I.3) Una nuova vita III

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‹‹Almeno adesso mi dirai chi è il padre?››

La voce di Theodor la fece riemergere dai suoi pensieri, dandole ulteriori ragioni per rattristarsi. La mano libera salì a tormentare una ciocca di ricci neri; già, c'era anche quell'altro problema, cui aveva evitato di pensare per non farsi sopraffare dal terrore...

‹‹Ne abbiamo già parlato, è un segreto che mi porterò nella tomba.››

‹‹Allora perché mi hai chiesto di venire qui, tra i monti della Basilicata, in questo luogo abbandonato da Dio?››

Theodor sapeva di non essere credibile. La nascita del Miracolo rappresentava l'avverarsi di una profezia millenaria; anche se lei non lo avesse invitato, era qualcosa che non si sarebbe perso per nulla al mondo.

‹‹Theodor...›› La mano di Maria percorse la breve distanza che li separava, andando a sfiorargli l'avambraccio. In tante cose era inesperta, ma quanto a persuasione possedeva armi cui nemmeno uno come lui avrebbe saputo resistere.

‹‹Ho bisogno di te, più che di chiunque altro al mondo.››

Scheisse, non era mai stato bravo in certe cose. Una vita passata a distaccarsi dalle futilità dell'esistenza l'aveva reso impermeabile all'umana compassione, e il solo contatto della mano di Maria lo faceva rabbrividire; eppure, in quel momento, sapeva di essere il solo a poterla aiutare. Era stato lui a trovarla tra le lande desolate dei suoi incubi, a guidarla tra i misteri e i pericoli del regno onirico. E quando mesi prima s'era scoperto il suo segreto, lui stesso s'era preso la briga di proteggerla, di usare le sue conoscenze per guidarla lungo sentieri che pochi mortali avevano battuto.

‹‹Te l'ho già detto, finché avrò potere non ti lascerò da sola!››

Negli occhi della giovane madre brillò una luce che valeva ben più di qualsiasi ringraziamento. Le sue dita tremanti si strinsero più forte intorno al braccio dell'uomo, e a lui parve che sulla sua carne stesse avvampando un fuoco.

‹‹Non è per me... V-voglio solo assicurarmi che mio figlio sarà in buone mani.››

Su entrambi era calata un'aria pesante, carica di parole non dette. Maria capì di dover sfruttare il vantaggio che era riuscita a conquistarsi: il suo vecchio mentore non si sarebbe lasciato ammaliare ancora a lungo, eppure sapeva che, se gli avesse estorto una promessa in quel momento, lui non sarebbe più stato in grado di disattenderla.

Provava vergogna a manipolarlo in quel modo, lui che era sempre stato così gentile con lei, ma la strada che aveva scelto era qualcosa che Theodor non avrebbe mai accettato.

La creatura che amava le aveva donato la conoscenza, e una parte di lui ora viveva dentro suo figlio.

‹‹Amico mio, ascolta la preghiera di una madre: proteggi il mio piccolo, e tutto ciò che mi accadrà non sarà stato vano!››

La sua voce non fu che un bisbiglio troncato dalla paura, ma la forza e la dignità della sua richiesta sarebbero rimaste incastonate nella mente di Theodor per tutto il resto della sua esistenza.

I suoi occhi andarono a perdersi in quelli di Maria, e in fondo a essi, lì dove la vista s'incrocia con i pensieri, la realtà delle cose gli fu evidente: quella ragazza, all'apparenza così ignara delle cose del mondo, era in verità illuminata dalla sua stessa luce, una consapevolezza che poche volte aveva incontrato in un altro essere umano.

Dedicando la sua intera esistenza alla meditazione, rifuggendo le passioni terrene e le debolezze della carne, Theodor era giunto anni prima a scoprire il senso della vita: la ricerca del diem, lo scopo, l'attimo da cogliere prima che ci sfugga tra le dita. Per lui, che si era dedicato animo e corpo alla ricerca, quella stessa scoperta era stato il diem; per Maria invece era successo quel giorno, quando aveva dato alla luce suo figlio, il frutto di un sogno che mai avrebbe creduto di vedere avverarsi.

Figlio di un SognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora