XIII.2) Nostalgia di casa II

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Passò gran parte della giornata seguente ad osservare il nonno.

Quel che aveva visto in sogno lo aveva reso sospettoso, e la presenza di quella ragazza non lasciava presagire nulla di buono. Non pareva però esserci nulla d'insolito: il vecchio era burbero e scontroso come sempre, e gli sguardi apprensivi del nipote lo avevano reso ancora più antipatico del solito.

Poco prima dell'ora di cena, quando il nonno sedeva in poltrona con un bicchiere di grappa in una mano, la situazione degenerò.

‹‹Per la miseria, ragazzo, si può sapere che hai da guardare?››

Erano dieci minuti buoni che Michele, fermo in un angolo, lo stava fissando con attenzione; sovrappensiero, udì le parole uscirgli di bocca prima di potervi riflettere.

‹‹Ma niente, è che stanotte ho fatto un sogno strano su di te...››

Per poco il vecchio non rovesciò l'intero bicchiere di grappa per terra.

‹‹Che è 'sta stronzata ora?›› gli abbaiò contro, gli occhi porcini iniettati di sangue.

Certi argomenti gli rimandavano alla testa i discorsi sconclusionati della sua defunta figlia... Il solo pensarci gli faceva ribollire il sangue!

‹‹Fila in camera tua a studiare, o la smetterò di sprecare i miei soldi per pagarti quella stupida università!››

Michele rimase per un attimo interdetto; non si sarebbe mai immaginato una reazione così veemente, e quella minaccia l'aveva ferito a tal punto che la sua lingua lo tradì per una seconda volta.

‹‹I tuoi soldi? Vorrai dire i soldi di Theodor!››

Il bicchiere di grappa cadde a terra con uno schianto.

‹‹T-tu... Come... C-Che cazzo ne sai?›› balbettò l'anziano.

Nonna Rosa entrò nella stanza in silenzio, richiamata dalle sue faccende domestiche per via di tutto quel baccano. I suoi occhi caddero sul volto paonazzo del marito, si strinsero sulle schegge di vetro sparse per l'ingresso e andarono infine a posarsi sul viso livido di rabbia del nipote.

‹‹L'ho conosciuto a Roma, sai?››

Michele ormai era incapace di controllarsi.

‹‹È venuto a cercarmi lui, sì, e mi ha detto molte cose: sul mio passato, su mia madre e mio padre, su tutto quello che voi non avete mai voluto spiegarmi...››

Si fermò per un istante, riprendendo fiato e ammirando l'effetto di quella bugia.

‹‹Non m'importa di cosa parliate tu e quel coglione d'un tedesco!›› sputacchiò il nonno. ‹‹Non ti permetto di rivolgerti a me in questo modo!››

‹‹Sarà pure un coglione, ma non mi pare che i suoi soldi vi facciano schifo!››

Nonna Rosa si portò le mani alla bocca, e i suoi occhi guizzarono preoccupati sulla vena del collo di suo marito, che pulsava in maniera preoccupante mentre l'uomo puntava l'indice grassoccio contro il nipote.

‹‹C-come... Come osi?›› biascicò a fatica, il volto sempre più livido.

Michele decise che ne aveva abbastanza; girò sui tacchi, e imprecando a denti stretti tornò a passi pesanti in camera sua. Sbatté la porta con tanta veemenza che alcune schegge d'intonaco caddero sul pavimento.

Non poté vedere ciò che stava succedendo nel soggiorno, dove il nonno si era portato una mano al petto in preda a forti dolori.

Si gettò sul letto, sparando nelle cuffie musica metal a tutto volume che gli impedì di udire le urla di nonna Rosa; per puro dispetto si accese una sigaretta, la finì in quattro tiri e si addormentò senza nemmeno aver cenato.

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