Sarà sufficiente?

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CAPITOLO 44

Son otto parole la Rede per noi: "Se male non fai, fa' ciò che vuoi."


DYLAN'S POV

Mi ha fatto male chiudere la porta alle mie spalle e allontanarmi da Trixie, ma forse è questa la cosa giusta da fare; e dico "forse" perché non sono sicuro di niente!
Non so se è giusto o sbagliato, se è un bene o un male, se esiste una soluzione o è tutto inutile.
Non so niente! Fino a pochi istanti fa, non sapevo niente!
Le sigarette che accendo una dietro l'altra sono l'unica compagnia al mio viaggio di ritorno verso casa. Un ritorno esasperante, per la verità, con un nervoso che si irradia in ogni cellula del corpo, mentre continuo a premere il clacson sul volante per far scansare dalla traiettoria tutti questi idioti che camminano in mezzo alla strada come se non esistessero vie pedonali.
Ma appena fuori città il piede è un tutt'uno con l'acceleratore che schiaccio a tavoletta. Il brivido della velocità e l'adrenalina che ne segue, non mi fa pensare a lei... e più il suo pensiero si dirada come nebbia, più premo sull'acceleratore per aumentare la velocità.
Arrivo a Boston nella metà del tempo, escludendo quello passato ad aspettare che i pedoni mascherati finissero di festeggiare in mezzo alla strada e cominciassero a usufruire dei marciapiedi per le loro scorribande, con l'attesa che non era neanche tanto breve, data la noncuranza di questo piccolo dettaglio; poco se ne fregavano del mio continuo clacsonare, intenti com'erano a divertirsi senza regole.

Sono passate le due di notte quando guardo l'orario mentre sto a girovagare senza meta per le vie della mia città.
Andare in qualche locale notturno? Non sono dell'umore giusto! Come non trovo giusto continuare a girovagare per le vie cercando di pensare ad altro.
Non è giusto perché quello che ho scelto di fare mi sta facendo morire dentro.
Imbocco la via di casa. Dopo un'altra ora passata a girare in tondo per le strade principali, arrivo alla mia dimora... forse davvero l'unico luogo dove avrei trovato un po' di pace.
E la pace la trovo sul serio, affogata in una bottiglia di Jack Daniel's.
Tutta la notte passata così! Buttato sul divano a bere per non pensare, con il libro tra le gambe che volevo continuare a leggere, ma è rimasto chiuso sulle gambe.
E poi, anche se avessi voluto leggere qualcosa, avrei capito poco per come i fumi dell'alcol mi hanno annebbiato la mente.
Il sonno prende possesso delle mie facoltà mentali verso l'alba, ma non passa molto tempo prima che il telefono cominci a squillare.
Mi giro sul divano allungando le mani a terra dove riposano ancora il bicchiere e la bottiglia mezza vuota insieme al mio telefono.
Anche se ho la vista appannata, sullo schermo leggo che è Trixie, così lo lascio squillare a vuoto perché non ho nessuna intenzione di risponderle... ci faremmo solo del male a vicenda.
Continuo a rimanere buttato sul divano anche quando suonano alla porta, immaginando che sia l'altra strega che abita al piano di sopra, e se non voglio vedere e sentire Trixie, figuriamoci se voglio vedere e sentire la signora Gilmore con tutta la ramanzina al seguito; quindi, lascio che si stanchi di insistere, poiché prima o poi lo farà se si stancherà di suonare al campanello inutilmente.

Intanto quel paio d'ore rimasto a dormire mi sono bastate per recuperare un po' di sonno perso, e di riprenderlo non se ne parla dato il mal di testa che mi è venuto e pesa come un macigno.
Si prospetta una giornata di merda, a cominciare da ora, che al mio risveglio non ho avuto Trixie tra le braccia, né il suo sorriso che illumina anche la giornata più buia.
Mi metto seduto strofinando il viso tra i palmi e serve a poco anche questo; la verità è che sono passate poche ore e già mi manca più dell'aria che respiro, ma non voglio tornare indietro sui miei passi... questa storia deve concludersi qui!
Afferro nuovamente il telefono cercando il contatto di Trixie... "mo chailleach beag", è il suo nome memorizzato in rubrica, e mi viene da sorridere... un sorriso amaro e velenoso per la verità, poiché non è mai stata la mia piccola strega.
La sua vita già da tempo è stata reclamata, nello specifico, nel momento esatto che ho cominciato ad amarla, e appartiene a un'oscura signora che non è di questo mondo.
Mai avrei immaginato che un giorno avrei fatto questo, mandarle un messaggio di addio non è mai stato contemplato, ma mi sento costretto a farlo, e con la morte nel cuore digito le lettere che compongono le parole, scrivendo quello che si farà da oggi. Mai avrei neanche immaginato che fosse così difficile farlo, avrei voluto scrivergli anche "ti amo" alla fine, ma non sarebbe stato giusto per Trixie; è meglio che pensi che non voglio più saperne, né di lei, né della maledizione che incombe sulla sua testa, né di tutto quello che verrà.
Aspetto un po' fissando lo schermo... aspetto fino a quando vedo che lo ha visualizzato... e aspetto ancora una risposta che non arriva.
È meglio così! Forse il concetto le è arrivato chiaro e tondo.

Le nuove streghe di Salem Where stories live. Discover now