☾21.

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[21:00-If you'll give love to the wolf, the wolf will eat you alive.]

Il sabato. Quel giorno in cui ci si può svegliare pensando 'un'altra settimana è finita, grazie a Dio'. È anche il giorno in cui si è liberi di divertirsi, di staccare la spina, di non pensare ai problemi della settimana. Il giorno in cui si esce, si sta con gli amici, in cui ci si diverte. Non per tutti, almeno. Per Sehun il sabato era soltanto un'agonia. Un giorno inutile, vuoto, grigio, durante il quale non faceva assolutamente nulla, che passava a rimuginare e ad annoiarsi fino alla morte. Odiava il sabato, Sehun. Non era un giorno speciale, per lui. Non faceva nulla quando era in Cina e non faceva altrettanto a Seoul. Era un tedio, per lui, il sabato. Sperava solo che sarebbe passato in fretta, in tutta sincerità. Quel giorno, magari, avrebbe potuto passarlo diversamente, però. La giornata era bella, avrebbe potuto fare un giro in centro, sperando di non perdersi. Purtroppo non aveva nessuno con cui andarci, e l'unica cosa che poteva fare era sperare di non perdersi per Seoul. A pensarci, non gli andava di rischiare, quindi preferiva restare a casa. Avrebbe trovato qualcosa da fare, forse. L'unica cosa positiva era stato il fatto che aveva dormito tranquillamente per la prima volta dopo tanto tempo. Si era svegliato abbastanza tardi, ed era rimasto ulteriormente a letto, beandosi del tepore della stanza. Alla fine però, si era alzato e si era preparato, ed era sceso a fare colazione. Uscendo dalla stanza, aveva visto Jongin poco avanti a lui. Lo poteva vedere da dietro; non aveva alcuna maglia addosso. Le sue spalle erano grandi, e muscolose, e possenti, e Sehun avrebbe dovuto smetterla di guardarle come un gatto guarda un gomitolo di lana, ma proprio non ce la faceva. Si mosse per infilare una maglia, contraendo i muscoli, e a quel punto Sehun lo maledisse mentalmente. Poco dopo maledisse se stesso per averlo guardato in quel modo. Era diventato rosso come un pomodoro; era imbarazzante. Scosse il capo, lasciando andar via quei pensieri, e scese le scale, ignorando la situazione. Entrò in cucina, ignorando la presenza del moro, poggiato contro il bancone della penisola, e prendendo il suo caffé.

"Lo sai che si saluta quando si vede qualcuno, vero?" come previsto, il ragazzo lo riprese, e Sehun si voltò per guardarlo.

"Buongiorno" farfugliò, coprendosi la faccia ancora con la tazza del caffè.

"Sei strano sta mattina" osservò l'altro.

"Strano? Io?"

"Ci sei solo tu oltre me in questa stanza, secondo te?" ironizzò "perché sei rosso in volto?"

"Rosso in volto? Io?" ripeté "ehm, sarà il caldo" si schiarì la voce, sorseggiando la bevanda fumante e scrollando le spalle.

"Il caldo? ci saranno dieci gradi al massimo fuori" rispose stranito "sei strano forte" scosse il capo.

Sehun stava per rispondere, quando la madre di Jongin irruppe in cucina. Era vestita elegantemente ed aveva in mano una specie di valigia.

"Buongiorno ragazzi" sorrise ad entrambi "io e tuo padre dobbiamo andare a Busan per una cena di beneficenza, non torneremo prima di domani mattina. È per caso un problema per voi?" si rivolse al figlio.

Sì che è un problema.

È un enorme problema.

Un enorme, enorme problema.

"No mamma, assolutamente" gli sorrise il ragazzo -in un modo palesemente finto, s'intende- "andate pure tranquilli"

Mayday [Sekai.]Où les histoires vivent. Découvrez maintenant