Ricerche

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CAPITOLO 33

In primavera, quando la notte uguaglia il giorno, è tempo per Ostara di venirci incontro.

DYLAN'S POV

Come ogni mattina mi sveglio prima di lei, e come ogni mattina la guardo dormire e le sposto i fili ebano che le coprono il viso per meglio ammirare i suoi tratti che, nel sonno, le danno un'aria di dolce bambina.
A tratti vorrei svegliarla, ma più la guardo e più mi perdo nella dolce resa del suo abbandono sul mio torace che è, ed è stato, stretta tra le mie braccia, il suo giaciglio ora, e per tutta la notte.
Ma so anche che presto si desterà dal suo sonno, sbatterà le sue lunghe ciglia nere, sospirerà dopo essersi inebriata del profumo della mia pelle, alzerà il viso cercando con lo sguardo il mio e con un sorriso che si allargherà sulle sue labbra sussurrerà il mio nome nel silenzio della stanza.
«Dylan...»
«Buongiorno principessa.»
Come ogni mattina spengo il suo sorriso con un bacio che la fa sciogliere tra le mie braccia e come ogni mattina va a finire che il bacio si prolunga fino a farci perdere in preliminari che ci porteranno poi verso il piacere dei sensi.
Solo il modo di amarla cambia, non è solo una fusione fisica, la amo venerando il suo corpo che si muove sotto il mio, la amo con la consapevolezza di aver trovato l'altra metà della mia anima, la amo con un pensiero e un peso che brucia e fa male, la amo come se domani non potessi più farlo.
E probabilmente lei sente e condivide le mie stesse emozioni perché, nell'attimo in cui i due diventano uno con l'unione armonica dei fluidi caldi e il raggiungimento dell'estasi corporale, una lacrima sfugge dai suoi occhi lucidi.
Raccolgo il rivolo lucente con il pollice prima di lambire la sua gota bagnata da quella singola goccia salata, e abbracciarla stretta con la paura che tutto questo un giorno possa sfuggirmi dalle mani.
«Trixie...»
«Non dire niente Dylan. Non rovinare questo momento.»
«Ti amo principessa... questo posso dirtelo?»
«Sì, questo puoi dirlo... e ti amo anch'io.»

Non sarà più una mattina uguale alle altre; il silenzio farà da padrona per tutto il tempo che rimarremo ancora insieme prima di andare ognuno verso le proprie attività quotidiane.
Per quanto possa sembrare in apparenza una mattina uguale a quelle di ogni giorno, con rituali che si susseguono uguali a quelli di ogni mattina, questa non è uguale alle altre; è diversa! È caratterizzata da un muro che ci divide.
È strano come una dichiarazione d'amore fatta a cuore aperto, dia come risultato un silenzio che ci logora dentro, ma con Trixie niente è strano e la normalità non può essere neanche contemplata nell'immaginario che avevo creato, e tutto non ha senso seppure i tasselli stiano poco a poco andando al loro posto, ma quello che immagino adesso vorrei non prenderlo neanche in considerazione.
Come ogni mattina facciamo colazione insieme; un caffè per me e una tisana per lei accompagnati da donuts oppure muffin o pancake, sempre in assenza di suoni e della benché minima parola.
Per come silenzio tra noi sia diventato assordante, ringrazio il suono del campanello che ci distoglie dal nostro ruolo di separati in casa.

Vado ad aprire la porta immaginando già chi sia; un giorno sì e l'altro pure le visite della signora Gilmore dal piano di sopra sono un appuntamento quotidiano, come lo è la sua solita domanda che puntualmente fa ogni giorno quando apro la porta e la invito a entrare per un semplice saluto alla nipote.
«Buongiorno signora Gilmore.»
«Buongiorno Dylan. Trixie è qui? Come sta?»
«È qui e sta bene! Come ieri lo è oggi e lo sarà anche domani.»
Non avevo mai dato peso a quella semplice domanda.
L'ho sempre considerata un normale approccio usato per rompere il ghiaccio, ma oggi assume un altro significato.
Mi faccio da parte per farla entrare mentre allungo pure una mano verso il vassoio di biscotti appena sfornati che mi porge in modo cordiale.
«So che ti piacciono e te ne ho portati un po'.»
«Grazie... oggi servono in modo particolare. Se portava anche la tisana che di solito li accompagnano sarebbero stati perfetti. Il loro connubio mi mette sempre di buonumore.»
«Qualcosa non va?»
«No, niente... non faccia caso a quello che dico.»
Richiudo la porta alle mie spalle e la signora Gilmore è talmente abituata a questa routine quotidiana che neanche più aspetta che le faccia strada; quindi, lei s'incammina, e io resto indietro a guardare tutta la scena mentre si avvicina e saluta Trixie con una dolce carezza sui suoi lunghi capelli e un bacio sulla fronte.
«Come va?»
«Ciao zia. Tutto bene. Non c'è bisogno che ogni volta chiedi sempre la stessa cosa.»
«Ho portato i biscotti.»
«Ho visto. Dylan ne sarà sicuramente rimasto contento.»
«Contento come una Pasqua! Sto pure saltellando come un coniglietto.»
Non riesco a fare a meno di fare una battuta di spirito per far notare quanto sia allegro questa mattina, ma anche senza battutine sono sicuro che la signora Gilmore si sarebbe comunque accorta che c'è qualcosa che non va.
«Cosa mi state nascondendo tutti e due? Avete litigato per caso? È un brutto momento?»
«No, no. Non si preoccupi. È tutto come sempre.»
«Sarà pure come dici, ma a me non sembra... vado via subito così potete parlare tranquillamente senza avere un'intrusa tra i piedi.»

Le nuove streghe di Salem Where stories live. Discover now