo piano veniva prima di ogni altra cosa, anche dell'amore che provava verso di lei.

‹‹Non ho detto questo›› mise le mani avanti. ‹‹Credo solo di conoscere mio figlio meglio di te, tutto qua!››

Iris ed Azrāʿīl si scambiarono una fugace occhiata, poi fu lui a ribattere.

‹‹In fin dei conti è mio figlio. Una parte di me, della mia maledizione, vive in lui, e prima che il rito si compia dovrà esser preparato a dovere!››

‹‹E lo sarà, non dubitarne.››

La ragazza inarcò la schiena come se volesse fare le fusa, un gesto per lei automatico anche in quella forma.

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