Capitolo 27

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Attenzione: Nel seguente capitolo sono presenti riferimenti espliciti ai disturbi mentali e nello specifico al DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo) che potrebbero non essere adatti per alcuni di voi.

Dal tavolo nell'angolo della pizzeria, Teresa si sbraccia facendo segno di avvicinarci. Il sorriso radioso di Paola illumina più di tutte le luci del locale messe insieme. Sara e Rebecca, una volta notata la presenza mia e di Leonardo ci corrono incontro stritolandoci in un abbraccio da loro sempre parecchio inaspettato.
"Che bello vedervi. Finalmente è arrivato qualcuno con cui possiamo scherzare come si deve. Ludovico è un po'... va beh, sapete com'è Ludovico" mormora Sara rivolgendo lo sguardo alla tavolata in direzione del ragazzo.
"E con Paola e Teresa stiamo ancora tastando il terreno" aggiunge Rebecca con un ghigno.
"Volete traumatizzarle piano piano?" chiede Leo.
"Esattamente" gli risponde la ragazza.
"Non sanno cosa le aspetta" sussurro stringendo i denti in una mezza risata.

"Il mio ragazzo ci raggiungerà tra un'oretta" annuncia Ludovico in tono allegro dando un'occhiata allo smartphone.
"Non mi avevi detto che ti frequentavi con qualcuno."
"Sì, è che... è che non eravamo ancora sicuri della cosa" mi confessa.
"Sono contento per te" gli rispondo condividendo un sorriso con Leonardo.
"Le grandi nozze con Fede sono state annullate" mormora Sara sghignazzando.
Le guance di Ludo eguagliano il color porpora del drink che sta bevendo.
"Stronza."
"Grazie."
"Gli ho detto che mi piaceva la sera prima che partisse per Londra...
"Tempismo perfettooo" canticchia la ragazza.
"Lo so anch'io, non c'è bisogno di ricordarmelo" borbotta Ludovico mentre Sara gli dedica un smorfia.
"Ci siamo scambiati qualche messaggio, ma abbiamo preferito rimanere solo amici... e mi sta bene così" mi spiega tranquillo.
"Capisco."
"Una friendzone reciproca" interviene Rebecca.
"Resa un po' più facile dal fatto che stai insieme a un figo stratosferico" dice Teresa.
"Sembrate due fotomodelli" aggiunge Paola con un sorriso.
"Siete talmente perfetti che mi fate incazzare" borbotta Sara.
"Davvero... quasi quasi vi denuncio per eccesso di bellezza" conclude Rebecca, mentre Ludo raggiunge qualsiasi tonalità di imbarazzo possibile circondato dalle nostre risate.
"È da un paio mesi che queste quattro sono diventate una sorta di gang" brontola poi.
"Guarda che siamo state noi a presentarti il tuo ragazzo!" esclama Teresa.
"Se fosse stato per te, saresti ancora lì a farti mille seghe mentali" dice Rebecca.
"Dite che gli piaccio? E se non gli piaccio? A me lui piace..." infierisce Sara facendo il verso a Ludovico.
"Quindi, invece di lamentarti, dovresti ringraziarci" conclude Paola.
"Visto? È come se fossero mentalmente collegate tra loro in un'alleanza contro il sottoscritto."
"Infatti lo siamo" dichiara Rebecca ridacchiando
Ludo sbuffa e bofonchia: "Per non parlare di quanto tempo ci mettono a prepararsi ogni volta che dobbiamo uscire... delle tartarughe."
"In pratica siete una sorta di versione al femminile delle tartarughe ninja..."
Le quattro si guardano negli occhi per qualche istante, temporeggiando sulle parole di Leo. Poi Teresa, portandosi dietro una spalla le lunghe treccine colorate dichiara: "Sì, ma poco ninja e tanto lesbiche."
L'intera tavolata scoppia a ridere rumorosamente, ma una semplice domanda di Rebecca riporta tra noi un silenzio totale.
"Tuo padre come sta?"
"Abbastanza bene, si sta riprendendo."
"Meno male. Siamo felici di averti rivisto ma..."
Dalle labbra della ragazza escono parole che non ascolto, sono un suono ovattato. Mi rendo conto che mi sta parlando, ma il DOC sostituisce la sua voce con una centrifuga di vocaboli e idee apparentemente sconnesse.
Deglutisco provando a mantenermi stabile. Bevo un sorso d'acqua. Sorrido.
"Quando torni a Londra?"
"Come?"
L'ho sentita, ma non sono sicuro di ciò che ha chiesto, potrebbero essere stati i pensieri a parlare.
"Volevo sapere quando ritorni a Londra."
"Ah, ehm..."
"Questo weekend" arriva in mio soccorso Leonardo.
"Partiamo assieme" aggiunge.
"Fai un'altra vacanza?" domanda Paola.
"In realtà non proprio..."
"Oh mio dio! Ti trasferisci anche tu?"
"Praticamente sì."
"Che figata! Sono contenta per voi!" esclama Teresa con un sorrisone.
"Anche noi!" dicono Sara e Rebecca quasi all'unisono.
"Mi spiace che tu te ne vada, però anch'io sono felice per voi..." mormora Paola un po' affranta.
"Sono sempre quelli che capiscono le nostre battute ad abbandonarci" mormora Rebecca.
"I migliori" aggiunge Sara.
"Anch'io capisco le vostre battute!" strepita Ludovico.
"Ceeerto, come no. Ma se ogni volta dobbiamo spiegartele dieci volt..."
Le voci scompaiono, di nuovo. Il Disturbo Ossessivo Compulsivo torna a parlare, di nuovo. Non ha mai smesso in realtà. Vedo i miei amici, ma non li guardo davvero. Il mio cervello è da un'altra parte, eppure vorrei che fosse qui, che si godesse questa bella serata. Invece lui lavora, confabula, attacca, prova a destabilizzarmi.

