Capitolo 3

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Nel silenzio generale che regna nella mia camera si possono cogliere solo due rumori: il suono lieve della pioggia fuori sulla strada, che da stamattina non accenna a smettere, e il battito di due cuori. Quest'ultimo si percepisce appena. Appartiene a due persone che adorano la melodia creata dall'acqua che batte sull'asfalto, soprattutto quando la possono ascoltare restando stesi sul letto uno accoccolato all'altro.

Sento Leonardo sbuffare leggermente, probabilmente si è addormentato. Avvicino il mio viso ai suoi capelli e gli do un piccolo bacio, perso per qualche secondo nel suo irresistibile profumo. Sospiro, chiudo gli occhi e provo a prendere sonno.
"Ehi..."
"Ehi... pensavo stessi dormendo."
"No, non ci riesco."
"Perché?" domando aprendo nuovamente gli occhi mentre lui solleva la testa incrociando il mio sguardo.
"Per quello che mi hai raccontato, per la storia di Cesare... mi ha ricordato Pietro" dice Leonardo.
"Mia madre continua a insistere sul fatto che dovrei chiedergli scusa e che dovrei riallacciare i rapporti con lui. Litighiamo praticamente un giorno sì e l'altro pure... e io ci sto male, parecchio" mi spiega poi.
Lo fisso per qualche secondo mentre una sensazione di amarezza mista a dolore mi si fa largo dentro allo stomaco raggiungendo il petto, per poi fermarsi come un fastidioso groppo in gola.
"Leo..."
"Lo so, avrei dovuto dirtelo... in effetti volevo farlo, ma..."
"Ma?"
"Ma non volevo crearti altri casini... come al solito" ammette Leonardo abbassando lo sguardo.
Sfioro il suo naso con il mio sollevandogli il viso con due dita sotto al mento.
"Tu non mi crei nessun casino, e avevi il dovere di dirmi proprio niente. Vorrei che tu facessi ciò che ti senti di fare sapendo che con me sei libero di farlo.
Leo, io non posso risolvere i tuoi problemi, ma posso aiutarti, posso ascoltarti."
Leonardo mi abbraccia cogliendomi alla sprovvista. Mi ritrovo con il viso sulla sua spalla senza nemmeno essermi reso conto di come ci sia arrivato. Lo stringo a mia volta e rientriamo di nuovo in quella sorta di spazio sospeso nel nulla che tanto ci piace, che ci fa sentire incredibilmente a nostro agio, ci fa essere semplicemente noi stessi.

"Fede non ti ha mai parlato di Cesare?" chiedo poco dopo.
"Mi aveva accennato della presenza di un bullo nella sua classe, ma senza scendere nei dettagli. Sai, ci siamo persi di vista quando lui ha iniziato le superiori mentre io l'ultimo anno delle medie. Scuole diverse, amicizie diverse, vite diverse. Finito il periodo scolastico ci siamo beccati in giro un po' per caso, ma abbiamo ripreso a frequentarci solo parecchio tempo dopo. Mi ha detto ciò che si sentiva di dirmi rispetto a quello che gli era successo. Probabilmente non si fidava del tutto di me, oppure pensava che non fossi abbastanza maturo per affrontare determinati argomenti" racconta Leo. 
Poi sospira e ammette: "E non aveva tutti i torti, visto che ogni tanto, anche quando ero da solo con lui mi comportavo un po' da schifo. Una sera mi ha invitato a uscire con voi e..." 
"... Ed eccoci qua" concludo io stampandogli un bacio sulle labbra. 
Leonardo accenna un sorriso un po' incerto e sospira nuovamente distogliendo lo sguardo.
Avvicino la mia mano alla sua accarezzandogli dolcemente il palmo, richiamando così la sua attenzione. 
Lui torna a incrociare i suoi occhi con i miei.
"Hai mai pensato che molto probabilmente Fede ci aveva visto lungo con te, che sapeva com'eri veramente?"
"Dici?"
"Dico."
"Non saprei..."
"Ascoltami, conosco Federico, non ti avrebbe mai fatto uscire con noi se non avesse riconosciuto in te qualcosa di positivo. Ok, non ti sarai presentato nel migliore dei modi, ma hai chiesto scusa e hai rimediato. Ti sei dimostrato buono, gentile e altruista. Leo, tu sei una bella persona, una delle migliori che io conosca." 
Leonardo sorride, questa volta con più sicurezza passandosi la manica della maglia sugli occhi umidi.
"E tu invece sei un romanticone" dichiara ridacchiando.
"Proprio no."
"Non sono d'accordo."
"Fatti tuoi" borbotto insolente.
"Continui a stuzzicarmi" dice Leo malizioso.
"Conosco i tuoi punti deboli, posso farti impazzire."
"Non credo proprio."
"Scommettiamo?" domando con aria di sfida.
"Niente baci e niente sesso fino a Natale" aggiungo poi provocandolo.
"Ok... nemmeno qualche coccola ogni tanto?"
"Nemmeno quella."
Leo tentenna per una manciata di secondi e poi dichiara: "Ci sto."
"Allora direi che dovresti sollevare la testa dal mio petto e spostarti qui" gli dico indicando il lato del mio letto.
"Va bene" ribatte tenendomi testa.
Poi si posiziona al mio fianco. Io mi distanzio un po' dal suo corpo, mi volto nella direzione opposta alla sua e sussurro con un sorrisino: "Non vincerai mai."
Leonardo ridacchia e mormora: "Lo vedremo."

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Mal di gioia - Parte 2Where stories live. Discover now