CAPITOLO 33 - AL DI LA'

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Tutto profumava, degli odori speziati le solleticavano il naso e l'aria tiepida e carica di vita le carezzava il viso ancora infreddolito. Inspirò profondamente per riempirsi i polmoni di nuova energia ed espirò lentamente per lasciare andare via la tensione. Era ancora distesa a terra, su un tappeto d'erba fresca. La calma regnava sovrana in quella parte di mondo, l'eco della battaglia a cui aveva appena assistito sembrava solo un ricordo lontano.

Sentiva il dolce mormorio di una risacca o almeno così le pareva. Si aggrappò a quel suono, che ben presto si trasformò in immagine. A occhi chiusi, riusciva a vedere un immenso specchio d'acqua carezzato dalla debole brezza della sera che creava riflessi sfumati neri e argentei, che danzavano come se fossero vivi. Era un lago oscuro tempestato di stelle e sembrava volerle sussurrare qualcosa.

Bentornata.

Iris si mise seduta, come se fosse appena stata chiamata all'appello da quella voce. Si guardò finalmente intorno, Menkindor era in piedi al suo fianco e le porgeva la mano, attirando tutta la sua attenzione. Non ebbe il tempo di capire veramente dove fosse.

«Mi rammarico di essere stato brutale, non ho avuto scelta» disse abbassando il capo, in segno di scusa.

«Stanno morendo a causa mia» disse lei, realizzando cosa fosse appena successo.

La giovane lo guardò in cerca di risposte e di conforto e ciò parve metterlo a disagio. I suoi occhi verdi si abbassarono e lui si sistemò meglio il bavero del cappuccio davanti alla bocca, come se volesse nascondere qualcosa.

«Si stanno battendo grazie a te» la corresse quello, tagliando corto ed invitandola ancora ad alzarsi con un cenno della mano.

Questa volta Iris accettò, lui strinse il suo palmo invitandola ad allontanarsi, ma lei oppose resistenza. Non avrebbe preso ordini da nessuno, tantomeno da un soldato senza volto che fuggiva il suo sguardo.

«Vieni, mettiamoci al riparo e attendiamo» insistette pacato.

Mentre il soldato si sedeva sull'erba poco lontano, lei si voltò subito verso il varco. Il velo di luce vibrava, ma si vedeva nulla al di là e non si udiva alcun suono. Non voleva muoversi, dall'altro lato infuriava sicuramente ancora la battaglia e non c'era nessun altro posto dove avrebbe potuto essere, a parte lì davanti ad aspettare il ritorno di quella che ormai era diventata la sua famiglia.

«Principessa» disse Menkidor, facendola voltare. «Sei finalmente a casa».

Le mostrò con un ampio gesto della mano il paesaggio attorno a loro. C'era della fierezza nel tono della sua voce, il soldato apparteneva a quel mondo, proprio come lei  Il suo viso roseo, gli occhi di quel verde così particolare, i suoi capelli biondi e quella frase parlavano chiaro.

Iris solo allora, nonostante l'oscurità della notte, si rese conto della bellezza che la circondava. Si trovava in una vallata immensa, circondata da minacciose montagne a picco su un grande lago nero, che sembravano toccare il cielo. Sulla sua superficie si specchiava una mezza luna d'argento, che faceva capolino in mezzo a delle nubi leggere, vegliando su di loro.

Rimase incantata, riempiendosi gli occhi di quella visione, i suoi occhi vagarono da destra a sinistra. Sperava che una nuova alba sarebbe sorta per tutti.

Il vento leggero le scaldava il viso, portandole sollievo. Si tolse il mantello nero e lo lasciò cadere per terra.

«Vieni» la esortò ancora il soldato, invitandola a sedersi accanto lui.

Non c'era nulla di rassicurante. Teneva la sua spada stretta nella mano. Era all'erta, pronto ad affrontare le minacce che avrebbero potuto attraversare il portale.

The night drowns in dawnWhere stories live. Discover now