CAPITOLO 30 - ADDESTRAMENTO

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I giorni passarono velocemente, mancava circa una settimana al solstizio d'inverno e Iris non ebbe mai occasione di vedere Hektrien, Fidian non era riuscito a ottenere nulla di quanto promesso. Era una situazione frustrante, l'unica cosa che la rassicurava era il fatto che fosse poco lontano, in fondo al corridoio nella stanza degli ospiti, dove trascorreva molto tempo insieme a sua madre, che si assicurava che non gli mancasse nulla.

Una gabbia dorata è pur sempre una gabbia.

«Potresti farmi un favore? Vorrei fare un regalo a Hektrien per il suo compleanno» disse la ragazza alla zia un pomeriggio. «Avevo pensato a una spilla per il suo mantello, qualcosa che somigli al mio medaglione».

«Certamente. E' molto premuroso da parte tua» disse la donna sorridendole. «Me ne occupo io».

Iris avrebbe voluto chiederle se l'uomo avesse mai chiesto di lei, ma era restia ad aprirsi completamente. Non voleva correre il rischio di essere smascherata, sarebbe stato alquanto imbarazzante, zia Emma era sempre così protettiva nei suoi confronti quando si parlava dell'altro sesso e inoltre si trattava di suo figlio.

«Vorrei vederlo» disse mesta.

«Presto» disse poggiandole entrambe le mani sulle spalle. «Credo che qualcosa si stia muovendo».

«Cosa?».

«Vedrai».

Quel pomeriggio Fidian andò a bussare alla sua porta, comunicandole che era necessaria la sua presenza alle esercitazioni notturne del branco alla radura, per fare da interprete proprio al Generale della Tetra Armata, che si era messo a disposizione dei licantropi per addestrarli all'arte della guerra. Con grande sorpresa di tutti, Nemiah aveva accordato il suo permesso.

Durante la cena Iris non era riuscita a toccare quasi nulla, lo stomaco le si era chiuso a causa dell'agitazione per l'incontro imminente.

«Andiamo» disse finalmente Fidian, poggiandole una coperta sulle spalle con fare affettuoso.

Fu più silenziosa del solito durante tutto il percorso verso la radura, il fatto che l'alfa avesse autorizzato quell'uscita era alquanto sospetto. Aveva qualcosa in mente. Continuava a rimuginare cosa ci fosse dietro.

Lo spiazzo era illuminato quasi a giorno da decine di alte fiaccole disposte ordinatamente lungo il perimetro, per permettere lo svolgimento dell'addestramento. Iris era elettrizzata, avrebbe visto Hektrien di lì a poco. Prese posto sull'erba a gambe incrociate, stringendosi nel suo nuovo giubbino, ancora un regalo di zia Emma e nascondendo le mani già intirizzite sotto la spessa coperta. Era difficile nascondere l'impazienza, il suo sguardo si muoveva in ogni direzione in funzione dei rumori della notte, non sapeva se sarebbe arrivato dal bosco o dal capanno, al cui interno brillava un tenue bagliore.

La ragazza lo scorse finalmente in lontananza, sbucare dalla selva con Iodik al suo fianco. Alto, imponente, avvolto nel suo mantello nero e dallo sguardo severo. Sembrava stare bene. Iris tirò un sospiro di sollievo e si alzò immediatamente in piedi per raggiungerlo, ma l'amico la trattenne prontamente per un braccio, scuotendo la testa e la fece sedere di nuovo.

«Non è prudente mostrare troppo entusiasmo. Aspetta di essere chiamata» le consigliò sottovoce.

Quella annuì, Fidian aveva ragione. Doveva essere più giudiziosa e distaccata.

Fu proprio il ragazzo lupo a raggiungerlo in mezzo alla radura. Il tempo sembrava trascorrere a rallentatore, i due sembravano riuscire a comunicare, anche se con non poche difficoltà. Il licantropo lanciava spesso occhiate dubbiose al suo interlocutore e gli chiedeva ripetutamente conferma di quanto aveva capito. Seduta sull'erba, la giovane più osservava quella scena, più aveva l'impressione che il soldato evitasse intenzionalmente il suo sguardo, solo una volta i loro occhi si incrociarono per un breve istante. Iris attese a lungo un segno da parte sua che non arrivò mai, quello sguardo era spento e distante.

The night drowns in dawnWhere stories live. Discover now