CAPITOLO 14 - A PALAZZO

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Diario di Euniria.... Quindici anni prima.

La Principessa Nekziria, celata dietro le pesanti tende di velluto della sua camera da letto, sbirciava nervosamente quello che accadeva nel cortile antistante il Palazzo reale. Sarebbe rimasta li per quasi l'intero arco della sua giornata.

Era il giorno del solstizio d'inverno e un giorno importante per tutto il Regno di Luce.

Quella mattina, quando ero entrata nella sua stanza per svegliarla, l'avevo trovata in piedi alla finestra. Alta e fiera, una bellezza altera, avvolta nella sua leggera vestaglia di seta azzurra, che pareva emanare luce. Si voltò verso di me e mi sorrise, ma sembrava tesa. La raggiunsi e posai il mio vassoio sul tavolino del salotto, proprio accanto a lei.

Fu lei a rivolgermi la parola e a spiegarmi che era stato l'animato vociare dei giardinieri a destarla alle prime luci dell'alba. Ad essi era stato assegnato il delicato compito di sistemare gli ultimi dettagli floreali del parco reale e per l'ora di pranzo se n'erano andati rumorosamente così come erano arrivati, lasciando il posto ad un gran numero di valletti, che avrebbe dato man forte a quelli che già prestavano abitualmente servizio a corte. Nonostante il loro silenzio e i loro gesti composti, avevano lasciato trasparire la loro grande eccitazione per l'evento imminente tramite il loro frenetico via vai tra i vari tendoni allestiti nell'area esterna destinata alla festa. Il Palazzo reale si preparava ad accogliere centinaia di illustri ospiti provenienti da tutte le contee del Reame.

Tutto doveva essere assolutamente perfetto, perché la Principessa Nekziria, la figlia de Re, era stata promessa in sposa a un nobile Signore e le due famiglie si preparavano a celebrare la futura unione. Gli stallieri erano pronti ad accogliere cocchi e cavalli all'interno delle stalle reali, gli efficienti domestici avevano tirato a lucido tutti i saloni della reggia, i cuochi avevano già iniziato a sfornare pietanze raffinate per il banchetto e i musicanti avevano provato tutto il giorno le melodie che avrebbero eseguito durante il gran ballo.

Prestavo servizio a Palazzo da cinque anni ed ero sinceramente affezionata alla Principessa, così quella sera decisi di provare a rassicurarla quando mi accorsi che il suo umore non era migliorato, anzi sembrava ancora più preoccupata. Provai a strapparle un sorriso confidandole che in quell'esatto momento decine di carrozze stavano risalendo silenziose il grande viale alberato antistante la Reggia, rischiarato dalle stravaganti lanterne colorate, che erano state accese lungo tutto il percorso, per assecondare il desiderio della piccola di casa, la Principessa Naya. Lei abbozzò un sorriso, poi due semplici colpi alla porta la fece sobbalzare.

<<A-avanti>> balbettò lei portandosi una mano al cuore.

La Regina fece il suo ingresso nella camera da letto. Fasciata in un elegante abito di seta blu, impreziosito da una cintura con motivi bianchi che richiamavano la forma delle conchiglie, si muoveva con grazia e leggerezza, quasi fosse un essere sovrannaturale. Vestiva sempre con i colori del mare, tutte tonalità che richiamavano le sfumature delle onde. La sola sua presenza portò immediatamente un senso di tranquillità nella stanza.

Feci un mezzo inchino e mi congedai per lasciarle sole. Mentre mi allontanavo udii uno stralcio della loro conversazione.

La Regina poggiò le mani sulle spalle della figlia con fare affettuoso. La ragazza inspirò profondamente.

<<E' normale che tu sia tesa, ti appresti a cominciare una nuova vita lontano dalla tua famiglia e accanto alla persona che ami>> disse dolcemente.

<<Non è questo che mi preoccupa>> rispose quella cupa.

Mi chiusi la porta alle spalle e sospirai. Anche io ero pervasa da una sensazione negativa. Ad ogni equinozio e ogni solstizio, soprattutto d'inverno, quando la notte guadagnava terreno sulla luce, un portale avrebbe potuto aprirsi ovunque. Correvamo un grande pericolo.

<<Vuoi giocare con me?>> chiese una vocina cristallina all'improvviso.

La persona che sentiva maggiormente l'eccitazione per la serata era sicuramente la piccola Principessa Naya. Eccola li a bloccarmi il passaggio, con i suoi indomabili capelli rossi e i suoi occhietti vivaci.

Vista l'ingenuità dei suoi quasi sei anni il suo sentimento non era generato dalle imminenti nozze della sorella maggiore, ma dal fatto che sua madre, dopo settimane di incessanti richieste, le avesse finalmente dato il permesso di partecipare al suo primo ballo.

Quella sera avevo finalmente concluso il mio servizio giornaliero a Palazzo e avrei potuto fare ritorno a casa, ma avevo deciso di trattenermi ancora un po' per tenere compagnia alla piccola. Erano ormai alcune settimane che la bambina girovagava per le stanze e i corridoi del Castello saltellando e canticchiando e quel suo modo di fare buffo e spensierato l'aveva trasformata in un divertente incubo per chiunque incrociasse il suo cammino. La Principessa Naya obbligava chiunque ad assistere alle sue singolari esibizioni improvvisate di ballo e di canto.

In quegli ultimi mesi la vittima preferita di quella piccola peste, quando non era assorbita dai giochi con il suo amico immaginario, ero proprio io.

Nonostante le sue numerose stramberie, dovute ad una fervida immaginazione, non mi stancavo mai di averla attorno a me.

<<Andiamo>> le risposi porgendole la mano.

The night drowns in dawnOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz