Capitolo 14

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Federico è irrequieto. Ogni volta che prova a dire qualcosa, le sue parole si smorzano a mezz'aria e svaniscono nel nulla. Sono rientrato dal turno in negozio da più di un'ora. Io e Leo abbiamo atteso il suo ritorno dal lavoro e poi ci siamo seduti con lui al tavolo della sala da pranzo, pronti ad ascoltarlo. Ma Federico non parla, Federico sbuffa e sospira.
"Io non... non so da dove cominciare" mormora dopo un sospiro talmente lungo da sembrare eterno.
"Inizia da dove ti senti più a tuo agio" propongo con un sorriso di incoraggiamento.
"Ok..."
Fede prende un altro respiro profondo, pronto a parlare.
"Sapete che l'argomento sesso non mi è mai particolarmente interessato. Ne parlo, ci scherzo, ogni tanto gli dedico un po' della mia attenzione, ma di certo non è il centro dei miei pensieri. Non lo è adesso e non lo era neanche prima... quando ho conosciuto Giulio."
La sua bocca trema leggermente, il nome che ha appena pronunciato lo infastidisce.
"Lui... lui è stata la mia prima volta. Mi disse che se ci tenevo veramente, se lo amavo veramente, allora ci sarei dovuto andare a letto. Quando poi mi svelò che sarei stato il primo con cui lo faceva, mi convinse del tutto."
Chiude gli occhi, deglutisce, li riapre e prosegue.
"Ovviamente era l'ennesima cazzata inventata per controllarmi. Aveva già fatto sesso prima di conoscermi, lo faceva con altri durante la nostra relazione e molto probabilmente si vedeva con Cesare già da un po'.
Io ero il giocattolo vecchio e malridotto, quello da spaccare per bene, pezzo per pezzo... prima di buttarlo via e sostituirlo del tutto. Non molto tempo prima di quando ho fatto ciò che ho fatto ci vedevamo anche due volte al giorno. E solamente per sesso, nient'altro. Io non volevo farlo, mi sentivo usato. Lo facevo solo per lui, perché ne aveva bisogno. Sapevo di non stare bene, ma credevo fosse solo una fase e che le cose sarebbero ritornate come prima."
La sua voce trema, incespica. Si ferma solo qualche istante e poi continua: "Quando Giulio non si è presentato in ospedale, una parte di me era incazzata, una sollevata, e poi ce n'era un'altra, che faceva di tutto per schiacciare le altre due... era quella delusa."
Si mette una mano sul viso strofinandosi gli occhi, poggiando poi entrambi i gomiti sul tavolo.
"Ero deluso dal fatto di non essere stato abbastanza sveglio. Deluso di essermi innamorato di un soggetto del genere. Ma soprattutto ero deluso dall'avergli dato tutto quello che potevo, anche me stesso, spesso controvoglia, solo per tenermelo vicino."
Si volta verso di noi e conclude abbassando la testa: "Ora non mi va più di farlo. Quando penso a un rapporto sessuale sto male, vado in paranoia. Non riesco a... Io non ci riesco."

Incrocio i miei occhi con quelli di Leonardo, senza parole. Porto la mano sul ginocchio di Federico e lo stringo con delicatezza.
"Fede, scusami se ti ho fatto pensare di non potermene parlare."
"Non hai nulla di cui scusarti. Non te l'ho mai detto perché mi vergogno... è come se mi mancasse un pezzo..."
"Ma non è così e tu questo lo sai, vero?"
Le parole di Leo aprono un piccolo sorriso sul viso afflitto di Federico.
"Non saprei... in questi anni ho accantonato la cosa, ho pensato ad altro. Ho accennato la questione al mio psicologo, ma poi ci siamo trasferiti e non ho continuato gli incontri. Quando ho conosciuto Marta, mi si è aperto un mondo completamente diverso."
Fede sospira e si scioglie in un sorriso spontaneo.
"Lei è così... è così incredibile, così gentile. Con Marta mi sono sentito bene fin da subito. E anche lei dice di trovarsi a suo agio con me. Stiamo insieme da qualche mese, non ne abbiamo mai parlato granché. Ma so che in un modo o nell'altro arriveremo al punto in cui dovremo fare sesso. E io non so come comportarmi."
"Non penso però che tu sia obbligato a farlo" dico cercando di rincuorarlo.
"Forse no, ma se lei volesse farlo? Se non mi stesse dicendo nulla in attesa che io mi dia una mossa? E se si stancasse di aspettarmi e mi mandasse a quel paese? Io non voglio perderla..."
"E se invece..." esordisce Marta entrando lentamente nella stanza con una tazza in mano da cui spunta il filo di una bustina di tè e con i nostri sguardi puntati su di lei. 
"... Il sesso non facesse per me?"
"Marta... non mi sono accorto che fossi in casa... hai sentito tutto?" bofonchia Federico arrossendo.
"Quasi..." conferma lei entrando in cucina e lasciando la tazza nel lavandino.
"E mi dispiace per tutto quello che ti è successo Fèfè" aggiunge abbracciandolo con gentilezza.
Poi si siede al suo fianco e gli prende una mano tra le sue.
Fede la guarda con gli occhi lucidi mentre lei gli sorride amabilmente.
"Non ti ho mai detto se avessi voglia di fare sesso, perché a me di farlo non interessa praticamente nulla... io non provo quel tipo di attrazione verso di te."
"Va bene..." sussurra Federico abbassando lo sguardo.
Marta gli solleva piano il mento con la mano e dichiara: "Tu mi piaci, tanto, ma non in quel senso, tutto qui. E non perché hai qualcosa che non vada, anzi, sei una persona meravigliosa. È che nessuno mi ha mai attratto sessualmente, nemmeno una volta. Sono sempre stata interessata ad altro... ai gesti di chi mi sta intorno, al loro modo di fare, a come mi fanno sentire. L'atto sessuale per me è puramente un modo per passare il tempo. Può essere divertente, certo, ma non è indispensabile. All'inizio ho pensato di avere qualcosa che non andasse, ma con il tempo ho capito semplicemente di essere asessuale."
Marta lo guarda negli occhi con fermezza e aggiunge: "Quindi se avremo voglia di farlo, lo faremo. Ma non ci sarà nessuna fretta, nessuna ansia e nessun obbligo, ok?"
Fede annuisce debolmente.
"E poi ci sono tanti altri modi per divertirsi, no?" sussurra la ragazza con una punta di malizia.

La tensione nelle spalle di Federico sembra lentamente affievolirsi. Allunga le braccia verso la ragazza stringendola a sé in un contatto silenzioso. Sento gli occhi inumidirsi, la mano di Leonardo si appoggia sulla mia spalla. Mi volto verso di lui, e il suo viso emozionato, con un cenno, mi invita a lasciare Fede e Marta al loro abbraccio e di seguirlo nella mia camera.
"Grazie per avermi ascoltato" mormora Federico guardandoci con riconoscenza.
"Siamo qui per questo" gli rispondo con affetto.
"E poi, se non ricordo male, tu hai fatto lo stesso con noi qualche tempo fa... e più o meno sulla stessa questione" mormora Leo con un lieve rossore sulle guance.
"Giusto" conferma Fede ammiccando a entrambi con una risatina, mentre io, colpendomi la fronte con la mano e con il viso in fiamme mi allontano velocemente dalla stanza, seguito da Leonardo imbarazzato quasi quanto me.
"Ma perché non sto mai zitto? Cazzo..."

"

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Mal di gioia - Parte 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora