Capitolo 11

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Attenzione: Nel seguente capitolo sono presenti omofobia e bullismo. Questi contenuti potrebbero non essere adatti per alcuni di voi.

"Che ci fai qui? Cosa vuoi?"
"È così che si trattano gli ospiti?"
"Potrei chiamarti in molti modi, Giulio, ma di sicuro 'ospite' non è tra questi."
"Sono qui per vedere Federico, non il suo cagnolino."
"Come scusa?" si intromette Leonardo facendo un passo avanti, incrociando le braccia e gonfiando il petto.
"E tu chi saresti?" domanda Giulio squadrandolo dalla testa ai piedi.
"Il suo ragazzo, perché, hai qualche problema?" afferma lui con una punta d'orgoglio indicandomi con un cenno del capo.
"Io no... ma tu mi sa proprio di sì, per stare con questo sfigato" sibila Giulio provando a rifilarmi una pacca sulla spalla.
Indietreggio all'ultimo secondo, evitando così il suo contatto, schifato al pensiero che quell'essere possa anche solo sfiorarmi. Lo sguardo di Leo sta trafiggendo l'intero corpo del nostro interlocutore, quasi come se stesse scegliendo quale punto del ragazzo colpire per fargli il più male possibile.
"Vattene."
"Non prima d'aver parlato con Federico."
"Ti ho detto vattene" ripeto incrociando a mia volta le braccia e mettendomi di fianco a Leonardo.
"Pensate davvero di potermi impedire di vederlo?"
Giulio fa un gesto a Cesare e quello gli si avvicina con un'espressione assente, come fosse un automa.
"Io faccio quello che voglio" conclude poco prima di indirizzare la mole gigantesca del suo compare a passo lento contro di noi.

"Tu non fai proprio un cazzo."
La voce di Fede alle nostre spalle ci fa voltare. Lui si ferma con Marta tra me e Leo, sul viso un'espressione dura, seria, inamovibile.
"Ciao" lo saluta Giulio con tono mellifluo e ferma con una mano l'avanzata di Cesare spingendolo di lato in malo modo. Cesare non dice nulla, sospira e abbassa lo sguardo.
"Che vuoi?" domanda Federico fissando Giulio negli occhi.
"Vederti."
"Mi hai visto, ora smamma."
"Dai Chicco, non fare così, non sei contento che sia passato a trovarti?"
"No. E non chiamarmi in quel modo."
"Però quando scopavamo ti piaceva, vero Chicco?"
"Ah, perché cinque minuti netti compreso il pulirsi e il rivestirsi, tu li chiami scopata?" dice Fede accennando un mezzo sorriso di scherno.
"Molto divertente... e pensare che sono venuto in questo posto di merda apposta per te."
"Nessuno te l'ha chiesto."
"Mi sono pure impegnato per trovarti, per seguirti..."
"Cos'hai fatto?!"
"Ho visto sui social dove lavoravi, ti ho beccato e ti ho seguito fino a qui."
"Ma come cazzo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?!"
"È colpa tua."
"Cosa?!"
"Stavo per dirtelo quando ci siamo sentiti, ma tu mi hai mandato a fanculo."
"Ho i miei buoni motivi. Non so nemmeno perché abbia risposto ai tuoi messaggi, sapevo che non eri cambiato eppure... per un attimo mi sono illuso lo stesso."
"E perché sarei dovuto cambiare? Non sono io quello che si è attaccato come una cozza, non sono io quello che ha smesso di mangiare, e non sono io quello che si è ingoiato le pillole di mezza farmacia. E tutto solo perché volevi farti notare da me, perché volevi il mio affetto... perché eri un povero frocetto innamorato."
Il volto di Fede si muove appena, scalfito impercettibilmente dal veleno di Giulio.
"È vero, ero innamorato. Così innamorato da dedicarmi completamente a te e a nessun'altro. Così innamorato da farmi carico di tutti i tuoi problemi, di tutte le tue insicurezze. Così innamorato da soffrire al posto tuo.
E ti piaceva sentirti al centro dell'attenzione, prendere tutto senza dare nulla in cambio. Ci è voluto un po' di tempo, ma alla fine mi sono reso conto della situazione. E stupidamente ho pensato che magari facendo qualcosa di plateale, di esagerato, saresti sceso dal tuo cazzo di piedistallo e mi avresti finalmente degnato della tua attenzione... quanto mi sbagliavo."
Fede sospira e conclude: "Sei una persona disgustosa Giulio, e non voglio vederti mai più."

