CAPITOLO 37 - E' SCRITTO NELLE STELLE

105 14 36
                                    

Quindici anni prima.

Un bambino dai riccioli biondi e i lineamenti delicati faceva avanti e indietro lungo il sentiero, con le mani dietro la schiena, dando ogni tanto un calcio a qualche sasso. Scrutava con i suoi penetranti occhi azzurri l'oscurità, aspettando di scorgere la sagoma della madre apparire dalla boscaglia.

Andava lì ogni sera per aspettare che tornasse da Palazzo, nonostante lei lo rimproverasse, perché avrebbe preferito saperlo già addormentato nel suo letto. Trascorrevano così poco tempo insieme, che quelle passeggiate serali per lui erano davvero il momento più atteso della giornata. Ogni volta che la madre lo vedeva lì, la sua bocca si piegava in una smorfia seccata, ma i suoi occhi rivelavano le sue vere emozioni. Si illuminavano quando gli arrivava accanto. Gli posava un bacio sulla fronte e dopo una finta ramanzina gli scompigliava i capelli con fare affettuoso. Lo prendeva per mano e risalivano insieme il sentiero fino alla loro capanna, dove lui le raccontava la sua giornata senza tralasciare alcun dettaglio, si addormentavano insieme nello stesso letto, uno accanto all'altro per proteggersi dal freddo.

Nemiah era un bambino dolce e sensibile, uno spirito libero molto diverso dai suoi coetanei del villaggio. Provava una curiosità debordante per le piccole cose, passava ore e ore coricato nell'erba fresca a fissare le soffici nuvole bianche e a inventare storie incredibili che parlavano di eroi ed epiche battaglie. Osservava gli animali pomeriggi interi, nascosto tra le fronde degli alberi, senza muovere un muscolo o rimaneva a gambe incrociate sulle sponde del ruscello ad ammirare i riflessi del sole sull'acqua. Amava perdersi nei dettagli, osservando i colori dell'arcobaleno o del tramonto sulla collina. Nessuno non lo capiva, era spesso oggetto di scherno, ma lui non si lasciava scoraggiare dai commenti e le occhiatacce. Sapeva cogliere le mille sfumature della natura, vedeva particolari che sfuggivano agli altri, trascorreva le sue giornate sempre solo, girovagando in cerca di nuove avventure con la sua spada di legno nella cintola e la sua fantasia non sembrava conoscere limiti. Esplorava mondi immaginari, dove poteva essere un pirata o un cavaliere, dove riusciva a cavalcare draghi o a battersi contro i perfidi soldati senza volto.

Lo additavano senza sosta. Era lo strambo bambino da evitare, quello venuto dalla costa, con la madre dall'oscuro passato. Era un concentrato di immaginazione ed energia, in cerca di una valvola di sfogo. Evadere dalla realtà giocando da solo iniziava a non bastargli più, non era forte come voleva apparire. Avrebbe voluto essere semplicemente sé stesso, senza riserve.

Durante una delle sue avventure, il destino gli fece incrociare il cammino di una bimbetta dai grandi occhi verdi e il sorriso sbarazzino, che lo accettò immediatamente per ciò che era. Si perdeva con lui nelle sue fantasticherie e insieme riuscivano a vedere cose dove apparentemente non c'era nulla da vedere. Grazie a lei la sua inquietudine si dissolveva, come per magia. Aveva il potere di renderlo migliore.

Sua madre gli ripeteva senza sosta che doveva essere prudente e non doveva parlarne con nessuno. Nemiah avrebbe dovuto mantenere il segreto sulle sue visite a Palazzo, solo così avrebbe potuto continuare a vederla.

«Nulla dura per sempre» lo ammoniva la madre, quando lo vedeva troppo entusiasta.

«Staremo a vedere» rispondeva lui, sicuro di sé.

«Sai essere testardo come un caprone».

Quel giorno di dicembre la madre gli aveva proibito di vederla, ci sarebbe stata troppa gente a Palazzo, qualcuno avrebbe potuto notarlo e lui aveva obbedito. Non era così ribelle come poteva apparire, avrebbe fatto di tutto per compiacerla e dimostrarle che era un figlio responsabile. Così era rimasto in riva al ruscello a lanciare sassolini e arrampicarsi sugli alberi per osservare gli uccelli. Aveva imparato a imitare nuovi canti, modulando alla perfezione labbra e lingua e non vedeva l'ora di esibirsi proprio per la piccola amica. Aveva intagliato per lei un pesciolino di legno per farsi perdonare quella sua assenza. Naya quel pomeriggio doveva averlo aspettato a lungo accanto alla fontana.

The night drowns in dawnWhere stories live. Discover now