"Non abbandonare la tua famiglia acquistando i biglietti per Londra o tuo padre avrà una ricaduta e morirà."

È così sintetico e al tempo stesso elaborato da sembrare quasi reale. So che non è così, ma una parte di me vuole credergli e cedere. Chiudo gli occhi sospirando. Mi passo una mano sul viso. Sono in bilico, insicuro del mio equilibrio.

"Non abbandonare la tua famiglia acquistando i biglietti per Londra o tuo padre avrà una ricaduta e morirà."

"Stai bene?"
Il sussurro di Leo mi desta per un attimo dal tormento.
Abbozzo un sorriso zoppicante.
"S-sì, sì."
Non ho convinto nessuno, nemmeno me stesso.
"Vuoi uscire?"
Annuisco.
"Noi andiamo un attimo fuori" annuncia subito a tutta la compagnia.
"Sì, ho un po' di nausea, prendo una boccata d'aria, scusatemi."
"Figurati, se avete bisogno ditecelo."

Il freddo pungente è particolarmente piacevole e per qualche istante sembra di respirare l'aria più sana del mondo. Vorrei che mi pulisse anche il cervello o che almeno lo congelasse. In questo momento mi ci metterei direttamente io in ibernazione, pur di non sentire la formuletta frustrante che continua ad assillarmi.

"Non abbandonare la tua famiglia acquistando i biglietti per Londra o tuo padre avrà una ricaduta e morirà."

Sbuffo e appoggio la schiena al muro poco distante dall'ingresso del locale. Leonardo mi osserva con apprensione.
"Ehi..."
"Tranquillo, adesso mi passa."
"Se vuoi torniamo a casa."
La sua mano sulla spalla mi coglie di sorpresa, ma cerco di non farglielo notare.
"No, no... mi sento già un po' meglio."

"Non abbandonare la tua famiglia acquistando i biglietti per Londra o tuo padre avrà una ricaduta e morirà."

La nuca scotta, digrigno i denti.

"Non abbandonare la tua famiglia acquistando i biglietti per Londra o tuo padre avrà una ricaduta e morirà."

Inizio a cogliere la spossatezza, le prime avvisaglie di un inciampo doloroso, non so per quanto resisterò ancora.

"Non abbandonare la tua famiglia acquistando i biglietti per Londra o tuo padre avrà una ricaduta e morirà."

Io so di voler compiere quel gesto, so di voler comprare quei cazzo di biglietti, so che è questo ciò che desidero. Ma quella frase nella mia testa, quella litania magica sottoforma di pensiero, mi intimorisce. Potrebbe provare a colpirmi quando abbasserò la guardia credendo d'averla fatta franca.

"Non abbandonare la tua famiglia acquistando i biglietti per Londra o tuo padre avrà una ricaduta e morirà."

Arrendersi sarebbe così facile, così immediato...
"Mich, c'è qualcosa che non va?"
Ha il sospetto che questo malessere non sia una semplice nausea.
Forse dovrei dirglielo, forse è questo il momento in cui espormi completamente mettendo a nudo il mio disagio, la mia malattia.
Forse posso sopportare la sua preoccupazione e il suo dispiacere... ma il suo abbandono, invece?

Chiudo gli occhi. Respiro, espiro, ignoro il pensiero. Respiro, espiro, ignoro il pensiero. Respiro, espiro, ignoro il pensiero. Sembrerebbe funzionare. L'ossessione ha perso un po' della sua forza, la sento brontolare nell'abisso, ma io sono a qualche passo di distanza da esso. Tornerà, ovviamente. Si arrampicherà alle pareti del fosso, riemergerà e tenterà nuovamente di portarmi giù con sé. Per il momento però, nonostante la difficoltà respiro, espiro e ignoro il pensiero.

Alzo la testa verso l'alto, butto fuori tutta l'aria possibile. Abbasso di nuovo il capo e incontro il viso corrucciato di Leo.
I suoi occhi mi donano una calda goccia di sollievo. Piccole nuvolette di vapore escono dalle nostre narici.
È pronto ad ascoltarmi.
"No, è tutto ok, rientriamo."
Ma io non sono pronto a parlargli.

"Ma io non sono pronto a parlargli

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Mal di gioia - Parte 2Where stories live. Discover now