Capitolo 1

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Attenzione: Nel seguente capitolo sono presenti omofobia e bullismo. Questi contenuti potrebbero non essere adatti per alcuni di voi.

"Ehi frocetto, quanti ne hai succhiati oggi?"
La voce di Cesare attraversò tutta la classe, superò il vociare indistinto dei miei compagni intenti a ritornare ai loro posti dopo l'intervallo e mi trafisse la nuca come una matita appuntita. Provai ad ignorare l'ennesima provocazione di quel povero bulletto ignorante, ma l'astuccio che mi colpì la schiena qualche secondo dopo mi costrinse a girarmi verso di lui, nel silenzio generale di tutti i presenti.
"Con quello di tuo padre, siamo a quota tre" risposi con disinteresse e una punta di sarcasmo.
Erano mesi che mi tormentava. All'inizio avevo reagito con rabbia, con sdegno. Le sue parole mi ferivano, spesso nel profondo, e io non riuscivo a controbattere, colto alla sprovvista da quel rancore ingiustificato, e tutto questo mi faceva saltare i nervi.
Poi, settimana dopo settimana, insulto dopo insulto, presi sempre più coraggio e cominciai a tenergli testa, talmente assuefatto dalla banalità delle schifezze che gli uscivano dalla bocca da non farci quasi più caso.
Sbuffai scuotendo la testa e sedetti al mio banco, mentre il viso di Cesare assumeva una sfumatura violacea sotto i suoi capelli scuri a spazzola, e i miei compagni di classe alternavano versi e risate a causa delle mie parole e delle conseguenze che quest'ultime mi avrebbero causato.
"Sei morto finocchio! Ci vediamo fuori!"
Il professore che fece il suo ingresso proprio in quel momento, ignorò bellamente la frase che uscì dalla bocca di Cesare, si sedette alla cattedra e cominciò a fare l'appello con aria apatica.
"Quello sì che è un coglione" sussurrò Federico, seduto al mio fianco.
"Un coglione coi fiocchi, direi" confermai alzando gli occhi al cielo.
"Tanto noi usciamo dal retro, no?"
"Sì, come al solito."
"Perfetto."
L'uscita sul retro affacciava direttamente sul grande parcheggio dell'istituto. E visto che la mia auto era lì e che Cesare non aveva la minima idea che quel giorno fossi andato a scuola in macchina, era probabile che mi avrebbe aspettato fuori dall'uscita principale come l'idiota che era e infatti andò esattamente così.

Il giorno dopo mi attendeva con tutta la sua stazza da armadio a due ante seduto sul mio banco con un'espressione maligna scolpita in faccia.
"Pensavi di prendermi per il culo, stupida checca?"
"Beh, non è esattamente quello che ho fatto?" chiesi impassibile.
Mi arpionò con violenza il colletto della giacca, avvicinando il suo viso al mio tanto che potei distinguere l'odore di caffè misto a sigaretta del suo alito disgustoso.
"Stavolta non scappi, lurido froc..."
"Cesare! Metti immediatamente giù Michele!" esclamò sconvolta la professoressa della prima ora.
"Tra due settimane inizieranno i vostri esami di maturità e voi vi comportate come dei bambini dell'asilo!" aggiunse alzando ancora di più il tono di voce.
Cesare mollò la presa e tornò lentamente al suo posto senza staccarmi gli occhi di dosso, ed io feci lo stesso.
Assieme a Federico mi ero già confrontato per ben due volte con quel povero scemo. La prima di queste non successe praticamente nulla a parte un paio di spintoni e qualche insulto. La seconda volta invece si concluse con un occhio nero per Cesare e con qualche graffio, un po' di lividi e parecchia soddisfazione per me e Fede. Il tutto coronato da una bella nota disciplinare per tutti e tre.
Quel giorno però, il fatto che Federico fosse assente sarebbe potuto essere un problema. Quel giorno l'odio incessante che Cesare provava da un po' di tempo nei miei confronti senza nessun motivo apparente, se non quello di sospettare che il mio orientamento sessuale fosse diverso da quello "normale", sarebbe potuto essere difficile da gestire. Quel giorno, se non fossi riuscito a evitarlo, avrei avuto sulla pelle i segni delle sue costanti minacce e dell'indifferenza di quasi tutti gli altri. Ma per qualche strana e assurda coincidenza, quel giorno non successe nulla. Cioè in realtà accadde una cosa, un'evento che non mi sorprese più di tanto, una scoperta che sinceramente un po' mi aspettavo. Il caro Cesare, infatti, venne beccato nei bagni in atteggiamenti intimi con un altro ragazzo, Giulio. La notizia fece il giro dell'istituto in un paio d'ore e in men che non si dica tutti non riuscivano a parlare d'altro. Lui, dopo un giro in presidenza, rientrò in classe al suono dell'ultima campanella della giornata, raccolse il suo zaino e scomparve fino alla fine dell'anno scolastico.
Quando si dice odiare qualcuno perché non si è in grado di accettare sé stessi.

Quando si dice odiare qualcuno perché non si è in grado di accettare sé stessi

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Mal di gioia - Parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora