Capitolo 15

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Le mani di Leonardo correvano veloci sotto la maglietta lungo la mia schiena. Aveva tentato di sfilarmela un paio di volte senza riuscirci, così, impacciati e in imbarazzo, avevamo continuato a baciarci. Le sue labbra sul mio collo e il suo respiro irregolare. Le mie tra i suoi capelli, indecise sulla direzione da percorrere.
"Aspe... aspetta un secondo" bofonchiò fermandosi improvvisamente con il volto rosso e lo sguardo altrove.
"Ehi, cosa succede?" gli chiesi accarezzandogli dolcemente la guancia.
"Scusa... è che io... io... cazzo, che palle."
Leonardo battè entrambe le mani sul mio letto, sbuffando con forza.
"Non trovo mai le parole giuste..."
Avvicinai due dita sotto il suo mento e accompagnai i suoi occhi persi a ritrovarsi con i miei.
"Con me puoi usare quelle che vuoi, giuste o sbagliate."
Leo accennò un lieve sorriso che alleggerì leggermente il forte disagio che gli segnava il viso.
Prese un respiro profondo e sussurrò: "Penso di non sentirmi ancora pronto a fare sesso."
Rimasi per un istante a bocca aperta, perplesso.
Notando la mia espressione, si affrettò ad aggiungere: "Mi dispiace, io... io voglio farlo con te, eccome se lo voglio... è che..."
Lo interruppi con un piccolo bacio sulle labbra.
"Ci frequentiamo da un bel po'... credevo che me la sentissi... ma n-non... scus..."
Lo fermai nuovamente, questa volta con un bacio più lungo, un bacio che provava a tranquillizzarlo.
"In realtà nemmeno io mi sento pronto. E anche io voglio farlo con te. Piantala di chiedere scusa."
Avvolsi le braccia attorno al suo corpo e sentii il suo respiro rallentare, fino a calmarsi, mentre anche le sue braccia avvolgevano il mio.
"Ascoltiamo qualcosa?" gli sussurrai all'orecchio.
Leo annuì allentando la presa, stendendosi sul letto in attesa della mia presenza accanto a lui.

Accoccolati, vicini, con gli occhi chiusi. Ogni tanto una parte della melodia o del testo delle canzoni in sottofondo veniva canticchiata in un mormorio quasi incomprensibile, un po' dalle mie labbra e un po' dalle sue. Rimanemmo così per parecchi minuti, che in fretta si trasformarono in molto più tempo, indefinito e piacevole.
"Purtroppo devo tornare a casa" disse a mezza voce.
"Non vuoi restare a cena? A mio papà e a Elisa farebbe solo piacere... e anche a me."
Sorrisi in risposta al sorriso sbilenco che gli si stava allargando tra le guance.
"Lo farei volentieri, ma i miei si sono lamentati. Hanno detto che ultimamente non mi vedono più."
"Nessun problema, sarà per un'altra volta."
"Ok..." sussurrò lui un po' abbattuto.
Sembrava che volesse dirmi altro, come se avesse bisogno di alleggerire un peso che lo stava opprimendo. Stavo per proporgli di aprirsi, di sfogarsi senza timore. Ma lui si alzò in piedi e iniziò a prepararsi in fretta.

Non parlò molto sulla via del ritorno. Si limitò a rifilarmi un paio battute in risposta alle mie. Di fronte a casa sua sfiorò rapidamente la bocca con la mia e mi disse con un sorriso: "Scrivimi quando arrivi a casa."
Scese dall'auto e si voltò per salutarmi poco prima di varcare la soglia d'ingresso della sua abitazione. Io risposi al saluto e gli sorrisi a mia volta, anche se era stato tutto così rapido da lasciarmi un po' confuso: Leonardo era stato strano nelle ultime ore. Pareva quasi che non volesse restare perché la mia presenza lo stava mettendo in soggezione, ma non sapesse come dirmelo. Avevo fatto qualcosa di sbagliato? L'avevo offeso senza rendermene conto? Si aspettava che fossi pronto ad andare fino in fondo con lui? Dopotutto però, nemmeno lui era pronto. Magari avrebbe voluto che lo convincessi, che lo corteggiassi...
Mi strofinai gli occhi con le dita, scavalcai con qualche difficoltà quei dubbi fastidiosi che stavano cercando di sovrastarmi, presi un profondo respiro, poi espirai a lungo. Scossi la testa, misi in moto la macchina e rincasai.

 Scossi la testa, misi in moto la macchina e rincasai

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Mal di gioia - Parte 2Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