Capitolo 12

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"KEEP MY HEAD TOGETHER" di Marilyn Manson, capitata per caso nella riproduzione casuale che a basso volume ha continuato a trasmettere incessantemente un brano dietro l'altro durante l'ultima ora, sembra raccontare con la crudezza di poche parole tutto quello che è accaduto poco fa sulla soglia di casa.

"Cazzo" esordisce Leo
"Già, cazzo" ripeto io.
"Sì... cazzo" conclude Federico.
"Ma che cazzo! Quel tipo fa ancora più ribrezzo di quanto mi avessi raccontato!" esclama Marta stizzita rivolgendo una rapida occhiata a Fede per poi alzarsi di scatto dalla sedia.
"Cioccolata calda per tutti, ne abbiamo proprio bisogno" annuncia poi entrando in cucina. 
Lui increspa le labbra in un leggero sorriso, così come Leonardo. Anche io sorrido incerto. La tensione accumulata nell'ultima mezz'ora sta faticando a dissolversi, i miei muscoli sono ancora contratti dalla frustrazione e dalla rabbia.
"Come stai?" chiedo a Federico.
Lui sospira, guardando il soffitto portandosi entrambe le mani sulle tempie, quasi come volesse fermare il cervello ancora scosso da ciò che è successo.
"Tutto a posto..."
"... E niente in ordine" mormora Marta avvicinandosi e stampandogli un bacio sulla fronte.
Fede sorride sciogliendosi in un pianto liberatorio.
Le nostre braccia lo circondano in silenzio, donandogli l'abbraccio collettivo di cui ha bisogno. Mentre il profumo della cioccolata, che si sta scaldando lentamente sul fornello acceso, allontana un amaro ricordo creando una memoria migliore, più dolce, una memoria che sa di conforto, una memoria che sa di famiglia.

Federico si è addormentato da un po' sul divanetto in sala da pranzo, dopo aver rinunciato a convincerci che potevamo andare a dormire, che non eravamo costretti a fargli compagnia e che andasse tutto bene.
Marta è impegnata nella lettura di un libro. Sta tentando di affrontare da quindici minuti la stessa pagina, sonnecchiando tra una parola e l'atra. Leo è crollato, rilassato sulla sedia con le braccia conserte e la testa bassa. Io ho gli occhi pesanti, il sonno mi sta tentando e sono pronto a cedere.
"Andiamo a letto?" chiede Marta in uno sbadiglio.
"Direi di sì" mormoro io alzandomi in piedi e stiracchiandomi.
Scuoto con delicatezza Leonardo che apre piano gli occhi.
"Dai, andiamo a dormire" gli dico abbozzando un sorriso.
Leo annuisce strofinandosi il viso con le mani.
"È stato bello quello che avete fatto per lui" sussurra Marta spostando il mento in direzione di Fede.
"È nostro amico, gli vogliamo bene" le rispondo io.
"Faremmo quello e altro" aggiunge Leonardo.
"Comunque nemmeno tu te la sei cavata male con quella mossa da principessa guerriera."
Marta ridacchia con un lieve rossore sulle guance.
"Sai, quando cresci con una mamma assente, due fratelli non molto simpatici e un padre violento, in qualche modo impari a cavartela."
Piomba il silenzio, il respiro pesante di Federico e il ronzare leggero del lampadario sopra le nostre teste si percepiscono chiaramente.
Ciò che la ragazza ha appena detto riempie completamente la stanza, quasi strabordando dal limite delle sue pareti, e colpisce me e Leo come una doccia fredda.
"Mi... mi dispiace" mormoro a disagio.
"Anche a me" sussurra Leonardo.
"Beh, è passato. Ho cercato di tirarne fuori il meglio, anche se non è stato semplice. E quel poco di positivo che ho trovato, l'ho fatto mio. È per questo che sembro una rincoglionita sempre felice e spensierata."
"Ogni tanto mi chiedo da dove prendi tutta quella allegria..." ammetto io divertito.
"... Ma di sicuro non sei una rincoglionita" afferma Leo.
"Che carini, vi completate le frasi a vicenda!" esclama lei a bassa voce stringendosi nelle spalle con le mani intrecciate e il viso colmo di dolcezza.
"E questa cosa deve finire..." rispondo io.
"... Prima di subito" dice Leonardo.
Alzo gli occhi al cielo incrociandoli poco dopo con i suoi per qualche secondo, e una risata silenziosa sorge spontanea dalle nostre bocche.

Fede emette un forte sospiro alzandosi piano e mettendosi a sedere.
"Cosa mi sono perso?" bofonchia sbadigliando sonoramente.
"Niente Fefè, niente..." risponde Marta in tono zuccheroso avvicinandosi a lui, scompigliandogli i capelli e stampandogli un bacio sulla guancia.
"Dai, avevamo detto che non mi avresti chiamato così in pubblico!"
"Ah, perché noi saremmo 'il pubblico', adesso?" chiedo mentre le sue guance vanno a fuoco.
"No, no... è solo che mi sembra una cosa un po' scema..."
"Io la trovo carina invece... è qualcosa di nostro" dice Marta allegra.
"Sono d'accordo" la sostiene Leonardo.
"Ci siamo beccati due inguaribili romantici" borbotto a Federico alzando le braccia a mezz'aria con disappunto.
"Già..."
Leo sbuffando mi molla una spinta mentre Marta con una smorfia riserva lo stesso trattamento anche a Fede, si muovono all'unisono, come fossero sincronizzati.
"Le sentite anche voi?" dice Federico guardandosi intorno con aria circospetta. Noi lo osserviamo, perplessi dal suo comportamento. Lui continua a perlustrare l'ambiente circostante fermandosi di tanto in tanto in attesa che qualcuno gli dica qualcosa. 
Comprendo l'antifona, sospiro rassegnato immaginando l'ilarità della sua risposta e gli domando: "Che cosa?"
"Le voci dei nostri letti, ci stanno chiamando."
Marta si strofina gli occhi sconsolata con il viso puntato al soffitto, mentre io avvicino una mano alla fronte scuotendo debolmente la testa, dirigendomi poi in silenzio nella mia stanza seguito da Leo.
Prima di chiudere la porta alle nostre spalle sento Fede borbottare: "Secondo me era una bella battuta."

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Mal di gioia - Parte 2Where stories live. Discover now