Cala il silenzio, mentre alcune gocce di pioggia iniziano a scendere lievi sulla strada buia.
"L'hai sentito? Ha detto che non ti vuole più vedere. Direi che te ne puoi anche andare" dice Marta.
"Oh, ecco la troietta che Chicco si scopa! Vi ho visti mentre tornavate a casa dal lavoro insieme, siete una coppietta deliziosa!"
Fede fa per lanciarsi su di lui, ma Marta lo ferma con una mano sul petto. Sul suo viso si dipinge un'espressione di pena e ribrezzo, mentre guarda Giulio come si guarderebbe un frutto marcio dall'aspetto ripugnante.
"Non sono la troietta che si scopa, anche se, per la cronaca, non sono fatti tuoi."
"Che scemo, ovvio che non ti scopi. È uno sfigato che fa finta di essere bisessuale per pararsi il culo, per non sembrare troppo anormale. Come se poi si potesse davvero essere bisessuali, che puttanata!"
"Hai parlato con Federico, hai sparato le tue stronzate, adesso vattene" ringhio io tentando di arginare il moto di collera che mi sta attraversando tutto il corpo, pronto a esplodere.
"Stai a cuccia cagnolino."
In una frazione di secondo Leonardo alza un pugno a mezz'aria, pronto a colpire la faccia di Giulio, ma quella non è più davanti a noi. Perché Giulio, con la sua faccia e tutto il resto del corpo è a terra, dolorante e sporco di nevischio. Marta gli ha fatto uno sgambetto. Un semplice, banale e inaspettato sgambetto, e lo stronzo ha smesso di parlare.
La ragazza lo osserva dall'alto per qualche secondo, con le mani sui fianchi, incredibilmente seria, austera.
Poi si piega verso di lui e lentamente, scandendo con durezza ogni singola parola dice: "Sparisci o ti do il resto."

Il ragazzo si alza, disorientato dalla botta, frastornato da quella sorpresa poco gradita. Si gira e inizia ad allontanarsi barcollando.
"Non hai mosso un dito, brutto coglione" sbotta in direzione di Cesare, che rimane impassibile, quasi come se non l'avesse nemmeno sentito.
"Dai... vieni, muoviti" bofonchia poi facendo un gesto con la mano. Ma il compare non si schioda di un millimetro da dove si trova. Rimane lì, fermo sul posto, immobile.
"No" borbotta a mezza voce.
"Cosa?"
"No, non vengo."
"E perché?"
"Perché mi hai rotto il cazzo. Non sono il tuo zerbino."
"Smettila di fare la checca e datti una mossa."
"Ho detto di no."
"Cos'è, hai davvero creduto alle cazzate che questo finocchio ha raccontato su di me?"
"Ha detto solo la verità."
"È inutile che provi a fare il santo, sei una merda, e metterti dalla sua parte non cancellerà tutto lo schifo che hai fatto in questi anni."
"Lo schifo che tu mi hai costretto a fare in tutti questi anni. Tu con la tua cattiveria immotivata, tu con il tuo vittimismo, tu con la tua prepotenza e con le tue puttanate da genio che si crede superiore a chiunque. E io l'ho fatto solamente perché volevo essere accettato da te. Come se il tuo giudizio valesse più di ogni altra cosa."
"Cristo, sei ancora più deficiente di quanto pensassi. Fammi sapere quando ti ripigli, intanto vaffanculo."
"Vacci tu a fanculo, testa di cazzo."
Giulio scoppia in una risata forzata dal suono fastidioso e penetrante. Poi riprende a camminare, si volta un'ultima volta verso Federico, e gli rivolge un sorriso viscido, malevolo. Fede allunga un pugno verso di lui e alza il dito medio. Giulio distoglie lo sguardo, sospira in malo modo e con un'alzata di spalle si fa inghiottire dall'oscurità.

La pioggia inizia a farsi più fitta, sulla via in cemento, sulle case che la abitano, tra le foglie del piccolo giardino del nostro appartamento e sulla giacca in pelle di Cesare, ancora fermo, imbalsamato nell'ombra, con il respiro corto e lo sguardo irrequieto.
Io, Leo, Marta e Fede ci scambiamo occhiate indecisi sul da farsi.
Guardo Cesare, mi passo una mano sul viso, sbuffo e gli domando: "Vuoi entrare a bere qualco..."
"No, grazie, scusami per tutto, ciao" sbotta lui incastrando una parola dietro l'altra senza pause e senza guardarmi.
Corre via nella direzione opposta a quella presa da Giulio, scivolando qua e là sul marciapiede ghiacciato, e diventando in fretta una forma lontana illuminata dai lampioni schierati lungo la strada.

 Corre via nella direzione opposta a quella presa da Giulio, scivolando qua e là sul marciapiede ghiacciato, e diventando in fretta una forma lontana illuminata dai lampioni schierati lungo la strada

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Mal di gioia - Parte 2Where stories live. Discover now