Capitolo 29

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"Con questa chiudi il magazzino, mentre con quest'altra la porta principale" borbotta Francis mostrandomi il mio mazzo di chiavi del negozio, nuovo di zecca.
"Ok."
"Per qualsiasi cosa mi scrivi o mi chiami."
"Certamente."
"E se Sebastiano esagera sei autorizzato a picchiarlo."
"Sul serio?"
"No, quello è compito mio" mormora mentre un impercettibile ghigno spunta sotto ai suoi baffi folti.
Ridacchio anch'io.
"Buone vacanze, allora."
"Grazie, ci vediamo tra qualche giorno. E ricordati, se hai qualche problema..."
"... Ti scrivo o ti chiamo."
"Esatto. Ciao."
"Ciao."

Francis si incammina a passo lento per la strada poco affollata verso i suoi giorni di ferie, che a quanto pare non prendeva da più di un anno. Ha deciso di affidarmi interamente il suo negozio, dalla gestione del personale a quella del magazzino. Passerà ogni sera prima della chiusura per ritirare l'incasso giornaliero e per verificare che non ci siano state stragi o disastri. E se andrà tutto bene, inizierà ad assentarsi molto più spesso in questo periodo, sfruttando tutti i giorni riposo mai fatti. Questa è una sorta di prova. Sono solo tre giorni, dovrei farcela, voglio farcela.

Manca poco più di un quarto d'ora all'apertura, ciò vuol dire che posso prendermela comoda e scegliere la playlist da ascoltare durante il turno, mentre attendo l'arrivo di Gia e Sebastiano.
Ci sono talmente tanti gruppi di brani accuratamente selezionati che clicco su uno a caso. "Enjoy the Silence" dei Depeche Mode apre le danze di questa nuova giornata di lavoro.

Da quando io Leo siamo tornati, i pensieri hanno iniziato ad allentare la presa, giorno dopo giorno. Ovviamente non sono magicamente scomparsi, questo non può succedere, hanno solo rilassato leggermente il loro morso vorace. Ciò mi ha permesso di rimanere in piedi, instabile, ma propenso a non cadere. Mi accorgo che il cervello lavora, e anche parecchio. La situazione non è tornata come prima del malore di mio padre. Ma con impegno e pazienza ho intenzione di renderla abbastanza tollerabile.

Il cellulare al lato della cassa si illumina per un messaggio.
Buongiorno bellissimo, perché non mi hai svegliato? Avrei voluto salutarti.
Buongiorno carino. Non me la sono sentita di interrompere il tuo sonnellino di bellezza... E comunque mi hai salutato.
Davvero?
Sì, hai fatto un verso, una smorfia, un mezzo rutto.
Io non rutto.
No, infatti, causi direttamente dei maremoti.
Non è vero, sono ruttini leggeri.
Ma se con quello che hai mollato ieri sera mi hai fatto le mesh!
Sto ridendo come uno scemo. In metro mi stanno guardando tutti.
Spaventali con un rutto, no?
Ok.
Fammi sapere come vanno i colloqui.
Sono un po' nervoso.
Lo so, ma io sono con te.
Accompagno le mie parole con un cuore verde. Un piccolo cuoricino viola appare in risposta.
E se vanno male?
Ti mando una foto spinta per tirarti su di morale.
Allora spero siano un disastro.
Scemo.
Facciamo che me la mandi a prescindere?
Ci penso.
Ci conto.
A dopo carino, ti amo.
Buon lavoro bellissimo, ti amo.

"Ma come fai a sorridere al mattino, me lo spieghi?" esordisce Gia varcando trafelata l'ingresso del negozio.
Impiego qualche istante per rendermi conto dell'espressione allegra che ho stampata in faccia.
"Buongiorno anche a te..."
"Insomma 'buongiorno'... Per carità, rispetto la tua opinione, ma non mi sento di condividerla."
Scoppio a ridere mentre la ragazza prova inutilmente a rimanere seria dopo la sua battuta.
Entra nello spogliatoio sbadigliando.
"Sebastiano mi ha tenuta in piedi quasi tutta la notte."
"Ok..."
Ritorna con la testa nella stanza con le guance in fiamme.
"Non per quello che pensi tu, sporcaccione! Abbiamo solo chiacchierato!"
"Davvero mi hai chiamato sporcaccione?"
"È il primo termine che mi è venuto in mente. Avresti preferito, che ne so, pervertito?!"
"Ma io non ho detto nulla!"
"Però l'hai pensato, lo so!"
"In effetti..."
"Visto?! Sporcaccione!"
Trattengo a stento un'altra risata.

Sebastiano si trascina attraverso l'entrata con la faccia da sonno bonfonchiando un 'giorno' striminzito.
"Che vi urlate?" borbotta stiracchiandosi.
"Gia mi stava raccontando delle vostre ore piccole di stanotte..."
Il ragazzo strabuzza gli occhi diventando tutto rosso.
"M-ma... ma abbiamo solo parlato!"
"Gliel'ho detto!" interviene Gia.
"Anche perché non ero in formissima ieri sera, quindi non avrei potuto dare il meg..."
"Ti prego Seb, no" lo interrompe lei alzando un dito a mezz'aria.
"Ma..."
"No."
"Io posso parlare?" mormoro divertito.
"No."
"Ma devo spiegarvi cosa mi ha detto Franc..."
"No."
Gia si passa una mano sul viso sfregandosi le palpebre con uno sbuffo.
"Sono qui da dieci minuti, mi avete già fatta esaurire e non ho nemmeno lasciato la mia roba nello spogliatoio. Ho bisogno di un momento di silenzio, nemmeno una parola, è possibile?"
Io e Sebastiano ci scambiamo un'occhiata e poi annuiamo quasi in sincrono.
"Perfetto, grazie" conclude lei voltandosi e avviandosi verso lo spogliatoio.
"Tolgo la musica, allora?"
La ragazza si congela sul posto girandosi lentamente verso Sebastiano.
"Dato che hai bisogno di silenzio, forse è meglio se... ok, sto zitto."
Gia lo trapassa da parte a parte con lo sguardo ancora per qualche secondo e poi si allontana, mentre io ridacchio sotto ai baffi.

Colloqui finiti, sto tornando a casa.
Com'è andata?
Insomma... non so se abbia fatto colpo su di loro.
Su di me l'hai fatto.
Lo so, ma tu non puoi offrirmi un lavoro.
Però potrei mandarti la foto sconcia che ti avevo detto...
Interessante...
Ridacchio e scrivo: Potrebbe arrivare quando meno te lo aspetti.
Non penserò ad altro per tutto il resto della giornata.
Esagerato.
Nemmeno un po'. A te come sta andando? È bello essere il capo supremo?
Tutto bene. Purtroppo non ho ancora avuto l'occasione giusta per usare la frusta di Francis.
Peccato.
Anche se oggi c'è il rischio che sia Gia a frustarci tutti. Ha dormito poco ed è incazzatissima.
Fatti scudo con qualcosa... usa Sebastiano.
Scoppio a ridere sotto gli occhi interrogativi dei miei due colleghi.
Abbiamo quasi finito la pausa pranzo, tra poco riprendiamo.
Ci sentiamo dopo, ti amo.
Ti amo.
Prendo ciò che rimane del mio panino e lo metto in bocca masticandolo un po'. Attivo la fotocamera interna del cellulare, mi faccio un selfie spalancando le fauci come un idiota e premo "INVIO".
Ecco la tua foto zozza.
La risposta di Leo è quasi immediata, come immagino sia stato il suo sorriso alla vista della mio scatto alquanto singolare.
Troppo sexy.

Troppo sexy

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Mal di gioia - Parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora