3. LA LUCE DELLA TUA CAMERA

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Kai POV

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Kai POV

Autunno 1977

Emily avrebbe dovuto iniziare ad andare a scuola ma i White ritenevano che fosse troppo presto perché era ancora troppo fragile psicologicamente.
Nonostante il fatto che con il passare del tempo a volte avesse cominciato a parlare con la signora White, i suoi attacchi di panico erano ancora molto ricorrenti. La facevano quindi studiare a casa. A me non dispiaceva che studiasse a casa perché già a quell'etài sapevo perfettamente che dovevo tenere nascosto a tutti i costi alla mia famiglia il fatto di esserle amico: se fossimo andati a scuola non sarei riuscito a nasconderlo. Nessuno doveva sapere della nostra amicizia, o i miei genitori l'avrebbero distrutta. Avevano fatto così con chiunque avesse tentato di avvicinarsi a me sin dal giorno 0. La cosa più semplice era stata evitare che qualcuno mi si avvicinasse chiudendo fuori chiunque e iniziando a non provare più emozioni.

Comunque, non avrei permesso a nessuno di distruggere Emily quindi escogitavo gli stratagemmi più disparati per poterci vedere di nascosto. Lei sapeva che io non volevo che la gente sapesse della nostra amicizia ma non faceva mai domande. A lei andava bene così. Quando si è piccoli, tutto è più semplice.

Per me era bello pensare che io ed Emily avevamo una vita completamente al riparo da tutti, che insieme potevamo essere chi volevamo senza ostacoli.
Avevamo solo 5 o 6 anni ma sgattaiolavamo già fuori casa di nascosto per incontrarci nei campi, arrampicarci sugli alberi e giocare a nascondino. Il suo divertimento principale era creare corone di margherite e soffiarmi i soffioni addosso. Il mio era farle i dispetti. A volte ci picchiavamo anche. Talvolta quando riuscivo a rubacchiare un po' di magia da mia sorella (sapendo perfettamente che poi le avrei prese da mio padre) facevo vedere dei trucchetti a Emily. Le sue pupille che si dilatavano e il sorriso che le compariva quando le facevo vedere ciò di cui ero capace bastavano a ripagarmi del dolore della cinghia di mio padre sulla schiena.

Avevamo scoperto che la mia finestra e la sua erano esattamente una in faccia all'altra. Quando non riuscivamo ad uscire restavamo alla finestra di nascosto e comunicavamo scrivendo dei bigliettini e mostrandoceli a vicenda.

L'altra cosa che facevo di nascosto e che non le ho mai detto era aspettare che la sua luce si spegnesse prima di andare a letto anche io. Saperla al sicuro sotto le coperte mi confortava già allora.

La nostra infanzia andò avanti così, a nasconderci dagli altri, sempre insieme.

NEMESI - Le due metàWhere stories live. Discover now