Chapter two: countdown.

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Lolo Adams scelse l'ultimo posto in fondo alla prima fila della classe, il solito, quello di ogni giorno: ormai tutti sapevano che fosse suo. E puntualmente trovò quel numeretto scritto sul banco che indicava il giorno che tanto aspettava: la fine della scuola. Lo scriveva nel banco in cui sedeva in ogni classe. Il numero era il 30, ma quel giorno lei lo cambiò in 29, mancava davvero poco.
La professoressa di biologia, ritardataria come al solito, entrò in classe con lo sguardo sognante: probabilmente anche lei si era accorta che mancavano pochi giorni alla fine della scuola.
«Bene, ragazzi, prima di iniziare la lezione di oggi vi mostrerò i compiti in classe con i vostri voti» annunciò e questo significava che non avrebbero fatto lezione quel giorno. Ogni scusa era buona per non spiegare né interrogare, le piaceva oziare alla cattedra guardando fuori e immaginando la sua estate.
Non sapeva che anche Lolo Adams stesse facendo lo stesso sogno: quell'anno i signori Adams avevano deciso di fare una vacanza a Miami e Lolo non vedeva l'ora di lasciare Lakewood.
Dopo qualche minuto sul banco di Lolo scivolò un foglio col nome di Lauren Adams, e lei pregò con tutto il cuore che fosse una sufficienza. Saltò quasi dalla sedia per la gioia quando vide quella B scritta in rosso all'angolo del foglio; non si sarebbe mai aspettata un voto così alto in quella materia.
Quel voto positivo era l'inizio di un'estate serena, pensava, ma non sapeva che qualche minuto prima aveva dato inizio al più importante capitolo della sua vita.
«Allora, ragazzi» la professoressa di biologia richiamò l'attenzione degli studenti. «cosa farete quest'estate?»
C'era chi raccontava i viaggi che avrebbe affrontato, chi parlava dei lavoretti da sbrigare, chi aveva dei progetti personali, mentre la signorina Adams se ne stava lì a fantasticare e ad aggiungere cuoricini attorno a quel 29.
«E invece Lauren Adams cos'ha intenzione di fare quest'estate?» disse la professoressa e la ragazza spostò di scatto lo sguardo verso di lei, poi verso i compagni.
«Oh, ehm...» Era abbastanza timida. «Andrò a Miami»
All'insegnante brillarono gli occhi. «Miami! Che bella, ci sono stata l'anno scorso! Ah, quanto mi piacerebbe ritornarci»
Lolo Adams tirò un sospiro di sollievo: pensava che l'avrebbe rimproverata per aver scritto sul banco. Così, riprese a sognare.

Al suono dell'ultima campanella, quando tutti iniziarono a precipitarsi fuori, lei aspettò che i corridoi si liberassero prima di mescolarsi tra la folla all'uscita.
Col cellulare mandò un sms alla sua nuova amica Grace - si erano conosciute circa due settimane prima, alla festa di fidanzamento della madre di Grace, a cui i signori Adams erano stati invitati. Tornando dal bagno, Lolo l'aveva trovata sulla scale a piangere; perciò, dopo che lei l'aveva consolata e lei si era sfogata, la piccola Grace, tradita dal ragazzo con la sua migliore amica, non si era più staccata da Lolo.
Ora stavano seguendo una specie di piccola terapia per dimenticare gli ex: Lolo le aveva consigliato di conoscere altri ragazzi ma quello con cui Grace si era scontrata quella mattina non sembrava l'ideale secondo Lolo.
Si dovevano vedere vicino alla prima fila del parcheggio e Grace le rispose di aspettarla un attimo, poiché prima doveva fare una cosa. A Lolo non interessava saperne il motivo, né le piaceva chiederlo; perciò, raggiunta la prima fila del parcheggio, aspettò. E nel frattempo si guardò intorno.
Riconosceva tutti i visi che squadrava e pensava che non le sarebbero mancati affatto una volta a Miami.
"Miami", pensava, "un sogno che si realizza". In realtà il vero sogno di Lolo non era affatto Miami, era andare via. Se fosse dipeso da lei, non sarebbe più tornata a Lakewood.

A qualche decina di metri di distanza dalla ragazza, i Wolves si stavano mettendo d'accordo per la partita a Bowling che ci sarebbe stata quel sabato.
E proprio mentre Adam chiedeva dove fosse Zayn Malik, il moro comparì al fianco dei ragazzi, carico per vincere qualunque gara.
«Tranquilli che li schiacciamo» disse.
Brian sembrava preoccupato. «Come fai ad esserne tanto sicuro?»
Zayn Malik rispose facendo spallucce. «Basta essere motivati» disse. «Invitate una bella ragazza a guardare la partita e vedrete che vi sentirete più forti che mai»
«E se dovessimo perdere lo stesso?» chiese Mark.
Zayn ci pensò. «Mh, potreste uscire dal locale facendovi vedere un po' delusi, magari lei penserà che avete bisogno di "coccole" e vi lascerà contenti»
Toby Hall scoppiò a ridere. «Malik, sei un grande»
Lui sorridendo si vantava del complimento, ma Brian sembrava ancora preoccupato. «Spero che tu sia motivato per vincere questa partita»
Zayn Malik lo guardò. «Mi basta il pensiero di fare a pezzi Jackson per sentirmi carico» disse, sorridente. Quella frase motivò anche i suoi amici e, avendolo capito, si voltò soddisfatto dall'altra parte, dove il suo sguardo incrociò qualcosa di familiare.
Un lecca-lecca, nella bocca di una ragazza. Era quella ragazza. Eppure se l'avesse invitata sarebbe stato motivato ancora di più; però pensava che, se avessero perso - come diceva Brian, quella ragazza non era il tipo che faceva le coccole ai ragazzi. Perciò pensò che era meglio lasciare stare.

Lollipops. | z.m.Where stories live. Discover now