CAPITOLO 45 - LUNGA NOTTE

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Iris tornò alla realtà e strinse saldamente la mano di Hektrien, poggiata sul suo petto. Suo fratello era vivo, grazie al suo intervento.

In quel ricordo così vivido aveva finalmente riconosciuto quegli occhi verdi così simili ai suoi e quello sguardo sfuggente e sempre un po' intimorito, che aveva avuto fin da bambino. Era incredibile come quel ricordo, come tanti altri, fosse stato sepolto nel profondo della sua mente per così tanti anni.

Il Principe Tadeker era sempre stato introverso e distante, portava sulle spalle il peso del ruolo di primogenito ed erede al Trono e trovava conforto solo nella solitudine. Non si era mai sentito all'altezza delle aspettative della sua famiglia e del suo popolo e la vita di corte era un vero incubo per lui, fatto di pressioni e costante paura di deludere. Eppure quando era con lei abbassava le sue difese e dimenticava il dovere e le responsabilità che gravavano su di lui. Era semplicemente un fratello maggiore come tanti e si lasciava andare a risate e gesti, di cui nessuno lo credeva capace. Naya gli regalava quella leggerezza di cui aveva bisogno e rendeva la sua vita a Palazzo sopportabile.

La giovane ora ricordava chiaramente le ore passate con lui nel Parco Reale e le forme incredibili che lui creava con l'acqua nelle fontane, le ballerine che prendevano vita sotto ai suoi occhi stupiti e poi si dissolvevano nel nulla, proprio come era successo quel pomeriggio nella sua tinozza. Quella piccola attenzione da parte sua le scaldò il cuore. Era vero che l'aveva delusa con le sue bugie, ma in fondo era pur sempre sul fratello e il legame di sangue andava oltre ogni altra cosa. Quei momenti di felicità a Palazzo in quel momento erano così nitidi nella sua mente, da farla sentire colpevole di averli dimenticati.

«Menkidor» disse con un groppo alla gola, voltando leggermente il capo verso il soldato. L'altro arrestò il cavallo, percependo che qualcosa non andava. «Non sono l'erede, non lo sono mai stata. Il Trono spetta al primogenito».

Hektrien la guardò con aria interrogativa, ma in fondo aveva capito che lei sapeva.

Iris.

«Sono libera di scegliere la mia strada».

Che stai dicendo?

«Perchè finge di essere qualcuno che non è?».

Il Trono dovrebbe spettare a una persona guidata da giustizia, saggezza e compassione, qualcuno come te. Non hai mai posseduto le qualità necessarie, era un codardo al momento dell'attacco al Castello e tale è rimasto. Per anni ho provato a convincerlo dell'importanza del suo ruolo, a trasformarlo in un vero leader, ma non gli interessa migliorare e sinceramente credo vada al di là delle sue capacità. Ne parleremo con calma stasera, ora mettiamoci al sicuro.

Ripresero il cammino, procedendo quasi alla cieca, sotto quel cielo così nero, ognuno immerso nei suoi pensieri. Il cavallo sembrava conoscere a memoria il percorso e il leggero fruscio dei suoi zoccoli sul terreno, ricoperto di foglie, era l'unico suono che si poteva udire.

Raggiunsero il limitare del bosco e si rinfrescarono sulle rive del fiume. Avanzarono ancora, poi Hektrien smontò da cavallo, lo liberò dal peso delle bisacce e gli scompigliò la criniera con fare affettuoso, gli diede una pacca su dorso e questo scomparve nella boscaglia. Avrebbe ritrovato da solo il cammino verso casa.

«Continuiamo a piedi?» chiese lei, prendendogli la mano.

Ci fermiamo qui per la notte.

Iris era stordita e spaventata, non aveva mai dormito all'aria aperta, tantomeno con delle bestie infernali a darle la caccia.

Hektrien stava guardando con attenzione gli alberi, in cerca di qualcosa.

All'improvviso si arrampicò con un agilità incredibile su un grande albero, nonostante le bisacce sulle spalle. Scomparve in mezzo alle frasche, mentre lei tratteneva il respiro. Una scala di corda cadde dall'alto. La giovane la raggiunse e la fissò stranita, mentre l'uomo, facendo capolino tra i rami, la incitava a salire con un cenno della mano. La ragazza vide una botola, salì i pioli di legno che fungevano da gradini, facendo forza sulle braccia e arrivò finalmente alla mano di Hektrien che la afferrò e la issò su come se fosse leggera come una piuma.

The night drowns in dawnWhere stories live. Discover now