È la fine?

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CAPITOLO 48

CANTO DI ARADIA Io sono la volontà degli Dei, io sono la vita. Io sono la Signora del plenilunio, colei che ritorna per ricordare ai Figli del Cielo l'Antica Arte. Io sono la Dea dell'amore che stende un mantello di stelle sopra la notte. Io annuncio l'alba e saluto il tramonto. Io possiedo il segreto di ogni incantesimo. Io sono colei che comanda la folgore.
Io sono la rugiada che scende sui prati fioriti, la linfa che scorre nei boschi, che anima i venti e le acque, che sposa e feconda la terra, che nasce nel fuoco e alimenta la fiamma perenne che grida giustizia agli Dei. Io sono colei che sconfigge la morte e spezza le catene della paura. Io sono lo Spirito puro della Natura, lo Spirito libero dell'universo. Io sono la Gloria immortale della verità mai tradita. Io sono l'amore, io sono la vita. Io sono la figlia della Luce infinita.


TRIXIE'S POV

Posso dire che questa è una mattina come tante? No, non posso dirlo. Questa è una mattina malinconica, è una mattina dal bianco candore, è una mattina dove silenziosamente nell'aria volteggiano leggeri e soffici petali bianchi che si depositano sui tetti e sulle strade rendendo il panorama ricco di una magica luce, è una mattina dove la prima neve d'inverno che cade cheta, mi fa immergere in una dolce mestizia.
Da dietro la portafinestra me ne sto seduta assente a guardare il mondo esterno, come farebbe una vecchia alla finestra che guarda la vita fuori per sentirsi meno sola.
La neve è già depositata in ogni dove, e ora è tutto un manto bianco, tranne che per le strade, dove il soffice tappeto si scioglie e si dirada al passaggio delle auto in movimento.
Dietro i freddi vetri in realtà sono in attesa... aspetto che alla fine della strada veda svoltare l'auto di Dylan che questa mattina ha deciso di dover andare a Boston, non per lavorare, ma per prendere mia zia, prelevarla dal suo appartamento e portarla qui a Salem... per fare cosa, non lo so!
Ultimamente, da due settimane a questa parte, tutti e due sono molto strani e di sicuro mi stanno nascondendo qualcosa.
E poi la vedo! A confondersi con la neve che cade sempre più fitta, fino rendere la visuale un muro di piume bianche, c'è l'auto di Dylan che, svoltando dall'angolo che stavo guardando, arriva e parcheggia giù in strada di fronte al negozio. Osservo tutto lo scenario mentre scende dalla sua auto e si preoccupa di scortare zia Sophia, che sull'asfalto ghiacciato sembra che cammini sopra le uova... e menomale che la sorregge! Scivolando per poco il suo didietro non ha fatto compagnia al suolo.

Pochi minuti più tardi entra nella mia camera, dove sto ancora aspettando, sfregandosi le mani e alitando un soffio caldo sui palmi chiusi a coppa... e io gli sorrido, felice che sia tornato presto.
Lentamente si avvicina a me, e sfregandosi ancora le mani per renderle più calde e poter così prendere le mie tra le sue, si accovaccia all'altezza delle mie ginocchia.
E sono calde... così come è calda la sua voce che allontana la tristezza che mi stava assalendo.
«Come stai?» Mi chiede.
«Non hai una domanda di riserva?»
Si porta le mie mani alla bocca premendo delicatamente le labbra sulle mie dita che si stringono alle sue. Le sfiora piano in totale adorazione, come se, seduta su questa poltroncina con lui inginocchiato ai miei piedi, fossi una regina da onorare o meglio ancora, una Dea da idolatrare.
Sono ferma a guardarlo... e quando alza lo sguardo, il mio cuore si riempie di una dolce e triste chiarezza quando vedo i suoi occhi lucidi brillare di una luce diamantata. Sta soffrendo per me! E per placare questo suo dolore grande quanto il mio, mi armo di un sorriso forzato e di una bugia bianca che spero allievi la sua preoccupazione.
«A dir la verità oggi mi sento un po' meglio.»
«Non ti credo, ma farò finta che sia così.»
E fa bene a non credermi. Oggi è peggio di tutti quanti gli altri giorni. Sembra quasi che la fine sia vicina, ma resisto ancora, resisterò anche quando non avrò più una briciola di forza da poter ostentare.
Dylan, intanto, al mio sorriso risponde con una carezza al viso, e poi si alza posando le sue calde labbra sulle mie in un tenero e casto bacio. Mi mordo un labbro lambendolo con la mia stessa lingua quando mi priva delle sue labbra; in questo modo ho l'illusione di sentire ancora il suo morbido e dolce contatto di cui ho disperatamente bisogno ogni giorno che passa.
La sua proposta poi mi fa sospirare e desiderare di poter reagire a questo sfinimento che sta devastando tutto il mio corpo.
«Ti porto qualcosa che ti sollevi un po'.»
«No.»
«Come sarebbe no? Devi mangiare e bere se vuoi stare meglio.»
«E lo farò! Ma non qui. Voglio alzarmi.»
«Ti affaticherai troppo se lo farai.»
«Ma non posso neanche stare tutto il giorno buttata sul letto o su questa poltrona. Questa stanza non diventerà il mio sarcofago.»
«Sei sicura di volerti alzare?»
«Sicurissima. Aiutami però.»
«Sarebbe meglio se ti prendessi in braccio.»
«No, voglio camminare.»
«Sei proprio testarda.»
«Fino a quando riuscirò a farlo, lo farò.»
Dylan ha ragione a dire che sono testarda, ma proprio non voglio fargli vedere quanto oggi mi senta giù di tono... oddio! Magari fossi giù di tono! Essere giù di tono per me equivarrebbe a dire: sprizzare comunque salute da qualche poro. Io non sono giù di tono. Sono seppellita con il tono. In teoria c'è una fossa di tre metri tra me e il mio tono, e in pratica sono già con i piedi nella fossa per raggiungerlo.

Le nuove streghe di Salem Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora