CAPITOLO 44 - CHIARO DI LUNA

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Hektrien la aiutò a salire a cavallo, la avvolse nel suo mantello nero e la strinse a sé con un braccio, poggiando la sua mano all'altezza del suo seno, facendola sentire protetta da quella stretta così salda. Si tirò il cappuccio sul capo e nascose l'intero viso dietro l'uniforme. Con l'altra mano tenne ben salde le redini e spronò l'animale a partire al galoppo, lungo il ciottolato polveroso. Non si voltarono indietro e sparirono rapidamente nell'oscurità.

Cavalcarono a lungo, a ritmo costante, per uscire dalla capitale. Era quasi sera, il vento era fresco e le strade erano completamente deserte. Regnava un silenzio assoluto, quasi spettrale, si sentiva solo il cupo rumore degli zoccoli del cavallo sul selciato.

La giovane si guardava attorno ed era certa che non esistesse pace tra quelle vie, tutto ciò su cui si posavano i suoi occhi le causava un moto di tristezza. Le case erano diroccate, quasi sempre con le finestre sbarrate. Se mai fosse riuscita a salire al Trono, si sarebbe dedicata anche al benessere di quella città. Kadik meritava il suo raggio di sole, dopo anni di abbandono.

Iris non disse una parola, non sapeva dove fossero diretti e in fondo non le importava. Non poteva vedere lo sguardo di Hektrien, ma sembrava ben concentrato sul cammino.

Aveva troppi pensieri per la testa, perché arrivassero chiari al cuore della ragazza.

Salirono in cima a una collina, che dominava tutta la città, senza incontrare nessuno. L'uomo scese da cavallo, gli carezzò il muso e gli diede qualcosa da mangiare, per ringraziarlo, poi guardo Iris, ancora in sella, si scoprì il viso e le sorrise, allungando le sue braccia verso di lei, per invitarla a scendere.

In quel sorriso si nascondeva la sua vera essenza. Hektrien era uomo severo, dai saldi principi, qualcuno su cui poter sempre contare, ma era anche un'anima gentile e lei riusciva a scorgere la sua luce, nonostante lui cercasse di nasconderla, per non mostrare le sue vulnerabilità.

Quel gesto e quello sguardo la fecero sentire come se fosse giunta a casa dopo un lungo viaggio.

Vieni.

Si sedettero sull'erba, a gambe incrociate, l'uomo aveva lo sguardo fisso sulle minuscule luci della città, mentre lei non riusciva a godersi quel panorama. Si guardava continuamente attorno, immaginando i lucyon sbucare dal buio alle loro spalle.

«Non è pericoloso fermarci?».

Non resteremo a lungo. Voglio solo farti vedere qualcosa. Non ci vorrà molto.

Hektrien sembrava sereno, c'era una scintilla che brillava nei suoi occhi. Rimasero a lungo seduti in silenzio, l'uno accanto all'altro, senza che nulla accadesse. Iris lo spiava ogni tanto con la coda dell'occhio, quella serata stava prendendo una piega inaspettata. Dapprima l'aveva evitata, poi l'aveva invitata a partire con lui e ora se ne stavano tutti e due lì, sulla cima di una collina che sovrastava la città ad aspettare qualcosa, senza parlare e nonostante tutto lui pareva di buon umore.

Ad un certo punto il soldato si accorse che lei lo stava spiando e le sorrise di nuovo, un sorriso sghembo e malizioso che gli illuminò solo un lato del viso.

La ragazza si domandò se fosse possibile che dietro quel viso, che amava così tanto, si celasse l'assassino di suo fratello. La storia che Nemiah le aveva raccontato la tormentava.

Lui si accorse di quel suo stato d'animo e poggiò il palmo della mano sulla sua.

Qualcosa non va?

Iris aveva un enorme peso e avrebbe fatto la sua domanda, a costo di rovinare tutto.

«Durante i miei giorni al campo dei ribelli ho sentito una storia sul tuo conto. Da allora non faccio altro che ripensarci. Si racconta che tu abbia ucciso mio fratello e che, dopo averlo decapitato, tu abbia offerto la sua testa in dono a tuo padre».

The night drowns in dawnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora