Giorno di compleanno

61 4 7
                                    

CAPITOLO 19

Il Salice vicino all'acqua ci aspetta, quando l'anima alla Terra d'Estate è diretta.


TRIXIE'S POV

Chiudo a chiave la porta e ritorno al piano di sopra con una rabbia in corpo che non mi appartiene. Proprio io, che di solito sono la più pacifica delle creature. Mi affaccio all'open space con il fuoco che vorrei sputare fuori dalle fauci come un drago, e magari avessi avuto questo potere, lo avrei utilizzato per farle diventare delle torce umane. Falcando la sala mi dirigo spedita verso di loro.
«SIETE DUE STRONZE! OLTRE A TRATTARLO DI MERDA, MI STATE FACENDO FARE UNA FIGURA PATETICA. SEMBRO UNA RINCOGLIONITA CHE SI FA COMANDARE A BACCHETTA! MA CHE AVETE NEL CERVELLO? I CARTONI DELLA DISNEY? SEMBRATE ANASTASIA E GENOVEFFA, MA SIA BEN CHIARO CHE IO NON SONO CENERENTOLA!»
«Trixie...»
«NON UNA PAROLA! NON VOGLIO PIÙ STARVI A SENTIRE! LASCIATEMI IN PACE E NON VI INTROMETTETE PIÙ.»
«Trixie calmati... volevamo davvero avere un rapporto pacifico con Dylan.»
Se hanno qualche scusa non m'importa neanche di ascoltarla. M'importa solo andare nella mia stanza, sbattere la porta alle mie spalle e isolarmi da tutto e da tutti.
Faccio presto poi ad addormentarmi e arrivare al giorno dopo.

Al mattino, la luce che arriva diretta alle mie iridi, anche attraverso gli occhi chiusi, mi acceca al punto da farmi svegliare con una fastidiosa contrazione ripetuta delle palpebre.
Mi giro dall'altro lato coprendomi il viso con il cuscino, poi il ricordo del giorno che è oggi, mi fa sbarrare gli occhi, scaraventare il cuscino di lato e farmi scattare giù dal letto come una molla. Non è tardi, ma ogni minuto è prezioso, e non voglio perderne neanche uno.
Faccio tutto di fretta, compresa la doccia, e sempre di fretta vado in cucina trovando sempre le due streghe che seguono ogni mio movimento. Faccio l'indifferente, come loro lo fanno con me, non le rivolgo neanche la parola per un ovvio buongiorno; semplicemente mi limito ad aprire il frigo e a prendere al suo interno il bricco col succo d'arancia. Verso il contenuto in un bicchiere bevendolo avidamente a grandi sorsate, e alla stessa velocità con cui sono comparsa, sparisco dalla loro vista catapultandomi giù in negozio.
Ma di rimanere sola non l'avevo neanche contemplato, infatti ero sicura che mi avrebbero seguita giù per le scale. «Dove stai andando?» Mi chiede Hope.
Se crede che risponda, sta fresca! Non ho nessuna intenzione di ricominciare una discussione che per me è morta e sepolta, quindi con aria indifferente, continuo con il mio da fare come se non ci fossero, mentre loro continuano a osservarmi dalla metà di quelle scale.
Prendo da una bacheca un bracciale da uomo in pelle e acciaio inossidabile con al centro un cabochon vetro e il disegno del pentagramma con i simboli degli elementi al suo interno.
Prendo anche l'occorrente per poterlo energizzare collocando il tutto sopra il bancone in un ordine ben preciso.
Se devo regalargli un bracciale non può essere un bracciale qualsiasi, deve avere la giusta carica e portare fortuna sul serio.
«Cosa stai facendo?» Insiste poi Destiny.
Faccio un respiro profondo. Energie negative portano a risultati negativi, energie positive a risultati positivi, per cui per ottenere i migliori risultati, sono costretta a rispondere per non farla continuare a fare domande che di sicuro mi avrebbero innervosita.
«Un rito di buon auspicio... e ora se non vi dispiace vorrei rimanere sola.»
Fortunatamente mi prendono in parola lasciandomi nel silenzio e nella tranquillità. Continuo con il rituale, e quando ho finito metto il braccialetto in una busta regalo e sempre di corsa, torno su solo per prendere borsa, cellulare e chiavi dell'auto, e poi di nuovo giù per mettere in moto la mia quattro ruote Chevrolet spark, parcheggiata in strada davanti al negozio. Non mi hanno più chiesto niente, tantomeno cercato di fermarmi.
“Che la strigliata di ieri sia servita?”

Ottimista e decisamente con il buonumore in aumento per questo piccolo traguardo, infilo la chiave nel cilindretto d'avviamento e con un sorriso, che scoprirò più tardi essere quello di una deficiente, metto in moto, anzi no; rettifico! Cerco di mettere in moto.
Giro a vuoto la chiave solo per far tossire il motore. Riprovo ancora e poi ancora e ancora ma... niente! Sembra agonizzante in preda a una tosse convulsiva.
«MA PORCA PU...»
L'imprecazione la urlo a pieni polmoni mentre batto un pugno contro il manubrio.

Le nuove streghe di Salem Where stories live. Discover now