VIII.1) Io non ho fratelli I

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‹‹Insomma Mick, si può sapere che hai?››

Vincenzo gli assestò una sonora gomitata sul braccio, che fece scoppiare la bolla dentro cui Michele si era isolato nell'ultimo quarto d'ora. Sbattendo le palpebre con aria stupita, il ragazzo si volse nella direzione dei due pseudo-amici.

‹‹Ehm... Scusa Vincè, ero sovrappensiero›› tentò di giustificarsi, tornando poi a concentrarsi sui fogli sparsi davanti a lui.

Era passata una settimana dall'incontro con Theodor, ma la sua mente non aveva mai abbandonato quello stanzino buio nel quale s'erano conosciuti; ogni volta che provava a concentrarsi su altro, il brutto volto dell'uomo tornava ad affacciarsi tra i suoi pensieri, insieme a tutte le cose che gli erano state rivelate.

Più volte negli ultimi giorni s'era ritrovato a rimuginare su quell'incontro: troppa era la curiosità per quel mondo, e la brama di sapere gli faceva ribollire il sangue.

Aveva trascorso giorni interi ad informarsi su internet di ciò che gli aveva detto Theodor, scoprendo molte cose su quella strana esperienza che aveva definito "sogno lucido": lezioni di presunti luminari, libri, blog intasati di storie strampalate, esperienze surreali e ridicole tecniche di rilassamento. Quel mondo esisteva sul serio, e pareva popolato dalla peggior feccia complottista del pianeta. Era sempre stato scettico su certi argomenti, ma ora c'era di mezzo sua madre...

Più passavano i giorni, più le sue certezze vacillavano, e l'unico modo che aveva trovato per distrarsi era andare a studiare a casa di Vincenzo e Giacomo.

I due lo avevano accolto a braccia aperte. Pochi giorni dopo la serata al Goa, Michele aveva ricevuto un messaggio da Josephine, l'amica di Veronique dai capelli rossi; da quel che diceva Giacomo, era la stessa con cui si era appartato a casa di De Angelis. Ciò aveva aperto loro un'inattesa via d'accesso nella cerchia delle Erasmus del loro corso, un accadimento che aveva fatto dimenticare le continue assenze di Michele.

‹‹Basta, io mi arrendo... 'sta roba è troppo complicata!››

Giacomo allontanò con aria piccata i suoi appunti.

‹‹Spero solo di beccare la Volpi all'orale. Può anche bocciarmi, basta che accetti il mio invito a cena...››

Michele non alzò nemmeno la testa, abituato com'era a certe sceneggiate.

‹‹Ti ci vedo proprio, a provarci con un'assistente mentre quella ti boccia›› ridacchiò Vincenzo accanto a lui. ‹‹E comunque caschi male, lo sanno tutti che la Volpi si scopa il prof!››

Giacomo cercò di darsi arie. ‹‹Poco male, magari ha bisogno di un po' di carne fresca.››

Michele emise un sospiro di rassegnazione, e continuò a fingersi concentrato sui suoi appunti. A quanto pareva, però, l'attenzione degli altri due si era spostata su argomenti ben più interessanti dello studio.

‹‹Parliamoci chiaro, io questo esame voglio togliermelo dalle palle. Tra una settimana inizia la stagione estiva dell'Any Given Monday, e io sarò lì con in mano una boccia di vodka più grande del mio uccello!›› Vincenzo pareva avere un'aria sognante.

‹‹E cosa ci dovresti fare, con uno shottino di vodka?›› lo punzecchiò il coinquilino.

I due continuarono a battibeccare con toni simili. Michele iniziava a spazientirsi, e sperava che quantomeno lo tenessero fuori da simili discussioni.

‹‹E tu Mick, cosa ne pensi?›› gli chiese Giacomo, inopportuno come sempre.

Il ragazzo sbuffò per la seconda volta. Ormai ne aveva abbastanza di quei due.

Figlio di un SognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora