Capitolo 17

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Leonardo ammira i cartelloni pubblicitari animati di Piccadilly Circus con le braccia lungo i fianchi e la bocca semi aperta.
È fermo nel fiume di gente che viaggia in ogni direzione, in una sorta di groviglio di anime indaffarate, incantato da ciò che ha davanti agli occhi.
Una donna dall'aspetto etereo con un velo azzurro sul viso sembra ricambiare il suo sguardo, circondata da spartiti e tasti di pianoforte che appaiono e svaniscono, perdendosi nel bianco candido dello schermo che l'avvolge come fosse una nuvola.

La piazza è vasta, sembra infinita. Si perde in un numero indistinto di vie che spesso tendono a confluire in un'unica direzione, quasi come volessero prenderti un po' in giro, giocando con te. Ma Londra è anche questo: un'immenso parco giochi.
Sfioro le dita di Leo con le mie e lui sembra ridestarsi tutto in una volta, prendendomi la mano e stampandomi un bacio sulle labbra.
"Qui vicino c'è un negozietto di vestiti vintage e di seconda mano. Andiamo a dare un'occhiata? Magari troviamo qualcosa per la serata di Francis..." gli dico all'orecchio.
"Ok! Quindi sarà tipo un ballo?"
"Più o meno. Ha detto di vestirci bene."
"E dovrai lavorare tutta la sera?"
"No, no, solo un paio d'ore... perché?"
"Così, per sapere."
Leonardo arrossisce visibilmente e affretta il passo.

Il negozio è piccolo, colorato e straripante di capi d'abbigliamento di ogni tipo. Io e Leo passiamo più di un'ora a provarne diversi. Oscillando tra alcuni vestiti carini, altri più o meno decenti e altri ancora parecchio discutibili. Condendo il tutto con risate, battute e occhiate maliziose.
"Che ne dici di questo?" domando facendo una goffa piroetta sul posto con indosso un completo lilla un po' consumato.
Leonardo si volta nella mia direzione sistemandosi il colletto della camicia del vestito verde chiaro che ha scelto per lui. Come al rallentatore sul suo viso prende posto il suo sorriso storto. Si avvicina a me senza staccarmi gli occhi di dosso. Sento le guance farsi calde, ma non abbasso lo sguardo fisso nel suo.
Mi sfiora con dolcezza il lobo dell'orecchio con le labbra e sussurra: "Sei meraviglioso."

Osservo le vie tempestate di luci colorate dipanarsi e prendere vita oltre il finestrino del bus che sta viaggiando in direzione del centro. La metro era talmente affollata da essere impraticabile. Ma c'era da aspettarselo, dopotutto è l'ultimo dell'anno. Io, Leo, Fede e Marta siamo riusciti in qualche modo a salire su uno dei pullman meno stipati di persone, ma all'interno del quale siamo comunque rimasti in piedi, stretti e scomodi, in attesa della nostra destinazione, forse un po' pentiti d'aver scelto di passare il capodanno fuori casa.
Anche in questo caso è stata Marta a proporci un'uscita dopo cena. Cena che ancora una volta si è prodigata lei a preparare con l'aiuto di Leonardo, e anche questa volta in quantità massicce, tanto che avremo cibo già pronto per almeno tre giorni. Quindi non ce la siamo sentiti di dirle di no.

Arrivati in centro il mezzo si svuota in un vociare concitato di lingue diverse. La mia attenzione viene attirata da una compagnia di cinque ragazzi italiani, così diversi e al tempo stesso così affiatati da risultare quasi bizzarri. Li sento ridere alle battute sparate senza sosta da uno di loro. Un tipo basso, con gli occhiali e l'aria simpatica. Una delle ragazze del gruppo continua ad osservarlo con aria sognante, a differenza della sua amica, alta, con i capelli scuri, che lo guarda con sufficienza tradendo un sorriso.
"Facciamoci un selfie!" esclama una terza ragazza, la bionda della cricca.
"Emma..." brontola quello magro e riccioluto al suo fianco tentando di accendersi una sigaretta.
Lei lo fissa con un sorriso dispettoso.
"Ok, uno solo" risponde lui, fermandosi al lato della strada assieme ai suoi amici.
"Non farmi brutto, eh!" dice il ragazzo con gli occhiali.
"Guarda che deve fare una foto, mica un miracolo!" esclama la tipa dai capelli scuri.
Ridacchio superandoli mentre scambio con Leo un'occhiata divertita e loro scoppiano in una fragorosa risata.

Continuiamo la nostra camminata per le vie del centro, con un'espressione allegra sul viso, senza una destinazione precisa, con Federico e Marta che ci precedono a braccetto uno con l'altra.
"Il giorno di Natale mia madre mi ha mandato un messaggio... un vocale" esordisce Leo facendomi ritornare alla gelida realtà.
I miei occhi si poggiano su di lui, ma lui sta guardando da un'altra parte. Ha il naso arrossato, le mani in tasca, un cappellino colorato in testa e la bocca nascosta dalla sciarpa pesante con cui sta tentando di ripararsi dal freddo.
"Ma non le ho risposto... in realtà non l'ho nemmeno ascoltato."
Con una mano gli stringo piano il braccio.
"Se ti andrà di farlo, lo farai."
"L'altro ieri, quando mi sono sentito con mio padre, lei a malapena mi ha salutato. Pochi minuti di videochiamata mi sono sembrati dei giorni" borbotta in tono grave.
"E nonostante tutto, nonostante io sappia che dai miei sarà difficile cavarne qualcosa di buono, comunque ci spero ancora. Che stupido."

Ci fermiamo nei pressi di un locale tipicamente inglese colmo di gente. Dalle casse sgangherate vicino al bancone risuona "Invincible" dei Muse. Manca poco alla mezzanotte. Tra qualche minuto il cielo verrà tagliato dai colori abbaglianti dei fuochi d'artificio che segnano l'inizio del capodanno.
Mi piazzo davanti a Leonardo, che un po' stralunato incrocia il mio sguardo.
"Non è così" dichiaro con fermezza.
Lui prova a guardare altrove, ma io lo trattengo richiamando la sua attenzione.
"Ehi, tu non sei stupido" ripeto lentamente, caricando ogni parola di tutta la stima e l'affetto che riesco a racimolare.
"Sei un bravo ragazzo che sta cercando di vivere liberamente la sua vita. E se i tuoi genitori non vogliono nemmeno provare a capirlo, sono loro a perderci."
Le braccia di Leo mi stringono togliendomi per un attimo il fiato. La sua dolce irruenza mi fa quasi perdere l'equilibrio e cadere all'indietro.
"Grazie... è bello sentirselo dire" sussurra con la voce rotta.
"È la verità" mormoro con un sorriso.
Leonardo se possibile mi stringe ancora di più.
"Solo una cosa."
"Cosa?"
"Smettila di dimostrarmi il tuo amore tentando di uccidermi."
"Ok..." bisbiglia ridendo.
Libera la bocca dalla sciarpa e imprime le sue labbra calde sulle mie.
"Così va meglio?"
"Decisamente."
Il rumore dei primi scoppiettii luminosi attira la nostra attenzione. Cerco la mano di Leo al mio fianco e la trovo lì, pronta ad accogliermi. Intreccio le mie dita con le sue. Lui mi attira a sé, mi abbraccia, mi bacia, mi fa sentire vivo. Uniti in quel contatto, osserviamo affascinati il manto notturno infinito sopra di noi, segnato dai colori vivaci del nuovo anno appena cominciato.

 Uniti in quel contatto, osserviamo affascinati il manto notturno infinito sopra di noi, segnato dai colori vivaci del nuovo anno appena cominciato

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Mal di gioia - Parte 2Where stories live. Discover now