IV.3) L'elefante bianco III

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Attenzione: contiene linguaggio esplicito, uso di droghe.


‹‹Oh, ma allora sei vivo!››

Vincenzo varcò a fatica la soglia di casa, fissandolo dall'alto con un sorriso impertinente stampato in faccia. Gli occhietti da suino guizzarono  verso il basso, sull'asciugamano che teneva stretto alla cintola, poi risalirono lungo il suo corpo seminudo fino a incrociare il suo sguardo.

‹‹Cristo santo, ma guardati in faccia... Hai due occhiaie da far paura!››

‹‹Ma hai visto come stava ieri?›› fece eco la solita voce stridula.

La faccia da schiaffi di Giacomo sbucò alle spalle del suo coinquilino.

‹‹Mi aspettavo di doverti cercare al Policlinico... Sempre meglio che trovarti così, con l'uccello al vento!››

Michele rise, e nella sua testa balenò un ricordo di qualche estate prima, quando Giacomo era andato ad aprire la porta di casa in mutande, trovandosi però di fronte le ragazze del quinto piano che cercavano un apribottiglie. Da quel giorno non l'aveva più visto senza una camicia indosso, e quel che spendeva Giacomo in lavanderia era più di quanto Michele pagasse per l'affitto della sua stanza.

‹‹Vado a mettermi qualcosa addosso e vi raggiungo.››

Li vide sparire dietro la porta della cucina, e con la coda dell'occhio notò che Vincenzo aveva portato lo zaino. Forse volevano davvero studiare, come avevano detto il giorno prima?

Trovò un paio di jeans e una maglietta nel groviglio di vestiti sul letto, e tornò in cucina più in fretta che poté. Vincenzo aveva già messo sul fuoco la macchinetta del caffè, e Giacomo, coi piedi sul tavolo, consultava distratto il cellulare.

‹‹Fate come a casa vostra, eh...››

I due non alzarono nemmeno la testa. Sospirando, Michele andò a sedersi vicino la finestra; tirò fuori dalla tasca la confezione del tabacco e se la rigirò tra le mani, con gesti nervosi.

Gli ci volle un po' prima di trovare il coraggio.

‹‹Ehm, sentite... Voi sapete dirmi che ho combinato ieri?››

Vincenzo e Giacomo scoppiarono a ridere all'unisono. Come se non se lo fosse aspettato.

‹‹Dai Mick, non dirmi che non ricordi nulla...››

‹‹L'ho sempre detto che sei un drago!››

‹‹Almeno del culo a mandolino di quella roscia ti ricordi?››

‹‹Giusto, la francesina!››

Odiava quando facevano così. Era impossibile fare un discorso serio, dovevano sempre e comunque buttarla in caciara!

Li conosceva abbastanza, anzi, e sapeva che quello fosse solo l'inizio.

‹‹A proposito della roscia... Jack, ma poi l'hai fatta la diretta su Instagram mentre il nostro compare se la limonava?››

La confezione di tabacco scivolò tra le dita di Michele, spargendo metà del suo contenuto sul pavimento in graniglia.

‹‹N-no, ditemi che non l'avete fatto sul serio...››

Lo sguardo che rivolse ai due compagni avrebbe incenerito le ali d'un insetto, ma le loro risatine soffocate gli fecero capire che non ci sarebbe stata una risposta. Michele si chinò a raccogliere il tabacco, mentre le orecchie iniziavano a fumargli. Era abituato ai loro scherzi, e spesso era lui stesso a riderci su, ma stavolta avevano sorpassato il limite.

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