CAPITOLO 13 - IL NEMICO

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Proprio in quel momento Nemiah, venuto a conoscenza della fuga del prigioniero, fece irruzione nella stanza della giovane, dopo aver buttato giù a spallate la porta. Il ragazzo, insieme a Iodik e Radek, aveva trovato Fidian disteso a terra nella capanna, privo di sensi e aveva immediatamente capito cosa fosse successo. Si era trasformato in lupo ed era corso a casa. La camera da letto di Naya era vuota e la finestra sul giardino spalancata.

Il sangue gli andò alla testa e nonostante le sue sembianze umane un suono roco gli salì alla gola dal profondo. I licantropi attorno a lui indietreggiarono di un passo, avevano paura. Nemiah sapeva che doveva fare qualcosa e farla in fretta, ma l'istinto prevalse. Doveva liberarsi di quella collera che gli opprimeva il petto e che gli scorreva nelle vene.

L'uomo lupo si avvicinò a Fidian, lo fissò con sguardo minaccioso, inclinò leggermente il capo e con un rapido gesto lo afferrò per il collo e lo incollò al muro.

Le sue iridi azzurre erano diventate due fessure, le sopracciglia si erano abbassate e le vene del collo erano ben visibili e pulsanti.

<<La pagherai>> minacciò.

<<Nemiah>> balbettò Iodik.

Il ragazzo si voltò verso il colosso e ringhiò ancora, facendo abbassare il capo a tutti i membri del branco .

<<Al portale>> disse mollando la presa su Fidian, ma senza staccare gli occhi su di lui.

Alle sue spalle Euniria osservava la scena con espressione angosciata. La sua Iris era la fuori da qualche parte e correva un enorme pericolo, ma non era solo per lei che aveva paura.

Nemiah sfogò la sua ira sferrando un pugno contro il muro, proprio accanto  alla testa del compagno. Un grande squarcio si aprì nel legno, sbriciolatosi sotto le due nocche.

Fidian, caduto a terra, ancora rosso in viso, lottava per ritrovare un respiro regolare. Euniria fece per abbassarsi per aiutarlo, ma quello terrorizzato scosse con veemenza il capo. Il ragazzo seguì i compagni fuori dalla villetta, incespicando più volte lungo il corridoio.

Intanto Iris e lo sconosciuto erano giunti in città e si stavano dirigendo lentamente verso la stazione. Per quanto l'uomo tenesse gli occhi bassi e il cappuccio tirato sulla testa, nel tentativo di passare inosservato, il suo passo claudicante, il suo strano abbigliamento, ma soprattutto le vistose cicatrici che gli solcavano il volto attiravano lo sguardo incuriosito dei passanti che cominciavano poco a poco ad affollare il centro urbano.

Nonostante la fretta tipica del mattino, molti sembravano rallentare il loro passo apposta per osservarlo meglio. L'uomo appariva sempre più debole e a più riprese si portò una mano sulla fronte, all'altezza degli occhi, come se cercasse di difendersi dalla tenue luce del giorno. Alla ragazza parve che dovesse svenire da un momento all'altro e cercò di sorreggerlo con più forza, ma cominciava ad essere stanca anche lei. La notte era stata lunga.

Iris non poteva sapere che per l'uomo l'essere scrutato come uno scherzo della natura fosse davvero inconcepibile perché, dal lontano luogo da cui proveniva, erano proprio quegli sfregi e quelle cicatrici ad assicurargli il rispetto del prossimo, in quanto testimonianza tangibile del grande valore che aveva dimostrato nel corso della sua lunga carriera militare sui campi di battaglia. Era stato iniziato all'arte della guerra fin dalla più tenera età. Bambino disciplinato e rigoroso sembrava essere nato per maneggiare una spada e il suo unico punto debole erano i raggi del sole.

I due giunsero alla meta e salirono finalmente sul treno diretto a Eiowa. Iris scelse uno scompartimento vuoto, tirò le polverose tendine, ma tenne discretamente un occhio sempre fisso sul binario, temendo che da un momento all'altro i licantropi comparissero per fermarli. Solamente quando furono lontani poté finalmente tirare un sospiro di sollievo e riflettere alla sua prossima mossa.

<<Posso dare ancora un'occhiata alla tua ferita?>> domandò avvicinandosi all'uomo.

L'uomo scoprì il ventre. La ragazza si inginocchiò al suo fianco per poter cominciare esaminare il taglio da vicino. Alla tenue luce del giorno, che filtrava appena appena, la giovane vide che, oltre alle numerose recenti ferite che gli straziavano il corpo, c'erano anche un numero imprecisato di vecchie e spesse cicatrici, probabilmente rimarginate da tempo. Risaltavano in rilievo sulla sua pelle stranamente chiara per un uomo così moro. Per un attimo il suo colorito le ricordò quello di Fidian.

Fidian, spero stia bene.

Iris scacciò quel pensiero e passò subito all'azione, impose entrambe le mani sulla ferita più grave e si concentrò, cercando di isolare il rumore del treno. Il taglio si rimarginò dopo un enorme sforzo e i lineamenti tesi dell'uomo progressivamente si rilassarono.

<<Ora è meglio se dormi. Il viaggio è lungo>> disse lei una volta terminato.

L'uomo si portò una mano all'altezza del cuore in segno di riconoscenza. La ragazza comprese la sua sincera gratitudine e gli sorrise, senza dire nulla. Lui si voltò leggermente su un fianco, poggiò la testa contro la tenda e chiuse gli occhi. Poco dopo, percependo il cambiamento di ritmo del suo respiro, Iris comprese che si era già addormentato. Provò un moto di tenerezza nei suoi confronti, perché era grande e grosso, eppure in quel momento così bisognoso di aiuto. Non sapeva nemmeno lei perché stesse facendo tutto ciò per quello sconosciuto che potenzialmente avrebbe potuto rappresentare un pericolo per lei, ma era certa che aiutarlo fosse la cosa giusta. Nessuno meritava di essere trattato in quel modo barbaro, chiunque fosse e qualunque cosa avesse fatto.

Ripensò al momento in cui nel bosco le aveva ceduto il suo pugnale e considerò la possibilità che avesse compiuto quel gesto, apparentemente insensato per qualcuno che sta per essere catturato, per permetterle di difendersi dal branco in caso di necessità. Riflettendo al susseguirsi degli eventi giunse alla conclusione che lui fosse a conoscenza della sua vera identità e che ritenesse i licantropi un pericolo per lei, forse nemici da cui difendersi.

E se invece fosse proprio lui il nemico?

Sarebbe potuta andare avanti per ore a formulare inutilmente congetture che mai avrebbero trovato conferma, così distolse lo sguardo dall'uomo e nonostante la stanchezza sentì il bisogno di prendere il diario della zia che la sera prima aveva infilato nello zaino e cominciare a leggere. Dentro quelle pagine forse avrebbe ottenuto le risposte ad alcune delle sue domande.

Stava fuggendo da qualcuno o qualcosa, sicuramente dal suo presente, ma in qualche modo aveva la sensazione che così facendo si stava allontanando anche dal suo passato. Accarezzò con le dita la copertina ed indugiò qualche istante pensando alle parole della zia

Me l'ha regalato tua madre.

Finalmente si decise ad aprirlo, le prime pagine erano state strappate. Iris diede una scorsa alle prime righe, scritte con una calligrafia piccola e ordinata e progressivamente venne risucchiata in un altro mondo.

CHI COME IRIS VUOLE SCOPRIRE I SEGRETI DI ZIA EMMA?

The night drowns in dawnWhere stories live. Discover now