CAPITOLO 8 - LA FUGA

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Una notte di fine settembre Iris venne svegliata di soprassalto dal trambusto proveniente dal piano inferiore della villetta. Si levò di scatto e si accorse di essersi assopita con la testa appoggiata al davanzale della finestra.

Aveva le palpebre pesanti e un cerchio alla testa. Era reduce da un sogno strano, di cui non ricordava alcun dettaglio, a parte una voce lontana che continuava a rimbombare nella sua mente.

Ti troverò in capo al mondo.

Era come un eco lontano carico di disperazione.

Da qualche parte là fuori, sotto quello stesso cielo, c'era un angelo custode, qualcuno che la stava cercando per portarla in salvo dalla situazione assurda in cui era intrappolata. Si aggrappò a quell'idea infantile, che pareva impossibile da scacciare dalla mente. Poteva sentire un singolare calore riempirle il petto, come se quella frase fosse incisa a fuoco nel suo cuore.

Il suo sguardo cercò immediatamente Nemiah in giardino, ma con sua grande sorpresa non lo vide seduto al solito posto. Spalancò la finestra e si sporse. Nessuno.

Non era stata una giornata come le altre, Iris si era accorta di uno strano nervosismo nell'aria, frasi sussurrate e scambi di sguardi molto sospetti. Nessuno era però disposto a parlarle e lei non avrebbe fatto domande, quindi rassegnata si era chiusa in camera come ogni sera. 

In quel momento però, insospettita dalla confusione e dall'assenza dell'alfa, si avvicinò alla porta della sua camera, per spiare attraverso la serratura. Non vide nessuno, nemmeno Fidian sembrava essere in posizione.

Girò con cautela la chiave nella serratura e trattenendo il fiato aprì lentamente la porta per sbirciare fuori. Il corridoio era deserto. Il vociare agitato proveniente dal salotto era ancora più chiaro. Procedendo in punta di piedi, per evitare che lo scricchiolio delle assi di legno potesse rivelare la sua presenza, raggiunse le scale. Tese l'orecchio per capire di cosa si stesse discutendo con così tanta foga al piano inferiore. Di qualunque cosa si trattasse era così importante da far rinunciare a Nemiah e il suo branco alle loro abitudini. La discussione purtroppo si interruppe all'improvviso prima che lei potesse capire qualcosa.

«Al bosco» sentenziò Iodik, dando probabilmente un pugno sul tavolo.

Si sentì un grande botto che fece sussultare la giovane.

«Chiudi a chiave la porta» disse Fidian a zia Emma in tono preoccupato.

Il salotto piombò nel silenzio assoluto, i licantropi lasciarono la casa in fretta e furia sbattendo la porta. Euniria chiuse a doppia mandata.

La ragazza tornò immediatamente nella sua camera e chiuse delicatamente a chiave la porta dall'interno come al solito. Fortunatamente nessuno aveva mai pensato a sequestragliela. Fidian gliela aveva lasciata. Possedere una chiave per lei simboleggiava illudersi di avere un briciolo di intimità.

«Un giorno lascerai questa porta aperta» aveva detto Fidian porgendogliela con sguardo malizioso.

Iris aveva sorriso.

«Sei insopportabile» aveva risposto, fingendosi risentita.

Iris richiudendosi la porta alle spalle realizzò che probabilmente quella sarebbe stata la sua unica occasione per fuggire, così senza indugio decise di coglierla al volo. Recuperò lo zainetto, nascosto in mezzo a una montagna di vecchi pupazzetti impolverati e proprio in quel momento l'occhio le cadde sul diario dalla copertina amaranto che la zia le aveva donato. Non aveva ancora avuto il coraggio di sfogliarlo, giaceva apparentemente dimenticato in quell'angolo da mesi. Lo infilò nel suo zaino senza pensarci due volte con un gesto istintivo, intenzionata a portare con sé una parte del suo passato.

Si infilò degli stivali, una felpa nera con cappuccio, un foulard che le aveva regalato Candice e il suo adorato giubbino di pelle. Afferrò una boccetta di profumo e se ne spruzzò addosso una buona quantità, nella speranza che ciò potesse essere utile durante la sua fuga. Forse i licantropi, abituati al suo odore, avrebbero faticato a ritrovare la sua traccia. Diede un colpo di tosse, aveva esagerato.

Aprì la finestra e fece cadere lo zainetto a terra, così che non la sbilanciasse nella discesa. Trattenne il fiato, tendendo un'ultima volta l'orecchio per capire se la zia avesse potuto sentire qualcosa. Nessun rumore, nessun movimento.

Iris immaginò la zia seduta in cucina, dall'altro lato della casa, a bersi una tisana come faceva ogni volta che qualcosa la preoccupava. Per lei tutto era fonte di preoccupazione, ma risolvibile con un infuso. Quella immagine della zia con la tazza fumante tra le mani le causò un moto di tenerezza.

L'aveva sempre considerata una donna estremamente malinconica, affezionata a ricordi di un passato che non aveva mai voluto condividere con lei. Si sentiva responsabile di quella infelicità, come di quella di Nemiah. Forse andarsene era la scelta giusta, dalla sera delle sue rivelazioni il loro rapporto era peggiorato rispetto al passato e le due si scambiavano solo frasi di circostanza. Ora che se ne stava andando rimpiangeva quel suo comportamento infantile. Si pentì di non averle lasciato nemmeno un biglietto di scuse.

Scacciò via quel pensiero, non sarebbe rimasta in quella piccola stanza in attesa che qualcuno decidesse il suo destino. Sotto di lei c'erano circa cinque metri di vuoto, che per un attimo le tolsero il fiato e le fecero girare la testa, ma l'adrenalina era tanta e l'avrebbe spinta fino in fondo al suo piano. Aveva seguito qualche lezione di arrampicata a scuola, fino a quando la zia l'aveva scoperta e le aveva proibito di continuare il corso, ma questa volta si trattava di una cosa completamente diversa, perché non era più in palestra, non c'erano casco, funi di sicurezza e protezioni di alcun tipo e inoltre si trattava di una discesa nel buio.

Iris si calò dalla finestra cercando di fare attenzione a dove metteva i piedi, consapevole che un solo passo falso l'avrebbe fatta cadere nel vuoto. L'oscurità non la aiutava, ma non aveva altra scelta che provarci, a costo di rischiare di spezzarsi l'osso del collo.

Giunta ormai a circa due metri dal suolo decise di lasciarsi cadere. Atterrata goffamente in giardino recuperò lo zaino e proprio quando stava per compiere il suo primo passo verso la libertà realizzò che qualunque cosa avesse distratto i licantropi dalla sua sorveglianza dovesse essere di straordinaria importanza, visto che nessuno sembrava essere rimasto a guardia della casa.

Quel mistero doveva riguardarla da molto vicino.

Agì d'istinto e prese la decisione di non avviarsi verso la stazione, da cui certamente a quell'ora non sarebbe partito alcun treno, ma di correre verso la boscaglia per cercare di scoprire cosa stesse succedendo.

Doveva sapere. La curiosità era troppa.

IL PROSSIMO E' UNO DEI MIEI CAPITOLI PREFERITI... <3

The night drowns in dawnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora