CAPITOLO 23 - UN SOGNO O QUALCOSA DI PIU'

175 20 49
                                    

Un sogno o qualcosa di più...

I bambini del Regno di Tenebra si trovavano spesso davanti al portale che conduceva al Regno di Luce. Era proibito recarsi in quel luogo, lo sapevano bene, ma la tentazione era troppo forte. Erano affascinati dalla sua storia e dal pericolo che esso rappresentava, per quelli come loro, alle prime luci dell'alba. Non conoscevano il tepore dei raggi del sole, né avevano mai osservato a lungo i suoi colori caldi, perché avvicinarvisi troppo avrebbe sancito la loro condanna a morte, così osservavano da lontano il giorno sorgere al di là di quel varco misterioso.

Quella notte però avevano deciso di vegliare in quella radura per sfidare l'aurora. Un giorno sarebbero diventati soldati della Tetra Armata, guerrieri senza paura, protettori di Herken e volevano dimostrare di esserne degni.

Erano tutti eccitati all'idea di dimostrare il loro coraggio in una prova tanto insensata, sembrava che la paura dell'ignoto aumentasse il loro desiderio di competizione. Un bambino, che spiccava in mezzo al gruppetto a causa della sua singolare stazza, robusto come una quercia con le radici ben piantate a terra, rimaneva un poco in disparte a scrutare i suoi incauti compagni ridacchiare, con i suoi grandi occhi neri, velati di un oceano di lacrime trattenute da troppo tempo. Non capiva come potessero essere compiaciuti davanti a qualcosa di così imprudente e sciocco. Loro non conoscevano nulla della paura, sua ombra inquietante e compagna fedele, colei che lo seguiva in ogni suo passo, accompagnando ogni suo gesto, tenendolo sveglio ogni notte.

Quel luogo per lui era carico di brutti ricordi, perché proprio li in quel campo aveva perso sua madre per sempre. Ci era tornato spesso nel corso degli anni, sempre da solo, di nascosto. Era impossibile resistere a quell'istinto. Sgattaiolava silenzioso in piena notte, rubava un cavallo nelle scuderie e cavalcava veloce fino al bosco, sempre senza sella, seguendo un percorso che ormai conosceva a memoria. Giunto a destinazione, scendeva con un agile balzo e si sedeva davanti a quell'arco, fissando l'oscurità dall'altro lato per ore, sperando ingenuamente di vederla comparire da un momento all'altro. Non era mai accaduto, nessuna figura aveva mai attraversato quella volta di pietre grezze. Aveva aspettato ogni notte per anni, testardo e irremovibile nell'ottenere cosa voleva, ascoltando i rumori del bosco e il vento che gli scompigliava lievemente i capelli corvini e che solleticandogli il collo pareva mormorare il suo nome, come se lei lo chiamasse da un universo parallelo e invisibile. Solo quando il sole iniziava a sorgere al di là del varco, si decideva a spostarsi per mettersi al sicuro.

Gli unici a essere autorizzati ad attraversare il portale, in determinate condizioni e con le dovute cautele, erano i soldati al servizio del Tiranno. Se sua madre non fosse tornata da lui, sarebbe diventato uno di loro e sarebbe partito per ritrovarla. Arruolarsi sarebbe stato il mezzo per arrivare al suo scopo, ma vestire quell'uniforme nera comportava perdere una parte della sua anima. Si ripromise, in onore di sua madre, di non perdere mai la sua umanità. Entrare nell'esercito avrebbe potuto sancire l'inizio del cambiamento, se solo avesse iniziato a mostrarsi più audace.

In realtà lui coraggioso lo era sempre stato, non aveva bisogno di dimostrare nulla a nessuno, aveva assistito e subito atrocità di ogni genere. Era li solo per sentirsi parte di qualcosa, quei bambini forse un giorno sarebbero stati suoi compagni d'armi, ma l'avrebbero additato ancora come quello diverso, se non avesse fatto qualcosa di concreto per cambiare le cose e mosso un primo passo verso l'integrazione. Era stanco di essere il mezzo sangue e di essere guardato con raccapriccio a causa delle cicatrici che gli deturpavano una parte del volto. Sentiva violento dentro il petto un desiderio di appartenenza e comprensione. Avrebbe tentato di fondersi con la massa, nonostante il suo aspetto e nonostante le sue insicurezze. Quella notte avrebbe giocato anche lui a quello stupido gioco o forse solo vegliato che nessuno si facesse male, in fondo lui era fatto così.

The night drowns in dawnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora