Rapimento

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CAPITOLO 20

Il Biancospino è bruciato per purificare, e all'occhio il regno delle fate svelare.

TRIXIE'S POV

«APRITE IMMEDIATAMENTE!»
La porta sussulta dietro le mie spalle, colpita con forza da quelli che a me sembrano pugni contro il pannello in legno. Sussulto anch'io, per i colpi e la voce alquanto alterata che proviene dall'altro lato, e d'istinto spingo via Dylan, che per questa interruzione esterna pure tutto il suo entusiasmo.
«Ma che diavolo? Proprio adesso doveva rompere? Ma cosa vuole?»
«Credo che sia venuta a sapere che sono qui.»
«E c'è bisogno di sfondarmi la porta?»
I colpi continuano, così come le urla.
«APRITE MALEDIZIONE! TRIXIE, DYLAN, LO SO CHE SIETE LÌ DENTRO!»
"Sì! Ora ne ho la certezza. Zia Sophia è venuta a saperlo!"
«DYLAN APRI IMMEDIATAMENTE QUESTA PORTA!»
«Facciamo finta che non ci siamo?» Mi chiede.
«DYLAN, TI HO SENTITO! APRIII.»
«Ma che ha l'orecchio bionico?»
«E sì... ha i sensi molto sviluppati.»
«TRIXIE, SANTA PAZIENZA! NON FARMI PIÙ SGOLARE E APRI.»
Prima che possa dire qualsiasi altra cosa, Dylan mi spinge delicatamente di lato per permettere l'apertura della porta. Era sua intenzione solo socchiuderla e affacciarsi dallo spiraglio, ma appena la serratura si sblocca con l'abbassarsi della maniglia, la mano di zia Sophia spinge con forza l'anta, spalancandola per fare il suo ingresso con una rappresentazione teatrale da drammaturga.

Si catapulta su di me prendendomi le mani e poi tasta a tocchetti le braccia, le spalle e tutto ciò che c'è da tastare, come se volesse assicurarsi che sia ancora tutta intera.
Si sta rendendo ridicola! Le intenzioni di Dylan mica sono quelle di farmi a spezzatino!

«Bambina mia! Ti ha fatto qualcosa? È successo qualcosa? È troppo tardi per rimediare?»
«Sì, è successo qualcosa! L'ho appena stuprata sul divano e se le fa un test di gravidanza risulta pure essere incinta.»
«Non c'è niente da scherzare Dylan! La faccenda è seria!» Lo rimprovera aspramente zia Sophia.
«Ma che cazzo vuole che le abbia fatto? Che vi prende a tutte?»
«Zia è tutto ok, va bene? Ora smettila con tutta questa apprensione, non è successo niente.»
«Dea, ti ringrazio!»
«Non ancora... per il momento.»
«Non ancora? Che significa, non ancora per il momento? Non fare sciocchezze signorina! O ti incateno a un palo fino a quando non metterai i sensi in testa.»
«Zia... ti voglio bene, so che sei preoccupata, so che mi vorresti lontano e al sicuro in Giappone o al polo nord, ma devo dirtelo!»
«Cosa? Cosa devi dirmi?»
«Mi - avete - rotto - gli - zebedei! Ho scandito bene le parole? Ne ho fin sopra i capelli delle vostre stronzate! Delle vostre apprensioni! Mi state facendo impazzire, sto facendo la figura di una mentecatta, non sono una bambola di porcellana e Dylan... Dylan...»
«Sarà la tua rovina!» Esclama con decisione.
«Rovina di cosa? Mica la porto a prostituirsi! Ma che cazzo blaterate tutte?»
«Modera i termini giovanotto! E copriti santa pazienza, non ho bisogno di assistere allo spettacolo di vederti come mamma ti ha fatto!»
«In casa mia vado in giro come mi pare!»
«Esattamente! E siccome in casa sua può anche ospitare chi gli pare e piace... qui non sei la benvenuta.»
«Trixie? Cosa stai dicendo?»
«Quello che hai sentito. Torna a casa tua zia e lasciami vivere come mi pare. La mia vita è una mia scelta, non la vostra!»

Forse sono stata dura con lei, in fondo la sua è solo paura di perdermi. Si preme il petto con la mano aperta e i suoi occhi sono velati di lacrime... l'ho davvero ferita.
«Non ti riconosco più... non sei più tu. Una volta eri più responsabile, più sensibile, la più dolce delle fanciulle... cosa ti sta succedendo Trixie?»
«Non lo so cosa mi sta succedendo, ma qualsiasi cosa sia, non è affare vostro!»
«Trixie...»
«So quello che faccio!»
«Sei sicura di quello che dici, di quello che fai?»
«Io non sono sicura di niente, sto cercando di valutare bene la situazione, ma il comportamento che avete tu, Destiny e Hope, non mi è per niente d'aiuto. Forse neanche vi rendete conto che siete proprio voi a spingermi a fare delle scelte avventate. Mi state dando contro e mi state ostacolando in tutte le maniere, quando io volevo solo un supporto morale, una spalla su cui aggrapparmi, delle brave consigliere su cui fare affidamento. Forse starò sbagliando, ma lo state facendo anche voi con me.»
«Trixie...»
«Non voglio più parlarne. Quello che dovevo dire l'ho detto! E se davvero ci tieni a me, sai cosa fare.»
«Lo so cosa devo fare.»
«Ebbene?»
«Mi sembra di avere di nuovo davanti tua madre, anche lei usò le tue stesse parole, le ho dato fiducia, l'ho aiutata, l'ho consigliata, e sai qual è stato il risultato? È morta tra le mie braccia! Lo sai questo! Lo conosci il peso che mi porto dietro? Se solo l'avessi fatta desistere dal suo intento ora sarebbe ancora viva.»
«Significa che ti avrò contro?»
«Servirebbe a qualcosa avermi contro?»
«Non servirebbe a niente... o forse sì, servirebbe a peggiorare la situazione.»
«Non puoi chiedermi questo.»
«Sei libera di agire come ti pare. Io mi comporterò di conseguenza.»
«Non mi stai dando alternative.»
«Mi ci avete costretta.»
«Bene.»
Anche se mesta, mi sorprende con un abbraccio. Lo fa con due lacrime solitarie a rigarle il viso, lo fa lisciandomi i capelli come faceva quando ero una bambina da coccolare, lo fa come se oggi fosse l'ultimo giorno, come se non ci fosse più un'altra occasione per farlo.
«Mi fa male lasciarti al tuo destino, ma non sei più una bambina, la tua scelta l'hai già fatta ed è anche troppo tardi per tornare indietro.»
«Non ho ancora scelto, non è tardi.»
«Credimi... lo è.»
Si scioglie dall'abbraccio, rivolgendosi poi a Dylan.
«Ti avevo chiesto di non cercarla e non lo hai fatto. Se te lo chiederò di nuovo, sarà lo stesso, vero?»
«Esatto.»
«Non mi resta che augurarvi buona fortuna... ne avrete bisogno!»

Le nuove streghe di Salem Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora