Capitolo 9

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Francis ha convenuto fosse il momento di assumere un altro paio di dipendenti in modo da alleggerire il lavoro e da agevolare eventuali assenze di varia natura.
Quindi oggi, oltre a gestire l'aumento del flusso di clienti dovuto ai saldi, dovremo anche tenere d'occhio Gia e Sebastiano, i due ragazzi scelti dal mio capo, che copriranno una parte del turno mattutino e una parte di quello serale. Questo vuol dire che dovrò restare qui per quasi tutto il giorno.
Fortunatamente entrambi si rivelano spigliati, dinamici e a loro agio. Si mettono in gioco e seguono le nostre indicazioni, ascoltando i nostri consigli. Riusciamo così a portare a termine la giornata lavorativa senza feriti gravi o morti cruente, il che è sempre un traguardo più che apprezzato sopratutto quando si ha a che fare con qualche new entry sul posto di lavoro.

"Che ne pensi dei novellini?" chiede Francis raggiungendomi al piano di sopra mentre siamo in chiusura, noi due soli.
"Beh..."
Rimango per qualche istante senza parole per quella domanda inattesa. Lui mi osserva con aria seria grattandosi il mento barbuto.
Deglutisco e rispondo: "Secondo me se la sono cavata parecchio bene."
Francis annuisce, poi si volta e poco prima di scendere le scale borbotta: "Vai pure a casa, finisco io di sistemare qui... e grazie per esserti fermato per tutto il giorno."

Entro in casa. Il corridoio d'ingresso sarebbe quasi completamente immerso nel buio se non fosse per la macchia colorata di luce soffusa che si allarga sul pavimento sotto la porta della mia camera. La apro con lentezza, intenzionato a sorprendere il mio ospite molto desiderato, ma rimango fermo sull'uscio: Leonardo è steso sul letto con le braccia sotto la testa addormento davanti al computer. Indossa le cuffie, e il suo respiro profondo e cadenzato si confonde con il suono indistinto che gli copre le orecchie. Mi avvicino di soppiatto, mi inginocchio e appoggio delicatamente le labbra sul retro del suo collo, dandogli un bacio leggero. Leo si muove appena continuando a dormire beato. Sullo schermo del PC c'è il video di un live degli Europe parecchio datato. Resto imbabolato per un paio di minuti a fissarlo, ammaliato da quei capelli cotonati e dalle luci stroboscopiche, attento al suono distante che giunge dalle cuffie di Leonardo. Il finale di "Dreamer" mi fa tornare alla realtà. Tolgo le scarpe e apro la cassettiera in cerca di un cambio di vestiti pulito, poi do un'ultima occhiata a Leo, sorrido e mi avvio verso il bagno, ho bisogno di farmi una doccia.

Riesco a malapena a mettere un piede nella mia stanza che subito due braccia mi circondano tirandomi verso il letto, perdo l'equilibrio e cado di peso sul petto di Leonardo.
"Ciao bellissimo."
"Ciao carino."
"Finalmente sei a casa, sono troppo felice!"
"E lo dimostri tentando di uccidermi?"
"Era tutto calcolato."
"Come no..."
"Beh, più o meno" sussurra ridacchiando mentre alzo gli occhi al cielo.
"Com'è andata oggi al lavoro?"
"Tutto sommato bene. In negozio c'era il pienone, ma ce la siamo cavata. I ragazzi nuovi sembrano in gamba."
"Francis non li ha frustati nemmeno una volta?"
"No... prima deve fargli firmare il contratto d'assunzione col sangue."
"Ah, giusto, giusto... poi può darsi alla pazza gioia."
"Esattamente" concludo poco prima di scoppiare a ridere a crepapelle assieme a Leo, tanto da essere costretto a mettermi seduto per non rimanere senza fiato mentre lui si tiene la pancia raggomitolandosi su sé stesso.
"Com'è andata la tua giornata, invece?"
"Bene..." dice sollevandosi e mettendosi seduto al mio fianco.
"Ho ascoltato un po' musica, ho fatto un giro qui intorno ascoltando un po' di musica, ho disegnato ascoltando un po' di musica, ho messaggiato con te ascoltando un po' di musica, ho dormicchiato ascoltando un po' di musica... l'ho già detto che ho ascoltato un po' di musica?" spiega tenendo il conto delle sue azioni con le dita.
"È bello sapere che sei a casa ad aspettarmi" sussurro appoggiando la guancia sulla sua spalla.
"È bello aspettarti non vedendo l'ora di riabbracciarti" risponde avvicinando la sua testa alla mia.
Poi con un braccio mi circonda le spalle e mi attrae e sé come una sorta di calamita, avvolgendomi in un abbraccio caldo e silenzioso.

"Oggi al bar arriva una tizia tutta impellicciata e mi fa: Un caffè doppio corretto al vino rosso" ci racconta Federico a cena con aria concitata imitando perfettamente la voce di una nobildonna inglese.
"Un cosa?" gli domando interdetto.
"Esatto, è proprio quello che le ho detto io! Pensavo d'aver capito male e invece questa voleva davvero un caffè col vino!"
"E tu gliel'hai preparato?" chiede Leonardo divertito.
"Certamente!"
"E l'ha bevuto?" chiede Marta meravigliata
"Sì, sì. Lo butta giù tutto d'un fiato e poi mi fa: Oh mio Dio, ma è disgustoso! E io: Grazie al cazzo signora! Fortunatamente non capiva l'italiano..." spiega Fede innescando l'ennesima risata della serata.
"Dai, diamo una sistemata qui così posso avere la mia rivincita a carte" dice poi indicando il tavolo da sparecchiare.
"Vuoi farti distruggere ancora?" domando con un ghigno.
"L'ultima volta ero solo distratto."
"Direi molto distratto, visto che hai perso tutte le partite" bofonchia Leo.
"Voi due dovete smetterla di allearvi contro di me."
"Beh... ma hanno ragione" ammette Marta in un sussurro apprestandosi a riordinare.
"Ma allora è una congiura!" esclama a Federico seguendola in cucina sventolando le braccia al cielo.
"È un affronto! Un oltraggio! Una mancanza di rispetto verso la vita uma..."
Tre colpi alla porta d'ingresso. Duri, sordi, penetranti.
Cala il silenzio, mentre ci chiediamo con lo sguardo sorpreso di chi potrebbe trattarsi, soprattutto a quest'ora.
"Puoi andare a vedere chi è? Io porto questi in cucina e ti raggiungo" dico a Leonardo alludendo alla pila di piatti tra le mie braccia.
Lui annuisce e si incammina verso l'entrata.

"Ciao."
"Ciao, sono un amico di Federico, è in casa?"
Riconosco quella voce. Quella voce atona e allo stesso tempo tagliente. Quella voce lenta come la lama di un coltello che affonda piano nella carne, godendosi la ferita che sta infliggendo, godendosi il dolore.
Guardo Fede. È come se si fosse congelato lì sul posto, bianco in volto, respira appena. Marta gli si avvicina preoccupata, so che si prenderà cura di lui.
Lascio i piatti sul piano della cucina e a passo svelto raggiungo Leo, che vedendomi arrivare apre la porta un po' di più, quel tanto che basta per scorgere le due figure ferme all'ingresso.
"Oh, ma guarda un po' chi si rivede."
Gli occhi di ghiaccio, i capelli biondo cenere rasati quasi a zero, il viso smunto e arrogante, con un falso sorriso scolpito sulle labbra. Giulio mi sta fissando con le braccia conserte sull'uscio del nostro appartamento.
E alle sue spalle, nella penombra, ingombrante come un grosso armadio consumato e malconcio c'è lui, c'è Cesare.

E alle sue spalle, nella penombra, ingombrante come un grosso armadio consumato e malconcio c'è lui, c'è Cesare

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Mal di gioia - Parte 2Where stories live. Discover now