Bagno di mezzanotte

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CAPITOLO 24

L'Abete contrassegna il perenne restare, che l'immortale vita va a rappresentare.

TRIXIE'S POV

Ripercorriamo a ritroso tutto il tragitto fino ad arrivare alla prima cascata dove recuperiamo le nostre scarpe, che sinceramente non pensavo neanche di ritrovare, ma Dylan mi rassicura anche su questo.
«Passiamo lasciarle qui tutte le volte che vogliamo, nessuno toccherà mai niente.»
Mentre infilo le scarpe, noto un'altra coppia che va nel senso contrario alla nostra.

Tra una ventina di minuti o al massimo trenta, qui la visuale si ridurrà a essere pari a zero, avvolta nel buio più totale, eppure giovani coppie si inoltrano per la riserva abbracciati, mano nella mano, stretti l'una all'altro, circospetti e ansiosi di trovare un posto appartato dove nessuno possa disturbarli.
Probabilmente anche noi avremmo approfittato del buio che sta scendendo, se avessimo avuto la decenza di non lasciarci andare in un luogo di passaggio, alla presenza di altre persone che hanno decisamente rovinato un intimo momento.
E per questo mio pensiero, insieme ad altri che sto immaginando se non ci fosse stato il "se", sorrido e azzardo un'ipotesi.
«Dylan... se non ci avessero visti, pensi che... sì, insomma hai capito!»
«C'è da chiederlo? Mi sto trattenendo pure adesso per non portarti dietro qualche cespuglio lontano da occhi indiscreti.»
«E cosa ti trattiene?»
«Non meriti una scopata dietro un cespuglio!»

Si avvicina a me che sono ancora seduta ad allacciarmi le scarpe, si abbassa alla mia altezza posando i palmi sulle mie ginocchia piegate, le divarica facendosi spazio tra le due colonne e scendendo con le mani dietro l'incavo, mi tira in avanti. Ora le mie gambe sono attorno al suo bacino, sento la sua erezione che non ha smesso di essere dura, e ancora pulsa per i baci di poco prima o per il pensiero di quello che verrà dopo. Siamo così stretti che sento il suo calore e il suo alito che soffia, provocando una scarica di brividi che scendono per tutta la colonna.
Lo voglio di nuovo, voglio ancora la sua bocca sulla mia, le nostre lingue che si sciolgono e si mescolano senza mai stancarsi, ma si limita a sfiorarle, parlando in un sussurro che vibra sulle mie labbra socchiuse, mentre le mani si muovono lungo i fianchi a sfiorare le cosce sotto il vestito.
«Ti voglio Trixie, ma non qui! Non come dei qualsiasi adolescenti che cercano un posto appartato... meriti di meglio.»

È ufficiale! Tra i due chi ha il controllo è lui! Io mi limito ad assecondarlo e ad annuire per non fare la figura della ninfomane, perché se mi avesse presa qui, adesso, dietro un cespuglio, non mi sarei tirata indietro. Mi dà però un assaggio; un nuovo bacio che mi scioglie e mi fa aggrappare al suo collo per non lasciarlo andare, per farlo continuare, ma che dura poco.
Abbandona subito l'assalto passionale per passare a uno più dolce, e piano sugge i lembi di carne lasciandomi sognante, sospirante e in contemplazione dei suoi occhi che ora sono fissi sui miei.
«Andiamo, prima che perda il controllo.»
Annuisco riluttante, senza riuscire a staccarmi dalla sua bocca che ancora sfiora la mia, ma a essere riluttante non sono la sola, perché lo noto con quanta fatica trattiene il fiato e quanto lentamente si stacca. Mi aiuta a rialzare e mi circonda con i suoi muscoli, accompagnandomi per tutto il tragitto con il braccio sopra le mie spalle, e senza chiedere, senza nessuna dichiarazione, sento come se fossimo già una coppia consolidata.
Altra musica magica accompagna il nostro camminare; se di giorno sono le cicale, di notte sono i grilli che cominciano a cantare, e nel silenzio rotto solo dal loro frinire, arriviamo al sentiero che ci porterà all'ingresso del parco.

Ormai siamo già a sera inoltrata e il manto nero della notte ha steso già il suo velo, per cui percorriamo l'ultimo tratto illuminandolo con la torcia del suo telefono... e mi viene in mente! Il mio telefono l'ho tenuto spento per tutto il tempo per non essere tartassata da continui messaggi.
Frugo nella borsa alla sua ricerca e lo accendo per visualizzare eventuali chiamate o messaggi, ma sembra essere morto e sepolto.
«Qui non c'è molto campo, ma più avanti ci sarà un po' di ricezione.»
Intanto un'altra coppia si inoltra nel buio sentiero e la curiosità accende le mie domande. «Ma esiste un orario di chiusura?»
«Solo per il lato est e ovest c'è la chiusura alle ventidue, questo lato di parco invece è aperto ventiquattro ore su ventiquattro.»
«Ecco perché c'è ancora tutto questo via, vai.»
Siamo arrivati all'entrata o all'uscita, dipende dalla prospettiva, e poco più avanti sulla strada di breccia rossa, ci attende l'auto che ci avrebbe riportati a casa.
Chiudo lo sportello e allaccio la cintura mentre contemporaneamente una raffica di suoni annunciano l'arrivo di una miriade di messaggi; è tornato il campo!
Comincio a leggere tutti i messaggi inviati e che non hanno avuto risposta. Sono tutti di preoccupazione, ansia, raccomandazioni e anche minacce! Le altre due streghe non si sono risparmiate su niente. Rispondo velocemente a entrambe con un:
"Sto meravigliosamente bene, non preoccupatevi e non aspettatemi per questa sera, non penso di rientrare a casa... e non provate a chiamarmi perché ritroverete il telefono spento"

Le nuove streghe di Salem Where stories live. Discover now