Capitolo 13

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Mentre mi avvicino al negozio, noto Francis dalla parte opposta della strada, fermo davanti al bar posto di fronte alla vetrina della sua attività, intento a chiacchierare con un uomo tarchiato e baffuto con indosso una divisa da lavoro dall'aria elegante e un grembiule che gli arriva alle ginocchia.

"Ciao!"
Varcata la soglia, il viso allegro di Gia, col naso all'insù, piccoli occhi neri circondati da un paio di occhiali dalla grande montatura rotonda ed elegante e capelli corvini ricci a mo' di criniera, mi accoglie con un sorriso. Un sorriso che però non maschera il fatto che la ragazza sia palesemente nervosa di trovarsi a gestire l'intero negozio, anche se per pochi minuti. Infatti, un attimo dopo avermi salutato, la vedo tirare un sospiro di sollievo e allentare la tensione dietro al bancone all'ingresso, guardandomi con riconoscenza, quasi come se le avessi fatto un enorme favore.
"Ciao! Da oggi la gestisci tu la baracca?"
"No, no... Francis mi ha detto di stare qui un attimo, il tempo di mettersi d'accordo con il proprietario del bar di fronte. Ha parlato di un evento... non ho afferrato proprio tutto... non è semplicissimo capire quello che dice."
Le guance di Gia si dipingono di rosso mentre distoglie lo sguardo imbarazzata.
"Lo so, lo so, tranquilla, tu cerca di comprendere il senso generale del discorso e vedrai che andrai benissimo."
Le faccio un occhiolino ed entro nello spogliatoio a cambiarmi.

"La sera del sei gennaio avrei bisogno della vostra disponibilità" esordisce Francis radunandoci tutti assieme una volta che anche Sebastiano ci ha raggiunti.
"Visto che in quei giorni ricorrerà il decimo anniversario dell'apertura del negozio, io e Arthur del bar di fronte abbiamo organizzato una serata, con un piccolo rinfresco, un paio di band emergenti e un dj set nel grande spiazzo qui, dietro l'edificio. Dovrete distribuire qualche volantino promozionale della mia attività e fargli un po' di pubblicità. Dopo sarete liberi di andare... o di restare" spiega poi.
"Figo! Chi è il dj?" chiede Sebastiano con entusiasmo.
"Ce l'hai davanti" risponde il capo.
"Oh, ok... wow!"
"Esatto, wow" ripete Francis impassibile.
"Quindi ci sarete tutti?" domanda subito dopo.
Tutti e tre annuiamo in segno d'assenso.
"Perfetto, vi comunicherò gli orari il prima possibile, torniamo al lavoro."
Mentre io e Gia saliamo le scale per raggiungere il piano superiore, la ragazza mi si avvicina e sussurra: "Dopo mi puoi spiegare cos'ha detto? Non ci ha invitati a una serata in discoteca dove lui fa il dj, vero? In uno di quei locali orribili con la musica a palla e un casino di gente..."
"Vero?!" ripete fissandomi negli occhi, allarmata dalla mia risatina divertita.

"Ciao Michele!"
Subito dopo essere uscito dal bagno, mi sento chiamare dalla camera di fronte, quella di Federico. Sua madre mi sta salutando agitando amabilmente la mano dallo schermo del computer del figlio.
"Salve signora!"
"Sai che mi devi dare del tu!"
"Hai ragione, me ne dimentico sempre" ammetto rivolgendole un sorriso.
"Come stai caro?"
"Tutto bene, e lei-ehm... e tu?"
"Tutto bene, tutto bene... senti un po', puoi raccontarmi qualcosa di più su questa Marta che ha conquistato il cuore di mio figlio?"
"Dai, mà!" sbotta Federico con le guance in fiamme.
"Cosa c'è?! Siamo lontani, tu mi dici poco e nulla e io sono curiosa, mi piacerebbe conoscerla!"
"E prima o poi te la presenterò, ma adesso è al lavoro."
"Anche tre giorni fa stava lavorando, e pure settimana scorsa e quella prima. A me sembra proprio che tu non voglia farmela vedere!"
"Ma sì che voglio... però non subito."
"Amore mio, state insieme da mesi, vi trovate bene, tanto che addirittura già convivete... vorrei almeno scambiare due parole con mia nuora."
"Mamma!"
"Ok, sto correndo un po' troppo, scusa" dice lei mentre Fede scuote la testa corrucciato.
"Te l'ho detto, te la farò conoscere."
"Ci conto. Ora devo correre in ufficio, quando ci vediamo?"
"Presto" le risponde il figlio accennando un sorriso.
"Michele mi ha fatto tanto piacere vederti!"
"Anche a me."
"A presto e salutami Leonardo!"
"Sarà fatto!"
"Ciao mà... buon lavoro."
"Grazie amore, anche a te. E mi raccomando, stai attento."
"Sì, mamma..."
"E usa sempre le precauzioni!"
"Non ci posso credere, l'ha detto veramente" borbotta Federico mentre sua madre schiocca un bacio volante con la mano e chiude la videochiamata.
"Non corro nessun pericolo, tranquilla mà" mormora poi chiudendo lo schermo del portatile e stendendosi sul letto con uno sbuffo.
"Cosa intendi?" domando curioso.
"Niente, niente... lascia perdere."
"Sicuro?"
"No, cioè sì, sì... sicuro."
"Ok, se vuoi parlarne io sono qui, lo sai."
Fede alza un pollice in aria senza guardarmi, vuole essere lasciato solo.

"Eccoti!" esclama Leonardo quando rientro nella mia stanza.
"Perché, ti stavi preoccupando?"
"Ma no, stavo solo cercando su internet il numero delle autorità competenti per denunciare la tua scomparsa" dice in tono sarcastico sventolando il suo smartphone con la faccia da schiaffi... o da baci.
"Mi sono fermato un attimo a parlare con la mamma di Fede... a proposito, ti saluta."
"Mi sta simpatica."
"Anche a me... e devo andare al lavoro" annuncio guardando l'orario sullo schermo del PC che sta riproducendo "Radio" di Lana del Rey, una delle canzoni della chiavetta regalatami da Leo.
"Ok, ti accompagno alla porta" dice Leonardo sollevandosi dal tappeto e lanciando il suo cellulare sul letto.
"Che gentlemen."
"Lo so" mi risponde lui prendendomi la mano e baciandone il dorso.
"Perché, avevi qualche dubbio?" domanda poi con le labbra a un soffio dalle mie.
"Beh..."
Sul viso di Leo si allarga una espressione di stupore e sdegno.
"Questo è un affronto, stavolta me la paghi."
Mi solleva di peso e mi lancia sul letto iniziando ad avvolgermi con la coperta. Mentre io cerco una via d'uscita lui mi stringe ancora di più. Terminato il suo attacco, si mette a cavalcioni su di me che oramai sembro un involtino e mi guarda soddisfatto.
"Dai, devo andare al lavoro..."
"Non puoi, sei in trappola."
"Ma io devo andare."
"Ma non puoi, sei mio prigioniero."
"Per caso esiste un modo per liberarmi?" chiedo provocandolo.
"C'è una parola d'ordine."
"Uhm, interessante... e quale sarebbe?"
"Indovina."
"Vediamo... carino?"
"No."
"Bello?"
"No."
"Culo?"
"No..." ribatte lui reprimendo un risata.
"E allora bellissimo."
"Nemmeno."
"Dimmela tu."
"No."
"Uffa..."
Leonardo continua a fissarmi, con i capelli scompigliati irradiati dalla luce del sole, il suo sorriso storto, gli occhi luminosi e la sua bellezza spontanea e dispettosa.
"Ti amo?" mormoro.
"Esatto."
In un attimo il suo bacio incontra il mio e il mondo tutto intorno a noi rallenta, si sfoca, quasi scompare. Leo si allontana quel tanto che basta per osservarmi, mi guarda come si guarderebbe qualcosa che ti piace tanto, qualcosa che ti riempie di gioia.
"Ora potresti liberarmi? Devo proprio andare... se arrivassi in ritardo Francis non ne sarebbe molto contento."
"Probabilmente ti fustigherebbe in pubblica piazza."
"Sicuro" dico con un ghigno.
Mi avvicino al suo orecchio, ne bacio delicatamente il lobo e poi sussurro ridacchiando: "Comunque le parole d'ordine erano due."
Mi alzo di scatto dal materasso mentre Leo tenta invano di afferrarmi richiudendo la sua trappola. Gli dedico una smorfia e scappo fuori dalla mia camera.

"Visto che oggi faccio il mattino, che ne diresti se magari nel pomeriggio uscissimo?" domando poco dopo sulla soglia di casa.
"Sì! Potremmo andare a Piccadilly Circus, mi piacerebbe un sacco veder..."
Leonardo si interrompe voltandosi assieme a me verso le scale di casa che Federico sta scendendo a manetta, quasi rischiando l'osso del collo.
Poi si ferma davanti a noi, si schiarisce la voce e confessa: "Ho un problema, non mi va più di fare sesso."

"

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Mal di gioia - Parte 2Where stories live. Discover now