X.2) Zuqiqu II

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Il dito di Zuqiqu si posò nell'intersezione tra gli occhi e la fronte, all'altezza della ghiandola pineale, e in quello stesso istante il paesaggio intorno a loro cambiò.

Sembrava fossero trascorsi millenni, e che il Giardino degli Incontri fosse appassito sino a trasformarsi in una sterile savana. Sparuti ciuffi d'erba e arbusti rinsecchiti spuntavano qua e là, e nella luce del tramonto, tutto sembrava avere lo stesso colorito marcio dei denti dell'uomo di fronte a lui.

Ma non era lo stesso luogo, lo sapeva, perché quell'albero gigantesco alle sue spalle era scomparso.

Il tremare della terra lo scosse dal torpore, e delle sagome scure comparvero contro la linea dell'orizzonte. Sobbalzò anche lui per la sorpresa, quando dal nulla, alle spalle di Zuqiqu, vide apparire una colonna di elefanti in marcia.

‹‹Oh, tranquillo... Lei non può vederci, non ora almeno.››

Quella voce zuccherina, più odiosa che mai, trapanò i muri del suo pensiero. Che diamine significava tutto quello? La colonna sfilò davanti a loro, in un tramestio che copriva i rumori della savana.

Fu l'ultimo animale che gli passò davanti a catturare la sua attenzione. Forse era rimasta indietro, o forse gli altri del branco l'avevano isolata di proposito. Anche senza vederla bene, Michele capì che l'elefantessa era diversa dai suoi simili.

La sua andatura era incerta, quasi claudicante, e quando gli fu abbastanza vicino, la luce che si riflesse sul suo corpo mostrò una pelle albina.

Michele non riusciva a muovere un muscolo, ma anche se avesse potuto sarebbe rimasto paralizzato sul posto.

Quel che si trovava dinanzi ai suoi occhi era reale, o soltanto un'illusione creata da quell'essere così sadico e potente? Il mondo dei sogni, da cui era scappato per tutta la vita, poteva davvero consentire a qualcuno di accedere a poteri e misteri così profondi?

Sentiva che la testa stava per scoppiargli, che tutti quei pensieri che viaggiavano tra le sue sinapsi avrebbero finito per condurlo alla pazzia... Doveva trovare un modo per svegliarsi, andare via di lì e liberarsi dal giogo di Zuqiqu. Se fosse rimasto ancora in quel luogo, avrebbe finito per confondere i confini tra il sogno e il reale.

Il Saggio tra i Saggi disse qualcosa che lui non riuscì a sentire. La sua coscienza iniziò a divincolarsi, a rompere le catene che immobilizzavano il corpo, e quella lotta interiore distorse la realtà che lo circondava.

Tutto divenne sfocato, e quando infine riuscì di nuovo a muovere gli arti, dinanzi ai suoi occhi ricomparve il Giardino degli Incontri.

Si accasciò al suolo, tremando, mentre la consapevolezza d'esser vivo fluiva nel suo corpo, restituendogli le forze.

‹‹Lei è un bugiardo, uno schifoso bugiardo...››

Se non altro, pensò mentre cercava di controllare il respiro, quel giorno aveva imparato qualcosa: non era affatto pronto ad addentrarsi nei segreti di quel mondo, e forse non ne aveva nemmeno la forza.

In quel mare di conoscenza dove nuotavano coloro che si definivano onironauti, lui non desiderava altro che bagnarsi i piedi, tuffarsi rapido verso le risposte cui anelava e tornare in fretta alle solide certezze della terraferma.

‹‹Oh, ragazzo mio... Non so quanto ti convenga sputare nel piatto da dove mangi! Chi credi che stia pagando per i tuoi studi, eh?››

Al vecchio sembrava tornata la voglia di ridere.

‹‹Suvvia, non guardarmi in quel modo... Come credevi che la tua famiglia potesse permettersi di tirare avanti senza che nessuno lavorasse? I tuoi cari nonni ti hanno pagato gli studi fino ad oggi, eppure il signor Giovanni Claps non vende un capo di bestiame da vent'anni...››

Figlio di un SognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora