Capitolo 16

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"Non so nemmeno da dove cominciare! Ci dobbiamo spogliare prima oppure durante? Devo chiedergli di farlo oppure lo lascio capitare? Bisogna parlare quando lo facciamo oppure no?"
Stavo sparando domande a raffica da almeno dieci minuti, camminando avanti e indietro davanti a Federico, che seduto alla scrivania della sua camera attendeva pazientemente la fine del mio sproloquio.
Gli avevo raccontato del nostro tentativo fallimentare di fare sesso, se di tentativo si poteva parlare. Gli avevo esposto le mie preoccupazioni in merito alla reazione di Leo e al suo comportamento a tratti scostante degli ultimi giorni. Gli stavo dicendo tutto, forse anche troppo, in un fiume di parole che aveva bisogno di trovare il suo spazio e magari di essere anche un po' arginato.
"Non so che cacchio fare" conclusi sedendomi abbattuto sul letto.
"Ok, hai finito?"
"Sì."
"Ti senti meglio."
"No."
"Bene" disse Fede sarcastico.
"Mi piacerebbe che fosse un momento speciale, per entrambi. Non so se lui l'abbia già fatto con qualcuno, ma io no... "
"Michè..."
"Uhm?" mormorai con lo sguardo basso e la testa ovunque tranne che in quella stanza.
"Michè."
Alzai gli occhi su di lui.
Federico era sereno, calmo, quasi fastidioso nella sua sorridente tranquillità.
"Parla con Leo. Digli che è la tua prima volta."
"Ma non so se..."
"Michè."
"Magari poi lo metto in soggezio..."
"Michele!" esclamò Fede alzandosi in piedi.
"Che c'è?!" sbottai spazientito.
"Ascoltami, parla con lui. Fidati."
Lo squadrai per qualche secondo, in silenzio.
"Ok" borbottai alzando gli occhi al cielo.
"Comunque non mi stancherò mai di ripeterlo: vi siete proprio trovati, scemo e più scemo!"
"Grazie, che gentile."
"Prego, non c'è di che."

"Ehi..."
"Ehi..."
Leonardo salì in macchina e mi stampò un bacio affettuoso sulla guancia.
"Che si fa stasera?" mi domandò litigando con la cintura.
"Pizza e film da me?"
"Perfetto."
Cercai di godermi la serata appieno tentando di reprimere quella sorta di vocina che continuava mugugnare nei sotterranei del mio cervello. Leo sembrava essere quello di sempre, con le sua dolcezza e il suo sorriso storto. Probabilmente avevo solo frainteso, interpretando male un comportamento più che normale. Forse il lato paranoico legato al mio disturbo aveva deciso di fare capolino in un momento molto poco opportuno, come sempre d'altronde.
"Ehi, senti..."
La voce sussurrata di Leonardo mi fece tornare alla realtà: a gambe incrociate, sul mio letto, al suo fianco, spalla contro spalla, ad osservare lo schermo del computer, dove una dissolvenza lasciava spazio ai titoli di coda del film.
Mi girai verso di lui che accennò un debole sorriso.
"Ti va di stenderci un po'?"
"Certo" risposi sorridendo a mia volta.
Leo fece partire la riproduzione casuale di una delle mie playlist musicali e poi poggiò il PC sul tappeto raggiungendomi e appoggiando la testa sul mio petto.
Lo sentii agitarsi leggermente alla ricerca di una posizione più comoda.
Poi si schiarì la voce e disse: "So che ultimamente sono stato un po' strano... dopo che abbiamo provato a fare..."
"Sì, avrei voluto parlatene anch'io e scusarmi."
"Scusarti? E per cosa?"
"Se magari ho combinato qualche casino e non me ne sono accorto."
"Ma no, figurati! E poi vorrei ricordarti che qui sono io quello che fa cazzate e poi chiede scusa."
"Giusto, giusto" dissi ridacchiando.
Ritornò il silenzio.
"Il fatto è... il fatto è che non ho mai fatto sesso, è la mia prima volta" ammise imbarazzato barcollando tra le parole.
"Sono un po'..."
"... agitato?"
"Sì..."
Alzò lentamente la testa osservandomi di sottecchi. Lo guardai per qualche secondo, mentre lui a fatica provava a non distogliere lo sguardo. Poi sbuffai una mezza risata carica di emozione.
"Perché ridi?"
"Perché lo sono anch'io. Anche per me è la prima volta."
"Davvero?"
Anche sul volto di Leo si affacciò un sorriso.
"Davvero."
"Mi sento impreparato, l'altro giorno stavo facendo cose a caso."
"Anche io... ma forse è proprio questo il bello, scoprirlo insieme."
"Credo... credo di sì."
"Federico me l'aveva detto che dovevo parlarti... " dissi a mezza voce.
"... E che siamo due scemi" aggiunsi ridacchiando.
"L'hai detto a Fede?"
"Beh... sì. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno di cui mi fido... e visto che non riuscivo a farlo con te... non volevo metterti a disagio. Come mai stai ridendo?"
"Perché io ho fatto esattamente la stessa cosa."
Mi sciolsi in un nuovo sorriso.
Lui rifletté in silenzio, poi annuì e ammise: "Sì, mi sa che ha ragione Fede, siamo due scemi."
"Ehi, parla per te."
"Ho guardato qualche video su internet per capirci qualcosa."
"A scopo puramente accademico, immagino."
"Ovviamente" mormorò con le guance in fiamme.
"Ovviamente" gli feci eco io.
"Magari potresti mostrarmi cos'hai capito" sussurrai poi malizioso.
"Ci stai provando con me, per caso?"
"Forse..."
"Beh, sta funzionando alla grande."
"Ottimo."

Leonardo si avvicinò piano al mio ghigno mordicchiandosi il labbro inferiore, i suoi occhi fissi nei miei. Mi attirò a sé con un bacio.
Le sue mani mi accarezzarono il collo, scendendo lentamente giù, oltre il tessuto della maglietta, sui fianchi nudi, mentre io facevo scorrere sotto ai polpastrelli la pelle della sua schiena. I nostri respiri si incastrarono uno con l'altro in un rumore che si amalgamava con il suono di "How's That" di Fka twigs. Le nostre labbra si incontrarono di nuovo e poi si allontanarono, andando a toccare altri punti dei nostri corpi vicini.
Mi tolse la t-shirt al secondo tentativo, tra una risata appena accennata e una parola sottovoce.
Non ci risparmiammo in battutine nemmeno quando ci sfilammo i jeans o la biancheria: impacciati, eccitati, maliziosi e felici.
In quell'istante si creò uno spazio tutto nostro. Un luogo dove eravamo semplicemente a nostro agio, completamente liberi, completamente noi. La nostra bolla, il nostro momento speciale.

 La nostra bolla, il nostro momento speciale

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Mal di gioia - Parte 2Where stories live. Discover now