1. L'OCEANO IN TEMPESTA

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Ciao, ecco il primo capitolo! Spero di riuscire a restare fedele ai personaggi e al loro rapporto di amore/odio e a rendervi la lettura intressante. Se vi piace e volete che continuo fatemelo sapere e mettete qualche ⭐️
Buona lettura! 🌸

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Emily POV

20 giugno 1977

-Sindrome da stress post traumatico e disturbo antisociale di personalità.- Queste furono le parole del signore con il camice bianco che parlava con le due persone che erano venute a prendermi in clinica. Erano un uomo e una donna.

Lui avrà avuto sui 35 anni, aveva i capelli scuri e due occhi talmente freddi che avrebbero fatto rabbrividire chiunque. Anche me che fondamentalmente a quell'epoca non provavo emozioni.
Lei, sembrava avere la sua stessa etá ed aveva un fisico minuto e i capelli biondi tagliati a caschetto. Indossava un vestito lungo a fiori, portava un profumo troppo forte e doociastro e le sue labbra erano truccate con un rossetto color corallo.
Continuarono a parlare di me ma io smisi presto di ascoltare. Me ne stavo seduta su una poltroncina di pelle scomoda e dondolavo le gambe. Era giugno inoltrato e pensai che di questo passo mi si sarebbero incollate le gambe alla poltrona a causa del caldo.
Sapevo che quelli mi avrebbero portata a casa loro. Non volevo che lo facessero, non mi piacevano. Nessuno mi piaceva ma loro ancora meno.
Eppure, dopo avermi presa per mano (detestavo il contatto fisico), caricata in auto (amavo guardare fuori dal finestrino e quell'auto aveva i vetri scuri), riempita di complimenti (odiavo la gente che mi parlava) e "corrotta" con un pacchetto di orsetti gommosi (preferivo le liquirizie) arrivammo a casa.

Casa. 4 lettere.

casa s.f. Costruzione eretta dall'uomo per propria abitazione; più propriam., il complesso di ambienti, costruiti in muratura, legno, pannelli prefabbricati o altro materiale, e riuniti in un organismo architettonico rispondente alle esigenze particolari dei suoi abitatori.

In clinica avevo imparato a memoria il vocabolario. La cosa mi aveva divertita. A 5 anni ero convinta di conoscere più parole rispetto a persone di 20 o 30 anni. Tuttavia preferivo non far sapere alle persone questa mia qualità: passavo il mio tempo a stare zitta. Avevo imparato il vocabolario perche in clinica avevo molto tempo per annoiarmi e purtroppo (o per fortuna) avevo una memoria eidetica.

Comunque, la definizione di casa non mi soddisfaceva. Per me, casa, significava un posto in cui tornare, in cui sentirmi al sicuro e rifugiarmi dal mondo. Un posto in cui c'era mamma che preparava la cena e papà tornava dal lavoro mentre facevo i compiti.
Ma mamma non c'era più, papà non c'era più, un posto da considerare casa non c'era più.

E come la definizione, anche questa casa non mi soddisfaceva.
Era una casa nel vero senso della parola.
4 muri (verniciati di azzurro) finestre (8 totali), un tetto con le tegole marrone scuro e una veranda. Il senso di sicurezza che avrebbe dovuto dare, non c'era. Mi trasmetteva solo freddezza.
Persa nelle mie riflessioni non mi accorsi che la donna bionda mi stava invitando ad entrare.
Mi guardai ancora attorno e notai che ad una finestra della casa dei vicini, c'era un bambino che mi osservava.

Kai POV

Me ne stavo alla finestra della mia camera dopo aver litigato con mia sorella Josette perchè per sbaglio le avevo rubato la magia. Mio padre se l'era presa a tal punto da tirarmi una sberla facendomi finire per terra.
Sentivo una rabbia cieca bruciarmi in fondo alla gola e non avevo idea di come fare per sfogarla. Mi stavo cacciando le unghie nei palmi per non esplodere.
Dalla finestra della mia camera si riusciva a vedere il giardino davanti alla casa dei vicini.
Vidi la loro auto avvicinarsi e parcheggiarono davanti a casa.
Il signore e la signora White scesero dall'auto.
Non andarono subito verso casa come sempre. No, oggi c'era una novità.
Aprirono lo sportello posteriore e scese una bambina. Rimasi a bocca aperta.
Era la bambina con i capelli più lunghi e rossi che avessi mai visto. Stringeva in mano un coniglietto di peluche e si bloccò in mezzo al vialetto mentre i signori White camminavano verso casa. Stava guardando l'edificio e sembrava persa in un altro mondo.
Continuai a fissare i suoi capelli pregustando già il momento in cui avrei potuto farle qualche dispetto.
Glieli avrei potuti tagliare di nascosto...oppure glieli avrei potuti tirare facendole male...o meglio, avrei potuto incollarci dei chewing gum.
Però erano belli. Avevano un bel colore. Sembravano anche morbidi. Prima di farle qualche scherzo li avrei voluti annusare e toccare per vedere quale fosse la loro consistenza.
Improvvisamente girò la testa nella mia direzione.
Oltre ad avere i capelli più lunghi e rossi che avessi mai visto, aveva anche due occhi che per un attimo mi fecero pensare all'oceano.
Il colore era come quello dell'oceano in quei posti tropicali dove la barriera corallina rende tutto turchese e ti mozza il fiato da quanto è bello.
Ma ciò che vidi dentro a quegli occhi fu come l'oceano quando è in tempesta, quando è pericoloso e ti travolge portandoti sotto la superfice e impedendoti di tornare su. Quando le sue onde ti portano sotto facendoti schiantare contro gli scogli e tu anneghi.

Ecco. Quel giorno sono annegato la prima volta.

NEMESI - Le due metàWhere stories live. Discover now