XI.1) Gli occhi del gatto I

193 18 71
                                    

Acquattato tra i fiori, Michele percorreva il Giardino degli Incontri come una tigre in cerca di preda.

Quella notte sentiva che avrebbe avuto fortuna. Aveva scoperto a sue spese, nell'ultima settimana di perlustrazioni, come quel luogo fosse abitato da spiriti diversi, umani o animali che fossero; finché non vi interagiva, però, nessuno pareva accorgersi di lui, e gli bastava rimanere nell'ombra per nascondere la sua presenza. Sapeva di correre un rischio, ma d'altro canto lui era lì solo per cercare sua madre.

Giunse in prossimità del grande albero centrale e alzò la testa, quel tanto che gli permise di notare alla sua sinistra alcune figure vestite di bianco. Deviò verso quella direzione, abbassandosi fino a strisciare sui gomiti e stando bene attento a non muoversi sopravento.

Senza saperlo, stava usando una tecnica di elusione da esperto onironauta;  acquattato poco dietro di lui, e ben più abile a nascondere la sua presenza, lo stesso Theodor si meravigliò della sua bravura.

Il ragazzo fu scosso da un brivido d'eccitazione: erano trascorsi giorni da quando aveva visitato per la prima volta quel luogo, e non era mai giunto così lontano. Aveva rifiutato l'aiuto di quel traditore del vecchio amico di sua madre, ma così facendo si era sempre fatto scoprire da qualcuno, e aveva visto quelle entità scomparire prima che potesse raggiungerle. Ora però ne vedeva tre proprio davanti a lui, a poco più di venti metri di distanza, abbastanza vicine da poterle scrutare in volto.

Aveva trovato un nascondiglio perfetto, in mezzo ai papaveri, e in cuor suo sperava che tra quelle figure vestite di bianco si nascondesse sua madre...

‹‹Ancora in cerca di risposte, Miracolo?›› miagolò in quell'istante una voce alle sue spalle.

Michele si voltò di scattò, e quasi ebbe un mancamento nel trovarsi di fronte i grandi occhi arancioni di un gatto nero, in un volto così affilato e intelligente che era impossibile credere fosse un semplice animale.

Quelle pupille verticali fisse su di lui fecero abbassare di parecchi gradi la sua temperatura corporea: non era la prima volta che le incontrava, ne fu certo fin dal primo istante, così come lo era stato quando aveva visto Theodor la sera della festa al Goa.

Prima che potesse fare qualcosa, il gatto scattò alla sua destra, mantenendosi fuori dalla sua portata.

‹‹Sei nel luogo sbagliato›› miagolò ancora. ‹‹Maria non è qua.››

Michele rimase impalato: avrebbe voluto parlare, chiedere a quella creatura chi o cosa fosse, ma qualcosa lo bloccava. Si ricordò poi il vero motivo per cui era giunto nel Giardino, e riuscì con fatica a staccare gli occhi dall'animale; ma sotto il grande albero, adesso, non c'era più alcuna figura vestita di bianco.

Conficcando le unghie nel terreno per la rabbia, tornò a girarsi verso il gatto, solo per vedere una macchia nera che spariva tra i fiori. Ancora una volta, la speranza di rivedere sua madre nel Giardino degli Incontri si era dissolta in pochi secondi, lasciandolo con un pugno di margherite in mano.

 Ancora una volta, la speranza di rivedere sua madre nel Giardino degli Incontri si era dissolta in pochi secondi, lasciandolo con un pugno di margherite in mano

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Figlio di un SognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora