CAPITOLO 42 - KADIK

67 12 26
                                    

Iris era ancora immersa nell'acqua quando vide in lontananza un cavallo nero. Un animale grande e maestoso, dal manto lucido, immobile al limite della boscaglia. Zia Emma in una delle storie che le raccontava da bambina le ripeteva sempre che solo i soldati senza volto cavalcavano stalloni neri. Il pensiero che la Tetra Armata fosse arrivata fino a lì, a pochi passi dal campo base la inorridì. Si guardò indietro, verso l'imboccatura del tunnel e pensò di ripercorrerlo al contrario per dare l'allarme. La presenza di un cavallo significava per forza di cose che un cavaliere era nei paraggi.

Non trovava il coraggio di muoversi, combattuta tra la remota possibilità di compiere il suo viaggio suicida per salvare Hektrien e quella di avvertire i ribelli che il nemico era in zona.

Quando il cavallo incrociò il suo sguardo, iniziò a sbattere pesantemente gli zoccoli a terra e a muovere nervosamente il capo a destra e sinistra, fu allora che qualcosa brillò in mezzo alla sua folta criniera nera. Iris, attirata da quel luccichio misterioso, si alzò di scatto, emergendo quasi totalmente dall'acqua. La bestia nitrì, facendo risuonare ancora una volta i suoi zoccoli sul terreno e si sollevò addirittura sulle zampe posteriori. Pareva quasi che la chiamasse.

La Principessa raggiunse la riva e si avvicinò a lui senza prendere alcuna precauzione. Era la prima volta che vedeva un cavallo in carne e ossa. Quello abbassò il capo, annusando l'aria, non sembrava impaurito, tantomeno aggressivo. Quando lei allungò timidamente la sua mano verso il suo muso, riconobbe ciò che aveva attirato la sua attenzione poco prima. Era la spilla di metallo che aveva regalato a Hektrien il giorno del solstizio d'inverno. La sfiorò con la punta delle dita, come ipnotizzata da quell'oggetto. La sfilò con delicatezza e la strinse al petto, guardandosi attorno, illudendosi che lui non fosse poi così lontano. I suoi occhi erano lucidi, il suo cuore gonfio di determinazione, mista a incoscienza. La spilla poteva essere un messaggio dell'uomo per rassicurarla o una trappola del nemico per ingannarla.

Il cavallo si inginocchiò e quel gesto parve un invito a montare in sella. Sistemò l'oggetto nel suo borsello, prese coraggio e salì, stringendo saldamente le redini tra le mani. Era terrorizzata ed elettrizzata. Sentiva la potenza di quell'animale meraviglioso vibrare sotto il suo corpo.

«Portami da lui» gli sussurrò, carezzandogli la criniera.

Il cavallo si alzò, come se avesse compreso le sue parole e i due si allontanarono dapprima lentamente, poi a passo più deciso e infine al galoppo. Iris era tesa, ogni suo muscolo era rigido e pareva impossibile assecondare i movimenti dell'animale, ma con il passare del tempo riuscì a rilassarsi e godersi quel momento sospeso nel tempo. Il sole stava sorgendo, tingendo il cielo di rosa e asciugandola con il suo tepore.

Tutto brillava attorno a lei, la natura le mostrava tutto i suoi colori. Costeggiarono per una buon parte della loro cavalcata il fiume, dove si fermarono un poco per bere e riprendere fiato. Fu una sosta breve, anche il cavallo pareva avere fretta e fu lui a farle capire che era tempo di rimettersi in cammino.

Il paesaggio da favola mutò radicalmente quando entrarono nella buia foresta di Nyr.

Giunsero davanti al portale che separava i due Regni. Un rudimentale arco di pietra grigia, ricoperto in buona parte di muschio. Il cavallo lo attraversò senza esitazione e la giovane si ritrovò nella radura di terra battuta dove Hektrien aveva salvato Fidian molto anni prima.

Le fronde degli alberi da quella parte di Regno erano più fitte e nascondevano completamente il cielo. Per fortuna la luce del giorno che filtrava attraverso il portale le permise di guardarsi attorno qualche secondo, in attesa che i suoi occhi si abituassero all'oscurità.

Un'aurea di mistero avvolgeva quel luogo desolato. Il silenzio era totale e il tempo pareva esservi fermato. Per un attimo scrutando nel buio si immaginò che i bambini del Regno di Tenebra potessero sbucare dalla vegetazione, fieri e eccitati, proprio come li aveva visti nel suo sogno, riempiendo quel luogo di vivace energia, ma ben presto il nitrito del cavallo la riportò alla realtà e si rese conto di essere sola.

The night drowns in dawnWhere stories live. Discover now