CAPITOLO 24 - ABITUDINI E NOSTALGIA

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Era inizio dicembre, le temperature si erano abbassate drasticamente e le ore di luce erano sempre meno. Iris e Hektrien avevano scoperto di essere in grado di comunicare tramite il semplice contatto fisico, ma la ragione per la quale ciò fosse possibile rimaneva qualcosa di incomprensibile. Non ebbero il tempo di fare congetture durante quel momento condiviso, perché il soldato pronunciò una frase che Iris fece cadere volutamente nel vuoto, sancendo il momento del loro congedo.

Imparerai che nel luogo da cui veniamo, tante cose apparentemente inspiegabili sono possibili.

Hektrien le aveva parlato del futuro e di un mondo che fino ad allora lei aveva solo fantasticato. La curiosità era tanta, ma aveva avuto paura di diventare di nuovo una pedina nelle mani di qualcuno che si sarebbe approfittato di lei, proprio come aveva fatto il branco. Se gli avesse risposto e se addirittura avesse trovato il coraggio di fargli quelle domande che la perseguitavano da tempo, il fragile equilibrio su cui si reggeva il loro rapporto sarebbe potuto andare in pezzi. Fu proprio dopo quella frase misteriosa che Iris decise di tornare da Candice. Non rimpiangeva nulla di quanto successo, ma doveva andarci cauta. Era giunto il momento di tornare dall'amica.

Per settimane, la ragazza provò a levarsi di testa quella frase, ma non riuscì a dimenticarla. A casa leggeva e rileggeva le pagine del diario della zia, in cerca di un indizio, che potesse spiegare quel singolare fenomeno. Forse tutto dipendeva da Hektrien, in fondo era figlio di una strega o forse dal misterioso medaglione di sua madre, che sembrava nascondere una segreto. Gli interrogativi crescevano ed era dura tenerli tutte per sé, scervellandosi ogni notte, prima di crollare a letto sfinita, ma ormai era diventata la sua quotidianità. Avrebbe voluto parlare con la zia, ascoltare quei racconti direttamente dalla sua bocca, ma non era possibile.

Fissava spesso il suo nuovo cellulare, che aveva un solo numero in rubrica, ovviamente quello di Candice, cercando la forza di digitare il numero di casa che conosceva a memoria, ma non ci riusciva.

In giro per il paese si iniziava a respirare un'aria di festa. Le vetrine dei negozi del centro erano cariche d'addobbi e le lucine colorate rallegravano i vicoli che lei, con cuore pesante, percorreva ogni sera. Natale era alle porte e Iris si sentiva sola, nonostante la presenza affettuosa dell'amica. Lei e zia Emma non avevano mai vissuto il Natale come una festa religiosa, ma in quei giorni a casa c'erano sempre un calore e un'energia particolare, un'atmosfera vivace che forse stonava con la figura altera della donna. Non rinunciavano alle decorazioni, ai dolci fatti in casa e allo scambio di piccoli e semplici regali, come libri o oggettini fatti a mano. Avevano un'usanza tutta loro, la vigilia di Natale realizzavano delle candele decorative con la buccia dei mandarini e il loro odore dolciastro riempiva a lungo la casa. Zia Emma era davvero creativa e abile, facendo scorrere il suo coltello affilato sul mandarino, intagliandolo con cura e delicatezza, creava dei disegni davvero particolari dagli intricati dettagli. Una volta accese, l'effetto finale era qualcosa di magico. Non si era mai accorta quanto quel momento condiviso fosse importante. Sarebbe stata dura affrontare quel Natale da sola, senza di lei. Forse l'avrebbe chiamata, anche solo per sentire la sua voce al di là dell'apparecchio e poi avrebbe riattaccato, come una codarda. Aveva nostalgia di casa e si sentiva sempre di più fuori posto a Eiowa.

Quando pensava a casa, Iris pensava a Devon, ma anche a quel mondo lontano dove cose inspiegabili erano possibili. Si chiedeva se il sogno, che aveva fatto nella grotta, fosse stato solo frutto della sua fervida immaginazione o ci fosse dell'altro. C'era la possibilità che quel singolare legame che aveva con Hektrien si manifestasse anche in quel modo, attraverso i sogni.

Aveva sempre supposto che qualcosa accomunasse Fidian e il soldato della Tetra Armata, almeno fisicamente. La loro pelle chiara e i loro occhi scuri si somigliavano molto, erano entrambi avvolti da un'aurea quasi sovrannaturale e non si facevano mai vedere in giro durante il giorno. Era quasi cosa certa che venissero entrambi dal Regno di Tenebra e che fossero stati addirittura amici e compagni d'armi.

The night drowns in dawnWhere stories live. Discover now