CAPITOLO 35 - CAMPO BASE

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Passarono i minuti senza che nulla accadesse, il branco aspettava un ordine del suo alfa per iniziare a muoversi. Iris ebbe il tempo di domandarsi se il ragazzo avesse preso la decisione di farla bendare per mantenere segreta l'ubicazione del campo dei ribelli o semplicemente per evitare che potesse scappare ritrovando la strada.

Il tessuto le stringeva le tempie e le grattava la testa, la faceva sentire impotente, ma avrebbe resistito, aspettando il momento della sua vendetta.

All'improvviso qualcuno le strinse la mano e il suo cuore iniziò a battere più forte, pompando il sangue nelle sue vene e un senso di calore le riempì il petto. La giovane fu certa che fosse Nemiah.

«Farabutto» ringhiò a denti stretti.

«Posso guidarla io» intervenne Gabor con un filo di voce.

L'alfa lasciò la sua mano, senza dire una parola. Impossibile capire se si fosse allontanato davvero o se fosse rimasto accanto a osservarla in silenzio.

Si misero rapidamente in marcia e la ragazza perse il senso dell'orientamento dopo aver percorso poche decine di metri. Avanzò per interminabili ore alla cieca per mano al licantropo, che aveva sempre una parola gentile per spronarla e rassicurarla. Nonostante la sua giovane età aveva tentato di tenere testa al suo capobranco, era qualcosa di sorprendente da parte sua.

«Avrei dovuto propormi al posto di Fidian. Mi dispiace» disse il rosso.

La ragazza serrò le labbra e trattenne il fiato qualche secondo, scuotendo la testa. Era felice che lui fosse lì accanto a lei, ma non voleva parlare di quanto era accaduto al lago per evitare di crollare definitivamente.

Era concentrata per seguire l'ultimo consiglio di Fidian. L'oscurità acuiva i suoi sensi. Non conosceva nulla di quel mondo e la natura che la circondava sembrava volerla bombardare di odori, suoni e informazioni da ogni dove. Non sarebbe stata in grado di ritrovare il percorso che l'avrebbe ricondotta al punto di partenza, ma per ora non ce ne sarebbe stato bisogno, il portale non si sarebbe probabilmente più aperto lì e più ci pensava più si rendeva conto che la soluzione più ragionevole e al contempo assurda, sarebbe stata trovare il varco per il Regno di Tenebra per ricongiungersi a Hektrien. Prima però avrebbe vendicato l'amico e si sarebbe guadagnata la sua libertà.

Fu un viaggio pieno di pensieri contradditori. La rabbia la spingeva a pensare che togliere la vita Nemiah fosse solo un atto di giustizia, ma c'erano istanti in cui era inorridita da sé stessa. Uccidere qualcuno non l'avrebbe resa libera, ma solo schiava di qualcosa di terribile, che l'avrebbe privata della sua umanità. Eppure era certa che sarebbe arrivato il momento in cui l'omicidio sarebbe stato il solo modo per sottrarsi al suo potere e alla sua follia.

Nonostante procedesse completamente alla cieca da un arco di tempo indefinibile, percepì l'esatto istante in cui entrò dentro una grotta. Avvertì il terreno mutare sotto i suoi piedi, l'erba e il sottobosco lasciarono spazio alla fredda pietra a tratti dissestata. La temperatura si abbassò improvvisamente e i suoni del bosco si attutirono fino a scomparire e lasciare spazio a strane risonanze che rimbalzavano da una parete a un'altra. Percepiva l'umidità dell'ambiente e le goccioline d'acqua correre lungo le pareti, sentiva chiaramente il suono di un fiume sotterraneo che sbucava in superficie e forse persino una cascata in lontananza ed ebbe quasi la sensazione di poterne sentire gli schizzi freschi sul viso.

Si stavano avventurando sempre più in profondità e a ogni passo le pareva che la roccia si stesse restringendo attorno a lei, come per intrappolarla. Sentiva il calore della fiaccole sulla pelle sempre più vicino e percepiva una leggera brezza che come per magia le spegneva una a una dopo il loro passaggio. Avanzò accompagnata dall'eco dei suoi passi e un senso di angoscia crescente, nonostante la presa salda di Gabor sulla sua mano.

The night drowns in dawnWhere stories live. Discover now